INDEPENDENT DAYS 2004

E’ finita l’estate, e come ogni anno arriva il pubblicizzatissimo Indipendent Days Festival ad allietare i nostri cuori di giovani punk italiani con la sua annuale overdose di decibel, polvere, sudore e birre a caro prezzo; detto così sembrerebbe l’inferno, invece lasciatemi dire che l’Indipendent, da quando esiste è diventato uno dei festival italiani più attesi e dai numeri più grossi…

Prefazione di: Fulvio”Devil”Pinto

Archiviato anche questo anno un Independent days che ha visto ben due giornate ricche di concerti con un ben fornito cartellone che spaziava intorno a band altisonanti, prime su tutte i Velvet Revolver e Darkness, molto bene la prima sera dove sul palco come Headliner sono saliti i veterani del noise Sonic Youth, band che ha scaldato i cuori di molti fans datati e giovanissimi che di loro hanno solo sentito parlare molto dai loro fratelli/sorelle maggiori ed in certi casi anche dai loro Papa’ e Mamme…le buone tradizioni è sempre bello tramandarle.

La poca folla non ha certo fatto gridare al grande successo ma, come ben sappiamo le risorse economiche familiari scarseggiano e dopo il periodo delle ferie, come a fine di un pranzo al ristorante, è sempre un dramma concedersi un dolce cosi’ succulento che certamente pesa sulla ricevuta, non che sia stato caro il prezzo del biglietto, rapportato allo show offerto posso confermare che il prezzo era quasi popolare e del resto se ci sono cachet altissimi da pagare e una produzione all’altezza da supportare un elevato standard qualitativo, i soldi servono e non pochi.

Ma bando alle ciance, qui parliamo di Musica.

L’anno scorso l’Indipendente ci aveva deliziato con CRAMPS e Radio Birdman, due band storiche nel panorama musicale di cui trattiamo, purtroppo incomprese da molti visto i fischi uditi e comunque apprezzattissime da addetti ai lavori e fans di vecchia data che certamente hanno compreso la valenza dell’inserimento, da parte della produzione, di queste due band all’interno del festival stesso che cerca di inserire nuove e vecchie leve, unirle insieme e perché no? Togliersi anche qualche piccolo desiderio.

La parte dei leoni questo anno è toccata igli MC5, Band ormai piu’ che storica, magari i piu’ giovani conosceranno le versioni di loro brani suonante dai RATM e una su tutte” Kick out the jams”, certamente una chicca ma non il solo. Questa reunion che poteva sembrare un rientro sulle scene della storica band  invece è stato un momento vissuto dagli stessi, sul palco, come una festa…certamente molto meno patetici che altri divi del R’n’R che la sera dopo hanno calcato lo stesso palco, scusatemi ma sinceramente i Velvet Revolver non li ho digeriti e per conto mio al loro posto ci sarebbero potuti stare benissimo Thee STP che avrebbero fatto certamente il loro figurone alla faccia del carrozzone dei divertimenti…e non mi dilungo sui Darkness dei quali non vedo alcuna grandezza artistica, se mi dessero milioni di dollari me la metterei anche io la calzamaglia  dorata e non solo…

Andiamo ai nostri eroi che è meglio, primi su tutti i DEROZER ma anche PERSIANA J., Thee STP ma la Medaglia d’oro sono certo che all’unisono l’ha meritata Lars e i suoi Bastardi, ottimo tutto, nulla da dire, una persona stupenda che ha saputo tenere botta ai fans di Slash e C. senza battere ciglio e regalando un tributo ai RAMONES indimenticabile. Il suo show è stato fulminante, se non fosse perché i suoni erano molto castrati a causa dei controlli dei Db in uscita dall’impianto, direi che, Lars ci ha regalato quello che volevamo.

Band decisamente notata sono stati i Dirthbombs, ne sentiremo parlare.

