PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

PENNYWISE: Qualche chiacchiera con Fletcher

Milano, 23 Maggio 2014. Un normale venerdì in cui stai già pensando al weekend, in cui hai abbastanza fortuna da dover scegliere tra vedere Get Dead, Low Dèrive e Teenage Gluesniffers oppure Seditius, Cibo e Filth in My Garage, entrambi a uno sputo da casa, entrambi concerti in cui ci sono band rompiculo, entrambi concerti a due sputi da dove abiti. Abitare a Milano a volte sa farsi amare.

La giornata comincia però a movimentarsi quando circa in pausa pranzo ti scrive una tua amica dicendo “Vuoi intervistare i Pennywise?” Beh, ecco, questa non è una frase che sento tutti i giorni purtroppo… Smaltisco l’adrenalina, penso a freddo a cosa devo fare e lì per lì mi viene da rifiutare; il tempo di rendermi conto che non è che sta roba mi ricapita e di tirarmi quei 2 insulti necessari a farmi rinsavire e sto telefonando in ufficio per vedere se mi riesco ad organizzare per fare la telefonata. Culo vuole che lavoro con gente abbastanza giovane e mentalmente aperta da dirmi “che cazzo aspetti ad accettare”, e nelle successive 4 ore penso solo a cosa chiedere a Fletcher, emozionato come una bambina.

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Quindi arriviamo al dunque: ore 17 italiane, prima di riuscire a parlare con Fletcher ci vuole una buona mezz’oretta di attesa e problemi tecnici, dopo un po’ di tentativi finalmente sento l’omone.

Fletcher: “Ciao!”

Masu: “Ciao Fletcher, qui Gabri, dall’italia! Tutto ok?”

F: “Tutto ok, sono steso sul mio letto, mi sto rilassando un po’… fra una settimana sarò in tour, meglio godermi questi momenti.”

M: “Ok! Allora ti prenderò meno tempo possibile, vado diretto alla prima domanda.”

F: “Spara”

M: “E’ passato un sacco di tempo da quando vi siete formati, in 25 anni una band passa attraverso un sacco di roba. La domanda è, quali sono le cose che sono cambiate di più per voi da quando avete iniziato?”

F: “Beh, non saprei un sacco di cose sono cambiate. Sai, ai tempi eravamo solo 4 ragazzi che suonavano dove gli capitava, cantine, bar, garage, tutto senza aspettative, solo per divertirsi e fare un po’ di casino, non sai mai quello che succede. Poi i tempi sono cresciuti con noi, la scena negli anni 90 è esplosa e in qualche maniera siamo riusciti a fare della musica il nostro lavoro, fino ad allora facevamo tutto quanto nel tempo libero, dalla promozione alla composizione.

Quando abbiamo iniziato c’erano band che facevano altra roba rispetto a noi, mi vengono in mente i Circle Jerks o i Bad Religion, erano più selvaggi rispetto a noiera quello che andava ai tempi. I Pennywise erano diversi, e questo ha aiutato ma metteva anche un po’ più di pressione: quello metteva pressione, i fan mettevano pressione, avere i pezzi che passavano alla radio mettevano pressione, una delle cose che sono cambiate rispetto all’inizio è che con questa pressione dovevi imparare a conviverci.

A parte questo noi cerchiamo sempre di prendere la musica nella stessa maniera in cui la prendevamo come quando abbiamo iniziato, solo far casino, rilassarsi, restare umili… i fan si meritano tutto questo e deve rimanere in testa che i fan sono la cosa più importante in tutta la faccenda, senza di loro e senza il loro supporto non sarei qui a parlare. Sarò sempre grato a tutti quelli che ci hanno sostenuto.

M: “E per quanto riguarda la scena invece? Intendo dire… oggigiorno ci sono un sacco di band giovani che stanno venendo fuori, mi vengono in mente i Flatliners, Red City Radio, Dead To Me, solo per dire i primi che mi vengono in mente… sono tutte quante differenti rispetto a quelle che venivano fuori 25 anni fa. Quali sono le differenze più grosse tra voi e loro, tra oggi ed allora? Cos’è cambiato di più nella scena?

