STIFF LITTLE FINGERS

Tornano a poco più di un anno di distanza sul gia’ calcato palco del Corallo gli Stiff Little Fingers, band del veterano Jack Burns.

L’appuntamento non può lasciare indifferente nessuno che abbia nel cuore il punk rock di strada di fine ’70 di cui gli SLF, insieme ai Clash, sono stati e sono tuttora i più validi e credibili rappresentanti. 
Il pubblico, numericamente parlando, è quello delle grandi occasioni e, inevitabile per questo tipo di avvenimenti, diviso a metà tra nostalgici e nuove leve che fa sempre piacere vedere a certi concerti di band che hanno segnato la storia del movimento.

Verso le 23.30 si spengono le luci ed attacca l’intro che ormai accompagna gli SLF da 24 anni : la strumentale “Go for it”, dall’omonimo album del 1981, appunto. L’impatto visivo lascia un po’ a desiderare : Jake Burns non è maistato un front-man e la presenza scenica è tutta sulle spalle del “mostro” Bruce Foxton ma quando la band attacca senza un secondo di tregua con “Nobody’s hero”, “Roots Radicals Rockers and Reggae” e “State of Emergency”, si rimane letteralmente senza fiato e le emozioni schizzano a mille, ne è la prova il pogo dei veterani che si scatena senza tregua sulle note degli SLF.

 

 

Lo show prosegue comunque su questi livelli….la band non deve promuovere nessun nuovo album e sa cosa vuole il pubblico; si attinge quindi a piene mani dal primo periodo, soprattutto da “Inflammable Material” dal quale a sorpresa compare “Breakout”, il primo pezzo in assoluto uscito dallapenna di Jake Burns ed interpretato alla velocità originale con la quale fu scritto nel ’76, molto ridotta rispetto alla versione del disco. Poi, in ordine sparso “Wasted Life”, “Barbed wire love”, “Alternative Ulster” (riuscite ad immaginare un modo migliore per chiudere un concerto?) ed ancora “Wait and see”, “Fly the flag”, “At the edge”, “Tin Soldiers” da “Nobody’s hero”; “Just Fade away” e “Silver Lining” da “Go For it” e “Is that what you fought the war for?” dal bistrattato ma, a mio modesto parere, stupendo album “Now then…”.

Solo gli Stiff Little Fingers sanno regalare così tante emozioni in un concerto solo… questi sono i pezzi con i quali sono cresciuto, che da bamboccio ho finto mille volte di suonare davanti ad uno specchio, illudendomi di essere su un palco davanti ad una platea e che dopo 25 anni hanno lo stesso impatto emotivo di allora. Incredibile.

 

Dagli albums successivi solo una sentita versione di “Each dollar a bullet” da “Flags and Emblems” e qualche buon pezzo power-pop tratto dall’ultimo lavoro “Guitar and Drums” fra cui è doveroso citare “Strummerville”, dedicata ovviamente alla mia, vostra, loro ispirazione….questa volta con un pensiero aggiunto per John Peel.

 

La band è a proprio agio, Jake Burns definisce il pubblico “a fucking great audience” ed ha voglia di raccontare e di raccontarsi, così quasi ogni pezzo è preceduto da una sua introduzione…..dopo tanti anni la voglia di urlare è ancora tanta e se ne facciamo un discorso di coerenza, non c’è una band, oggi, che riesca a reggere il confronto con gli SLF…Peccato che a dividere con loro il palco di Scandiano non ci siano stati i Rappresaglia, magari sara’ per il prossimo anno.

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