Nota dolente per le Band della tenda estragon che credo in pochi si sian presi la briga di andare a vedere, troppo lontana la tenda, forse troppo emo al suo interno, ma a parte questo credo che come ho gia’ detto a qualcuno della produzione l’anno scorso, è meglio pensare ad un palco satellite nella stessa arena, un palco che funzionerebbe tra un cambio e l’altro sul palco centrale. Solo cosi’ si darebbe davvero l’opportunita’ a Band emergenti di farsi notare ed ascoltare, la tenda estragon magari si potrebbe utilizzare per fare concerti a partire dal termine concerti in arena sino al mattino…comunque io non sono la produzione, non metto soldi, nemmeno pago il biglietto e quindi non ho voti sufficienti che mi permettano di dire la mia in sede decisionale. Quindi ci vediamo al prox indipendent che speriamo sia piu’ PUNK di questo e magari con Floggin Molly sul palco centrale.

 

 

Live Report di Gabrilele “Ga” Squillace

E’ finita l’estate, e come ogni anno arriva il pubblicizzatissimo Indipendent Days Festival ad allietare i nostri cuori di giovani punk italiani con la sua annuale overdose di decibel, polvere, sudore e birre a caro prezzo; detto così sembrerebbe l’inferno, invece lasciatemi dire che l’Indipendent, da quando esiste è diventato uno dei festival italiani più attesi e dai numeri più grossi. Nelle sue passate edizioni ha visto passare gente come Joe Strummer, Manu Chao, gli Ska-P, Offspring, Muse, Deftones, Limp Bizkit, Blink 182, Rancid..insomma il meglio della musica rock attualmente in circolazione. Quest’anno inoltre Indipendente ha deciso di omaggiare la scena indipendente italiana ospitando sul palco due nomi di grande importanza che non erano mai passati da questo festival: Derozer e Thee STP stabilendo finalmente un legame con la scena stessa…una scelta questa che non può che essere positiva sia per chi la scena la “fa” (etichette, zines, gruppi, ecc…) sia per chi la supporta vivendola.
Dopo una prima giornata all’insegna del Rock, con gente come Franz Ferdinand, i grandissimi Libertines, gli storici Sonic Youth, Mark Lanegan e compagnia bella che non interesserà certo i nostri lettori, andiamo a vedere come è stata affrontata la seconda giornata: un colpo d’occhio generale durante il concerto dei Darkness mi fa capire che quest’anno dal punto di vista dell’affluenza non è andata benissimo, certo i Darkness stanno vivendo un periodo d’oro, ma non sono ancora i Rancid o Manu Chao, capaci di portarsi sulle spalle il peso e la responsabilità di un intero festival, quindi, non abbiamo dati certi, ma di sicuro non siamo ai livelli degli anni passati. Dal punto di vista dell’organizzazione di palco, Indipendente ci ha sempre ben abituato, orari perfettamente rispettati, forse un po’ troppo casino con i pass e i vari braccialetti di vari colori e gradazioni che a volte hanno generato incomprensione, ma questa è roba che al pubblico non interessa…Quindi puntualissimi sul palco alle 13.00 i grandisimi Derozer e già si parte col botto! I pezzi li sanno tutti a memoria: Straniero, Alla nostra età cantata a squarciagola dalle prime file, la splendida Nuova generazione e la finale Branca Day opportunamente velociazzata per far scoppiare un bel pogo. Sebi ormai senza chitarra da tanto tempo ha una grandissima gestualità e comunica benissimo col pubblico pur su un palco così grosso, e sorpresa sorpresa…alla seconda chitarra: NANDO dei <i SenzaBenza. Senza dubbio uno dei concerti migliori della giornata.
<i SenzaBenzaPoi arrivano i veterani Persiana Jones perfettamente a loro agio anche in questa dimensione, attaccano con Un’altra vita a sorpresa e col loro solito appeal ultra-coinvolgente fanno il loro buon lavoro di intrattenitori chiudendo con Tremarella e la loro solito Outro. Un altro buon concerto.
