PADRINI: Intervista alla punk-rock band sarda!

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Ciao ragazzi, parto col farvi i complimenti in quanto il vostro ritorno discografico coincide con un ottimo lavoro come “Demoni”. Volete presentarvi e presentarci il disco?
Michelangelo: Ciao, è un piacere essere di nuovo sulla vostra webzine (che seguo sempre) e ancora di più sapere che abbiate apprezzato! Noi siamo sempre gli stessi con qualche anno ed esperienza in più. Questo forse si sente nel disco.
Mariano: Grazie prima di tutto! “Demoni” è un disco sincero, parla di tante cose e presenta un punk-rock in tutte le sue sfumature, dal più “duro” al più “melodico”. Vale la pena ascoltarlo secondo me! Ma io sono di parte, lo so!
Claudio: Ciao! sono il batterista! Grazie per i complimenti! “Demoni” arriva finalmente dopo un percorso compositivo di più di sei anni. Tra casini di lavoro, famiglie che si allargano e via dicendo… Abbiamo impiegato più del previsto a sfornare un nuovo lavoro!

Tornate alla carica a circa sei anni di distanza da “Star Wars”. Cosa avete combinato in tutto questo tempo e quanto sono cambiati come musicisti e persone i Padrini?
Michelangelo: Cambiati non saprei, però cresciuti sì e sicuramente adesso ci stiamo impegnando di più come fossimo una vera e propria impresa “Padrini srl”. E poi sì, c’è stato il salto da PADRINI a PADRIni…
Mariano: Bella domanda… Intanto molti concerti, io personalmente ho cambiato tre città inseguendo il mio lavoro. Cambiati non lo so, ma cresciuti tanto! Pensate a Miky e Claudio che ora sono dei papà! (risate)

Rispetto al punk-rock scanzonato dei precedenti lavori in “Demoni” si nota una certa maturità, sia per quel che riguarda i testi sia nel modo di concepire musica. Vi reputate una band diversa rispetto a quella di “Michela la parrucchiera” ad esempio?
Michelangelo: Ma anche Michela aveva il suo perché essendo un personaggio reale… Forse abbiamo solo cambiato muse. Ci piace comunque cogliere dal nostro orto, non lo vedo un limite  e mi piacciono le band che puoi riconoscere subito anche se riprendono dalle loro stesse produzioni. Però hai ragione: siamo maturati sicuramente ma con una naturale evoluzione, senza forzare, ecco perché risulta essere un lavoro sincero.
Mariano: Più che diversa credo che “Demoni” esprima la naturale evoluzione dei Padrini da “Star Wars”. Chi lo ascolterà non avrà problemi a riconoscerci nelle canzoni, ma forse potrà notare una maggiore coscienza.
Claudio: Assolutamente sì. Le tematiche sono più mature, nostalgiche e profonde. Riusciamo ad affrontare meglio i temi dell’amicizia e dell’amore senza sentirci in imbarazzo o con la paura di passare per musicisti “rammolliti”!

La scelta di porre in risalto come singolo un brano come “Rondini” non l’ho trovato casuale. Penso che in qualche modo sia il brano più rappresentativo dell’intero lotto, con un testo personale e un sound dirompente. Come è nato questo brano e cosa vi piace maggiormente di esso?
Michelangelo: Vuoi la verità? Il pezzo non esisteva (o meglio esisteva solo in fase embrionale) sino a due giorni prima di chiudere l’album! Siamo tornati in studio io e Claudio e l’abbiamo buttato giù lì, alcune strofe, arrangiamenti e cori son nati direttamente mentre facevamo le prese. Ai cori hanno partecipato anche membri di altre band presenti nello stesso studio. Una volta finito abbiamo tutti pensato “cazzo questo è il primo singolo!”. In origine doveva essere “Lo Show dei Demoni”, ad oggi non l’abbiamo mai suonata dal vivo e non vediamo l’ora di portarla in giro!
Mariano: “Rondini” è stato l’ultimo pezzo a essere registrato. Lo ha voluto Miky e quando l’ho ascoltato per la prima volta ho pensato “Questo brano siamo noi!”.

Claudio: La figura delle rondini è nata dal fatto che in primavera questi simpatici volatili avevano l’abitudine di posarsi sul cavo elettrico che correva sotto la mia finestra e di svegliarmi alle 5 del mattino. Vuole essere una metafora di un risveglio un pò turbolento con l’intento di rimettere in sesto il nostro panorama musicale.

