CATCH 22: Dinosaur Sounds

Era da un pò di tempo che non parlavamo della più famosa ska-punk band del New Jersey, i Catch 22. Dopo la loro performance al Deconstruction Tour del 2001 (l’anno dei Pennywise, Sick Of It All, Snuff etc etc) li avevamo lasciati con problemi legati a cambi di line up in cui il cantante e song-writer Jeff Davidson (che a sua volta era il sostituto del primo cantante autore di “Keasbey Nigths” Thomas Kalnoky) aveva lasciato il posto a Ryan Eldred. Penso che proprio qui vi sia l’elemento che differenzi “Dinosaur sounds” dai precendenti lavori. Ma procediamo con cautela.

Il sound sebbene varie vicissitudini si dimostra ancora una volta solido: chitarre potenti e melodiche, sezione fiati come sempre impeccabile e di gran spessore e un cantante che dal punto di vista vocale non fà rimpiangere i suoi predecessori. Le loro melodie e i loro ritmi sono dei veri e propri inni allo skankin’ e al circle-pit anche se in questo album dovete dimenticarvi la componente Folk o Hc con cui in precedenza ci avevano saputo deliziare. Come successo ai Less Than Jake in “Anthem” o per rimanere in casa nostra agli Shandon nelle ultime due prove, la sezione fiati non gode più del peso che aveva sinora avuto ma viene lasciato più spazio alla potenza del sound. La sezione fiati viene usata in modo più oculato e attento, d’altronde la critica più ricorrente che si fà allo ska-core è di abusare dei fiati appesantendo in questo modo il sound. Per quanto riguarda questo punto direi solamente che sono differenti: nè meglio, nè peggio.

Nuovo cantante e di conseguenza nuovo song-writer, vi starete domandando se sia meglio Ryan o il precedente Jeff immagino. Beh non saprei proprio cosa dirvi perchè per chi ama i Catch 22 e i loro testi simpatici e disimpegnati troverà ora un nuovo cantante che cerca di portare la band ad un nuovo livello, sicuramente più maturo (anche se a volte con risultati decisamente mediocri vedasino “Wine stained lips” e “Rocky”). Jeff però, sebbene animato da buonissime intenzioni, fallisce su tutti i piani per quanto riguarda i cori. Forse il suo grande problema è che una volta costruito un buon ritornello poi cerchi di costruirci sopra una intera canzone forzando alla fine la melodia (ad esempio proprio nella prima track “Rocky” ripete all’infinito la frase “it started with you, you started with me, it started with you, it ends with me”). Per quanto riguarda i cori bisogna proprio dire che non è riuscito in nessun modo proprio a integrarsi con il resto della band cercando troppo di imitare il precedente cantante Ryan.
Un album che decisamente non lascia il segno e che guarda con occhio smaliziato più al pop-punk che al vecchio e caro ska-core dei loro esordi.

Voto 6 + ( Se volete conoscere questa band date un orecchio ad album come”Alone in a crowd” o precedenti)

Tracklist.
1.Rocky2.Beguile the Time3.Wine Stained Lips4.Motown Cinderella5.Chin Up6.Dreams of Venus7.Dripping Faucet8.Good Times 9.Interlude 10.So Cold11.Regression12.Chasing the Moon13.Lemont’s Lament

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