Thee STP, altro grandissimo concerto di una band che non ho mai visto su un palco così grande, ogni volta che li vedo mi piacciono sempre di più: tengono il palco in maniera strepitosa, anche se non si conoscono, le canzoni ti si stampano in testa, la sezione ritmica pompa che è un piacere, e Town called Misery è uno dei pezzi migliori che ho sentito negli ultimi tempi…coinvolgono così in un buon pogo anche i ragazzini che magari non li conoscevano ed erano qui principalmente per Derozer e Persiana Jones. Ben fatto STP! Promossi!
Ora è il turno dei New Found Glory, col loro Emo forse sarebbero stati meglio sull’altro palco (dove l’Emo imperversava…si poteva fare uno scambio e portare i Flogging Molly sul palcone no?), ma anche qui devo dire che fanno una buona impressione: sono molto coinvolgenti, la gente risponde bene e devo dire che in generale la tastiera non è una di quelle trovate patetiche solo per fare notizia (vedi il violino degli Yellowcard), ma si integra bene nel sound della band. Purtroppo anche loro soffrono del Complesso di Scarsa Inventiva, e dopo un po’ i pezzi si somigliano tutti.
<i SenzaBenzaDopo di loro sul palco principale esplode la bomba Dirtbombs: 2 batterie, una carica pazzesca e un cantante di colore con una voce spaziale. Devo purtroppo ammettere la mia ignoranza su questa band, ma il loro rock’n’roll è altamente trascinante e anche se è la prima volta che li vedo non mi stanco della loro esibizione, e come me la gente presente sotto il palco che sembra apprezzare. Da cercare subito il loro ultimo cd Dangerous magical noise
<i SenzaBenzaMelissa Auf Der Maur sale sul palco, e nei 50 minuti a sua disposizione riesce ad annoiarmi senza via di scampo, il suo grunge-brit rock non ispira altro che la voglia di andare a farsi una birra nell’area hospitality…cosa che ho ovviamente fatto; d’altronde la simpatia da sola non basta per piacere, e la signorina Auf Der Maur oggi mi pare totalmente fuori contesto. Peccato, passiamo oltre…e oltre c’è nientepopodimenochè: LARS FREDERIKSEN and The bastards signore e signori, il vincitore morale della giornata! Salta sul palco col suo nuovo look a metà tra punk e Lemmy dei Motorhead, e nella sua ora a disposizione coinvolge tutti col suo punk-rock’n’roll a mille chilomentri orari: si parte con una velocissima Dead American “Hey! Hey! Another story of another Dead American!” e scoppia il macello sotto il palco, la band alle sue spalle è a pieno regime e inanella una serie di hit impressionanti: To have and to have not, la splendida Marie Marie, Little rude girl, il mega rock’n’roll 6Foot5 che vede tutti abbandonare il pogo per ballare come dei folli, la motorheadiana Leavin here, la nuova Switchblade, Skins, punx and drunks e così via…niente cover dei Rancid, qui ci sono solo Lars Frederiksen e i Bastards. Il concerto finisce in modo epico con Skunx, all’interno della quale Lars ci regala una versione parlata di The Viking (il pezzo del suo ultimo album in cui parla di sè e della sua vita) per poi chiudere con la violenza di Vietnam. Da segnalare un’improvvisatissima Blitzkrieg Bop che ha scatenato il panico in tutto il parterre dell’arena.
