LAGWAGON: Live in a Dive

Ecco un altro capitolo della fortunata serie dei “Live in a dive” della Fat Wreck. Questa volta tocca ai Lagwagon presentare la loro live performance. Ormai tutti conosciamo lo stile di questa band: un hc dalle profonde sfumature melodiche e probabilmente i maggiori esponenti di questo filone. Album come “Duh” o “Trashed” – veri concentrati di potenza – o “Let’s talk about feelings” – perla di melodia – sono entrati nel cuore di tutti coloro che apprezzano questo genere.

Per quanto riguarda le considerazioni su questa serie di Live non spenderò più di tante parole avendone già discusso varie volte nelle scorse recensioni. Tecnicamente perfetti, registrazione pulita e precisa che non ha nulla da invidiare agli studio album ed è per questo che a fare la differenza in questa serie live può essere solo la capacità della band di approcciare il palco. Purtroppo questo è il peggior difetto di questo live dei Lagwagon. La band di Joey Cape si limita semplicemente a ripetere le canzoni come sono presenti nei loro album senza alcuna aggiunta personale o modifica in itinere. Band come Mad Caddies o Strung Out invece avevano avuto modo cosi di fare vedere la dimensione parallela della band nella quale più si riconoscono che è appunta quella dal vivo. Le suddette band avevano reinterpretato in chiave live le proprie canzoni facendo vivere l’essenza che le aveva sprigionate dalle loro menti. In questo live dei Lagwagon invece si ha solo una mera e formale esecuzione di brani, l’unica cosa che li differenzia dall’album è forse che ogni tanto nelle pause si sente il pubblico ma per il resto assolutamente nulla.

Questo ovviamente non vuole togliere nulla a questa formidabile band che è riuscita a fondere in maniera perfetta melodia e potenza in tutte le sue prove in studio. Non mi sognerei mai di togliere tutti i sacrosanti meriti guadagnati sul campo dai Lagwagon. Più che un live probabilmente questo disco è concepito come una raccolta antologica.

Nel disco troviamo tutte le loro maggiori hit, da May 16 a Violins da Island of Shame a Messengers. Inoltre per l’occasione infarciscono l’album con un inedito “The chemist” che insieme alla traccia video forse è l’unico valore aggiunto.

Una volta inserito il disco purtroppo non vi verrà in mente il piacevole puzzo di sudore che si respira ai concerti. Un album purtroppo che si lascia ascoltare comodamente sulla poltrona di casa e non aggiunge nulla alla loro lunga carriera. Se magari non avete nulla della band o non la conoscete sicuramente questo disco farà al caso vostro. Se invece avete la completa discografia e li avete anche visti dal vivo questo album potrà sembrarvi riduttivo e a tratti irritante nella sua estrema perfezione esecutiva.

Voto: 6 (Non corrisponde a quello che si pretenderebbe da un live album)

TrackList
01 Alien 8 02 Violins 03 Messengers 04 Never Stops 05 Sick 06 Island Of Shame 07 Give It Back 08 Making Friends 09 After You My Friend 10 Razor Burn 11 Falling Apart 12 Sleep 13 Mister Bap 14 Beer Goggles 15 The Chemist 16 Coconut 17 May 16th 18 Bombs Away 19 Back One Out 20 Burn 21 Coffee And Cigarettes 22 Stokin’ The Neighbors

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