Revolution Rock Special Edition (Decibel Magenta, 27/01/18)

Beh, dire che la festa è riuscita bene è riduttivo, affluenza ben oltre le aspettative e 3 pezzi da 90 sul palco che hanno trasformato un concerto in qualcosa di magico, non è mai solo musica, lo dico sempre, ma stavolta abbiamo esagerato.

Iniziamo col dire che sono riuscito a portare al Decibel il mio amico Fil, è già questa è una notizia, poi direte “grazie al cazzo che la festa è riuscita, con 3 nomi così il locale lo riempie anche Topo Gigio”, però va detto che, anche col “nome” (vedi Street Dogs e Bishops Green, ma senza andare oltre oceano Zeman e Coru&Figau) a volte si rischia non dico il flop, ma di non avere neanche la metà della gente che ti aspetti, quindi il sold-out è stato tutt’altro che scontato, ma cerchiamo di fare un minimo di ordine, perché di roba da dire ce n’è un sacco.

Arriviamo al locale prestissimo, alle 19.10 eravamo già la davanti con una cinquantina di persone, ma complice un piccolissimo problema (vero Cannu?) alla strumentazione della Banda l’apertura ritarda di un’oretta, alle 20.00 quindi c’è la fila per entrare, prima volta che vedo sta cosa in vita mia, dentro l’atmosfera è di quelle familiari, allegre, finalmente vedo sorridere Reb già all’apertura e ci sono almeno 3 generazioni che gironzolano tra pit e bancone, più bancone che pit…Anfibio Records dei miei amici Bolzo e la Manu sempre in prima linea col banchetto/paese dei balocchi e di sopra la mostra a cura di Tiziano Gerli, con dei reperti che, ragazzi, da sbavare…primo giro di birrette con un saluto un po più difficile del solito a tutto lo staff, sempre impeccabile, del Decibel, questo infatti è il penultimo concerto Out Of Control in questo locale dove ho visto tra i migliori concerti di sempre.

La fila fuori si smaltisce un pochino, arriva gente anche da lontano ed è bellissimo vedere il pit già pieno per 3/4 appena gli Statuto attaccano “rabbia e stile”, erano anni che non li vedevo e sono sempre al TOP, per Oskar e Naska il tempo non passa mai, sono fermi in un limbo chiamata anni ’60 e ci resteranno per sempre. Tempo due pezzi e la freddissima provincia di Milano inizia ad ancheggiare timidamente sulle note irresistibili dei nostri Mods torinesi, hanno un ora o poco più di tempo (e chi cazz lo guarda l’orologio??) e fanno praticamente tutti i cavalli di battaglia, condensare 35 anni in quel poco tempo è impossibile, però “ghetto”, “vattene sceriffo”, “Piera” e “ragazzo Ultrà” sono tutte li che girano ancora tra pavimento e soffitto del Decibel…poi accade quello che un po tutti speravano, io perlomeno l’ho chiesto come regalo di natale, arriva una cassa aggiuntiva sul palco e viene annunciato Marino dei Gang, ed inizia una commovente “in fabbrica” che fa avvicinare di prepotenza la gente al bordo del palco (potevate farlo anche prima, Omar non ha messo il fossato coi coccodrilli) e la conclusiva “un passo avanti”, sempre con Marino che skancheggia…potrei già ritenermi soddisfatto, guardo il mio amico Fil ed ha un sorriso da orecchio ad orecchio, come il 99% dei presenti, ma non è ancora finita perché tempo una birra ed è già ora dei Gang!

Nel frattempo il locale è pieno, girare per fare le foto diventa difficile (scusatemi tutti, ma le serate vanno documentate) e scopro che alcuni ragazzi della mia generazione arrivati davanti non conoscono la band di Sandro e Marino, mi diranno a fine concerto che su alcuni pezzi si sono commossi, intanto loro iniziano e sono al solito un rullo compressore fatto di emozioni incredibili, soprattutto quando sul palco salgono Adelmo e la piccola rockstar (nome che gli ha dato Marino) Filippo, 11 anni, a cantare “la pianura dei sette Fratelli”. “Sesto san Giovanni” sulla quale mi sono commosso pure io, “mare nostro”, “non finisce qui” che amo particolarmente ed i vetri sono già belli che appannati, cantano praticamente tutti e fa caldo serio, non so quante volte li ho già visti i Gang in 20 anni che li conosco, ma sono uno di quei gruppi dei quali non se ne può fare a meno, la voce di Marino è ipnotica e starei li ad ascoltarli inebetito per giorni.

Tocca alla Banda, non cambia mai niente, stesso intro, stesso striscione e c’è già elettricità oltre la soglia limite, ma chi cazzo vuole cambiarli sti eterni ragazzi? Sempre precisi ed impeccabili, emozionanti, va beh non lo scopriamo oggi, anche loro li seguo da almeno 20 anni, ma non mi era mai capitato di vederli così da vicino (forse alla vecchia Zam “qualche” anno fa), col palco bassissimo del Decibel ed il pubblico praticamente sul palco con loro. I pezzi che fanno non sono mai abbastanza, non manca l’omaggio a Joe Strummer e non manca la comparsata di Marino, vero mattatore della serata, instancabile! Non so come hanno fatto a starci tutti su quel palco, ma quel che conta è che tutti nel locale ballavano, cantavano col pugno al cielo, bevevano e sudavano, ma soprattutto TUTTI sorridevano. Finisce con Angelo che suona dal pit in una bolgia di sudore, birra e gente davvero entusiasta, Joe è stato ricordato come va ricordato un vecchio amico che ha segnato un po tutti quanti. Non mi resta che recuperare Fil, salutare tutti quelli che riesco, il grandissimo staff del Decibel (quanto mi mancherete ragazzi…) perché stasera mi sembra davvero di conoscere tutti e tornare alla macchina, felici e soddisfatti esattamente come una decina di anni fa.

Ah se speravate di vedere i miei selfie molesti potete scordarveli.

 

 

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