Un altro brano che mi ha colpito è “Come stai”, il quale si distacca dall’intera tracklist con la sua velata malinconia. Con quale stato d’animo è stato scritto e qual è la storia a esso legata?
Mariano: “Come Stai” l’ho scritta tanti anni fa, la scrissi per un mio caro amico che morì a causa di un incidente stradale e fu il bassista della mia prima band nella quale suonavo la chitarra e cantavo. Ma non venne mai fuori perché non mi convinceva il testo. Una sera di qualche mese fa mentre suonavo in salotto col mio coinquilino a Bologna proprio questa canzone mi vennero di getto le correzioni al testo e alla struttura. Decisi di portarla in studio per poterla regalare ai genitori per Natale e così fu. Non era pensata per la tracklist di “Demoni”, infatti la registrai a Ferrara con Raffaele Marchesini alla batteria, Marco Molteni al basso (The Black Rain) e io alla chitarra, ma quando la inviai a Miky lui la volle fortemente all’interno del disco e a me sembrò un’ottima idea inserirla.

Siete in tre, arrivate dalla Sardegna ma ognuno da quel che ho capito ha una sua storia personale fuori dall’isola. Come si riesce a tenere in piedi un progetto simile con membri sparsi per la penisola? Quali sono le maggiori difficoltà nel portare avanti questo progetto? E gli stimoli?
Mariano:
Non vivo in Sardegna da otto anni ormai, ma proprio i Padrini sono stati la scusa più ricorrente delle mie vacanze nell’isola. Il progetto si tiene in piedi grazie all’impegno, al duro lavoro ma soprattutto alla voglia di continuare a suonare in una band che è una seconda famiglia.
Michelangelo: Alla fine è stato un bene, visto che Mariano ha avuto la possibilità di conoscere altre scene soprattutto tra Bologna e Ferrara, dove ormai siamo tutti di casa. Per quanto mi riguarda viaggio almeno una volta all’anno in località esotiche dove esporto il verbo.
Claudio: Già, tra lavoro e famiglie è un casino, ma abbiamo la fortuna di poter rimanere molto tempo senza provare e ritrovarci in sala più carichi di prima. Spessissimo con materiale nuovo pensato in “solitaria” e che in poco tempo viene arricchito dai ricami proposti dal resto della band. Siamo amici prima di essere compagni di band, semplice!

Il vostro sound è un mix tra punk-rock, hardcore melodico californiano e rock vecchia scuola. Quali band vi hanno spinto a formare i Padrini e quali invece ascoltate oggigiorno?
All inizio sicuramente i primi Blink-182 ma soprattutto Alkaline Trio, che qui in Italia sono sottostimati, ma anche NoFx e tantissime altre band minori, che nella preistoria si conoscevano tramite i video di surf e skate. Esempio: Youth Brigade, Jawbreaker, Pegboy Snuff, ma anche roba più vecchia e di nicchia, l’elenco sarebbe lunghissimo.

Avete condiviso il palco con moltissime realtà internazionali come NoFx e Pennywise. Chi vi ha lasciato il ricordo migliore?
Coi NoFx fu una bella produzione, avevamo come backstage un padiglione della Fiera dove si tenne il concerto, ma a parte Smelly gli altri non ci hanno cagato molto. Mentre ho avuto la fortuna di passare una serata con Pat Smear. Sia prima dello show che dopo, come se fosse un vecchio  amico, siamo andati a fare scorribande per locali. Per chi non lo sapesse è il quarto Nirvana nonché chitarrista dei Foo Fighters. Anche i Dog Eat Dog che ascoltavo da ragazzino mi hanno pure fatto cantare “Rocky” sul palco con tanto di prova nei camerini per vedere se la sapevo. Quella sera i camerini potevano essere tranquillamente quelli di Bob Marley!

Dal punto di vista live siete sempre stati una band pronta a farsi sbattimenti assurdi pur di suonare. Questa mentalità c’è ancora oggi o gli impegni personali hanno modificato qualcosa nella vostra vita on the road?
Abbiamo rallentato è vero, però non ci tiriamo mai indietro, anche perché spesso con un volo siamo direttamente sul posto con più o meno la stessa spesa di chi si sposta in furgone… Un grazie va a chi ci aiuta e ci supporta fornendoci la strumentazione che non possiamo purtroppo caricare sugli aerei!

Cosa dobbiamo aspettarci dai Padrini in questo 2016?
Un bel tour italiano, altri video e magari un nuovo album entro fine anno!

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