MXPX & REEL BIG FISH

“…Presenza scenica da manuale, con fiati a gigioneggiare, basso statico e tecnico e chitarra/voce a correre e saltare, i Reel Big Fish giocano bene le loro carte e sparano i due pezzi da novanta…”

 

REEL BIG FISH / MXPX – 11 Febbraio 2006 Rainbow club MILANO

Innanzitutto occorre fare subito una precisazione: non avendo assistito alle performance degli I Am The Avalanche e dei Matches non posso rendervene conto; ne sono dispiaciuto ma, del resto, un concerto che inizia alle 19.00 (anche se di sabato) taglia inevitabilmente fuori qualcuno.

 

Detto questo iniziamo parlando dei Reel Big Fish, formazione che in passato ha anche assaporato un certo successo “overground” ma che, con un certo disamore nei confronti dello ska-core, è presto rientrata nei ranghi.

Si presentano sul palco di un Rainbow quasi pieno privi di Scott Klopfenstein -seconda voce e tromba- tornato in anticipo negliStates per una complicazione nella sindrome nervosa che lo affligge da un paio d’anni, e subito si scatenano le danze.

La loro miscela di rock, punk e fiati non sarà la cosa più nuova sentita di recente ma di certo riesce a far ballare anche i muri, ed il pubblico assiepato sotto al palco suda a dovere.

Presenza scenica da manuale, con fiati a gigioneggiare, basso statico e tecnico e chitarra/voce a correre e saltare, i Reel Big Fish giocano bene le loro carte e sparano i due pezzi da novanta, “Sell Out” (già colonna sonora di “Fifa 2000”) e la cover di “Take On Me” degli A-Ha, nel finale lasciando, dopo una quarantina di minuti di set a perdifiato, tutti esausti e contenti.

 

Rapido cambio palco e sono subito sul palco gli Mxpx. Forti di un salutare cambio di status ed etichetta -dalla major MCA alla indie SideOneDummy- il trio di Brementon parte in velocità con “The Darkest Places”, incipit anche del recente -e consigliato- album “Panic”.

Peccato che la resa sonora sia terribile, migliorerà però considerevolmente durante il set, e che dal vivo si senta terribilmente la mancanza di un secondo chitarrista che aggiunga corpo al sound della band, anche perché questo in studio gli Mxpx lo fanno da sempre.

 

 

A proposito di sei corde bisogna anche segnalare l’assenza -credo temporanea non avendone trovata alcuna notizia in Rete- di Tom, con il suo sostituto che centra l’obiettivo di non farcelo rimpiangere troppo. I restanti cinquanta minuti sono poi da perfetto manuale Mxpx: Mike Herrera che non sta fermo un secondo per suonare cantare ed incitare il pit, Yuri tanto brutto da vedere dietro le pelli quanto bravo a suonarle, brani che raramente superano i tre minuti ma melodie che si fatica a dimenticare.

 

Scaletta sbilanciata verso i brani di più recente produzione e giusto un paio di incursioni nel repertorio old school, tra cui lo scontato finale di “Punk Rawk Show”; un mini-intermezzo acustico e alle undici e mezza già tutti a casa, e di questo come sempre dobbiamo ringraziare i residenti della zona. Riflessioni post-concerto: dopo un 2005 terribile per quanto riguarda le presenze ai concerti sembra che l’anno nuovo sia partito col piede giusto: credo sia un bene per tutti quanti, a prescindere da chi ci sia sul palco. Speriamo.

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