F: “beh… domanda dura. Non vedo grosse differenze tra noi e loro, dovevi sudartela allora e devi sudartela oggi. Parlando di band come i Flatliners, per band come loro è più dura perchè c’è un sacco da dimostrare per le band giovani. Devi andare là fuori e far vedere quello che vali pure facendo robe che non sono del tutto standard, che hanno qualcosa di unico, e questo è suonare punk rock. Al giorno d’oggi vedo un sacco di band metalcore tutte quante con gli stessi tatuaggi, tutte quante che saltano attorno al palco, tutte quante che urlano alla stessa maniera, tutte quante cose che fanno un sacco di altre band, in tanti stanno troppo attenti a fare quello che piace alla gente. Il punk rock è più naturale, devi suonare la musica che ti viene dal cuore, non quella più popolare; la gente che ti vede deve vedere te, non una copia di altri, i fan non sono stupidi lo vedono quando fingi. Non bisogna mai far finta, bisogna solo essere naturali e suonare con passione, la gente che ascolta punk rock è questo che vuole, è questo che apprezza.”

M: “Ok, tutto chiaro. Restiamo sull’esperienza: qual è la prima cosa che diresti a un ragazzino che si sta approcciando adesso alla musica punk? sia musicista che appassionato. Vale tutto.”

F: “Alle band, credete in quello che fate. per riallacciarmi a prima, siate solo naturali e suonate quello che vi piace, non forzatevi e suonate quello che viene dal cuore. E’ dura ma se suonate quello che sentite vostro la cosa uscirà fuori. Lavorate duro e fate promozione con passione, noi facevamo questo. Andavamo ai concerti e ci mettevamo a dare volantini dei nostri show, regalavamo cd, pensavamo a una maniera di farlo e fare casino, per non farcela pesare. Una delle cose più importanti è supportare la scena, quando parti da zero bisogna costruirsi la propria. Questo vale anche per i ragazzi che non suonano.

Un’altra cosa importantissima è di non fermarsi al primo impatto, bisogna andare dentro la musica, capire cosa c’è dietro, veder che dietro c’è tutta quanta un’etica e un mondo, anche parlandone dal punto di vista “storico.” Bisogna anche capire quali sono le radici da qui viene tutto, quando noi abbiamo iniziato sapevamo qual’era il contesto, c’erano band come Bad Brains, Circle Jerks, Descendents e avevano tutte un’etica, una loro maniera di fare che andava capita. Molta gente negli anni ’90 non l’ha fatto e adesso le cose sono un po’ andate a puttane, qualcosa si sta perdendo. C’è da sapere che c’è tutta una storia dietro a quello che fai.”

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M: “Ok, domanda più soft: in 25 anni di tour ne avrai viste di ogni… qual è il gruppo con cui è più divertente stare on the road?”

F: “Wow… non saprei, ci sono un sacco di band divertenti… i Vandals… probabilmente i Nofx, siamo stati in giro con loro un po’ di volte e tutte le volte con loro è fottutamente pazzesco. Non sai mai cosa aspettarti da un tipo come Fat Mike, quando sei in giro con i Nofx le cose si possono fare pericolose. Loro bevono un sacco e non sono quasi mai sani, può succedere di tutto in giro con loro, ma la cosa più figa è che in ogni momento, parlare con loro è sempre bello. Sono persone semplici, non fanno mai le rockstar, sono solo persone divertenti.”

M: “Voi Pennywise suonerete al Rock in Idro, forse il festival più grosso che c’è in Italia. Preferisci i palchi piccoli o i palchi grandi?”