Recuperato il mio pass che nel pogo era finito nella polvere (anche noi “giornalisti” a volte non riusciamo a trattenerci), mi allontano per godermi gli MC5 con la compassata espressione del giornalista serio che ormai a questo mondo le ha viste tutte (certo)…come chi sono gli MC5? Andate un po’ a ripassarvi la storia del rock’n’roll poi ne riparliamo. Direttamente dalla Detroit di fine anni ’60 sul palco dell’Indipendent days festival, la leggenda che iniziò tutto (o quasi): Wayne Kramer e Michael Davis. Gli altri componenti della band sono turnisti di lusso: membri di Hellacopters, Mudhoney, Lemonheads e compagnia bella, tutte bands che devono la propria esistenza agli MC5, e che oggi sono qui a dare una mano ai sopravvissuti Wayne Kramer e Michael Davis (gli unici membri originari della band rimasti) a portare avanti il nome della leggenda MC5 in nome di un’operazione nostalgia che nel panorama rock di oggi sembra il modo migliore per guadagnare sicuro senza doversi sforzare per buttare fuori un nuovo lavoro. <i SenzaBenzaOperazione nostalgia a parte la band è ovviamente in piena forma, e ti credo, con dei turnisti così non può che essere una festa del Rock’n’Roll con le maiuscole al posto giusto. Grande eccitazione sotto il palco, ma non posso fare a meno di interrogarmi sull’onestà di tutto questo.
…E arriviamo alla band più attesa della giornata: già dal mattino non si contavano le magliette “Guns’n’Roses” e “Slash’s Snakepit”, e la curiosità era tanta per la band più discussa del momento: Velvet revolver, personalmente li vedo come una versione rock’n’roll degli Audioslave, ovvero membri di due grandi bands scomparse che si mettono insieme per non finire nel dimenticatoio…certo, slash stava girando bene coi suoi Snakepit, ma Scott Weiland? Duff McKagan? Matt Sorum? dov’erano finiti dopo lo scioglimento dei Guns? Eccoli qua, salire sul palco osannati da migliaia di persone che non possono credere di avere davanti ai loro occhi 3 Guns’n’Roses…attraverso pezzi come Headspace, Fall To pieces e Set me free, presa dalla colonna sonora di The Hulk, si arriva a quello che resterà un momento storico per tutti i presenti: Izzy Stradlin viene presentato, sale sul palco e parte It’s so easy, la leggenda Guns’n’Roses torna in vita e Bologna esplode inevitabilmente in un coro inneggiante ai Guns, Duff e Slash non sono molto contenti di questo, ma dovevano aspettarselo, chiudono il concerto con un altro paio di pezzi tratti da “Contraband” e se ne vanno salutando un pubblico estasiato.
<i SenzaBenzaI Darkness hanno offerto un altro dei loro ottimi concerti, a cui ultimamente ci hanno abituato visto che sono perennemente in tour e sono passati ben 3 volte dall’Italia nell’ultimo anno…questa volta ci propongono qualche pezzo nuovo, tratto dal prossimo cd, ma non possiamo giudicare subito, accanto ad esso l’ormai infinita lista di hits: da I believe in a thing called love a Growing on me, dalla lenta Love is only a feeling alla nuova, splendida Friday Night passando per tutto il resto del cd di debutto Permission to land che li ha lanciati nell’Olimpo del rock. Il concerto scivola via tranquillo con Justin che sfodera le sue tipiche tutine tutte paillets e glitter argentato, la base ritmica è precisa e potente come si conviene in una buona band hard rock, e i riffs macinati sono puro Rock’n’Roll all’ennesima potenza…se poi aggiungiamo che la presenza scenica di Justin Hawkins è grandiosa, da vero intrattenitore, abbiamo il ritratto completo di una band in perenne ascesa, che però dovrà confemare col prossimo cd di essersi veramente meritata tutta la fama che hanno ricevuto da un anno a questa parte. Per me, personalmente, chiudono questa edizione dell’Indipendent Days da vincitori, con un’ottima prova, chiusa anche questa volta dalla lunga Love on the rocks with no ice.
Un altro Indipendent se n’è andato sollevando il suo inevitabile vespaio di discussioni, a favore o contro, e con esso l’estate…e questo rende tutti un po’ più tristi. Da notare, quest’anno una grande prova di civiltà: non è partito neanche un sasso o una bottiglia di plastica dal pubblico all’indirizzo del palco…ben fatto.All’anno prossimo.

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