F: “Preferisco i palchi piccoli. Mi piacciono i festival, mi piace l’energià, suonare davanti a un sacco di gente, volumi altissimi… bello, ma non mi piacciono le barricate. Preferisco coinvolgere la gente nello show, averla come parte integrante, odio il fatto che tra noi e il pit ci sia la sicurezza. Preferisco i posti piccoli, c’è più interazione, più passione… non siamo rockstars, mi piace stare a contatto con la gente. Mettimi in un bar con un po’ di birra, gente che sale sul palco, prende il microfono e fa casino con noi e sarà uno show fantastico. Piccolo club, 500 persone, niente sicurezza e niente barricate, quello è il mio concerto preferito. Quello è un concerto punk.”

M: “Ti piacciono ancora le altre band old school? intendo dire… ci sono un sacco di band che andando avanti con gli anni cambiano tantissimo il tipo di musica che fanno. Mi vengono in mente i Sum41, oppure i Dead To Me, loro col tempo rispetto a Cuban Ballerina sono diventati un po’ più indie… cosa ne pensi di questi cambiamenti?”

F: “Non mi piacciono per niente. Perlomeno… è normale che una band cambi, il sound deve rimanere fresco, poi ai fan piace sentire qualcosa di originale, ma devi rimanere coerente con quello che fai, non devi piacere alle radio. I punk suonano punk, non mi piace l’idea di diventare commerciale… i Nofx hanno appena tirato fuori un buon album, molto immediato ed old school, anche i Bad Religion sono sempre rimasti fedeli alle origini, si può cambiare e rinnovarsi anche rimanendo come si sta. Noi Pennywise non siamo cambiati molto, ci piace fare quello che facciamo e ci importa dei nostri fan, della gente che ci supporta. A loro siamo sempre piaciuti come siamo ed è giusto dargli quello che vogliono. Mi piacciono le band che restano come sono. Abbiamo tenuto questa mentalità anche con il nostro nuovo album… ti ho detto che abbiamo un nuovo album pronto?”

M: “No, te lo stavo per chiedere, gran notizia!”

F: “Sì, è tutto pronto, lo annunceremo settimana prossima. Come dicevo abbiamo usato questà mentalità per il disco, sarà una sorta di ritorno alle origini. L’idea ci è venuta quando è tornato Jim: per il suo ritorno abbiamo fatto un po’ di concerti qui in zona, abbiamo suonato di fronte a un sacco di fan old school che conosciamo da una vita, e abbiamo fatto canzoni vecchissime. E’ stato figo suonare per loro, per questo abbiamo deciso di fare un album con questa mentalità. Ci saranno canzoni nuove e canzoni vecchie riarrangiate, alcune sono dei b-side risalenti al nostro primo demo (1989, ndr) che non abbiamo mai pubblicato, altre di “About Time” e altro. Anche la maniera in ci è nato è ruvida, abbiamo registrato in poco tempo e senza superproduzione. Registrazione old school, niente capricci da fighetti, è stato un po’ “back to the roots”. Si chiamerà “Yesterday”, uscirà a fine Giugno.”

M: “Fantastico, non vedo l’ora di sentirlo. Ok Fletcher, smetto di rubarti tempo, grazie mille per la disponibilità.”

F: “Nessun problema, non ti preoccupare. E’ un piacere per me avere a che fare coi fans.”

M: “Prima di salutarti solo una cosa, per me è stato fantastico avere l’occasione di parlarti un po’. Mi ricordo ancora la prima cassetta punk che ho mai avuto, se l’era fatta fare per me mio fratello. Aveva da un lato “So long and thanks for all the shoes” dei NoFX e dall’altro “Pennywise”, quindi il mio approccio al genere è stato per larga parte con voi. Era il 1997, 17 anni dopo per me è strafigo avere un’opportunità del genere. Grazie mille.”

F: “Wow, è bello sentire questa roba, grazie. Fatti vedere al concerto, facciamo 2 chiacchiere, ci beviamo qualche birra.”

M: “Contaci. Buona giornata e grazie ancora!”

F: “Ciao, alla prossima.”

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