TITTYTWISTERS: Demo’n Side label

Speciale “Ever Green” KickPromotion Agency Part1:

CIAFF/BARCODE: Ciaff vs Barcode Split CD Label: NocturnalMusic
I Ciaff (come il suono di uno schiaffo) di Napoli si rivedono dopo ‘The Southern Command of Violence’. Il lavoro è uno split CD equamente distribuito tra loro e i danesi Barcode, 5 brani cadauno. I nostri conterranei sono un’espressione vigorosa di odio e disgusto per la società. Le liriche (in inglese) sono politicamente scorrette e totalmente avverse al concetto di legge/regola in ogni aspetto della vita umana. Dal punto di vista musicale ci si scontra con un impatto sonoro brutal death, hardcore: i Biohazard e i Six Feet Under che manifestano il loro raccapriccio distruggendo insieme una macchina della polizia, vedi ‘It’s Not My Fault, If You Are An Asshole’. Ottimo. I Barcode hanno un sound più aperto e internazionale: in fin dei conti, la Danimarca non è certo Secondigliano. Metal-core che affonda le radici in grinta e riff pesanti. Personalità in questo genere è difficile cercarla, ma la pesantezza non manca e, anzi, lasciano intuire una grande carica da live-band. Perdono il confronto con i partenopei, ma il cd è di ottima fattura. Consigliato a chi vuole una botta d’energia.
TITTYTWISTERS: Demo ‘n Side label: autoprodotto
Autoprodotti e autodefinitisi ‘The New Metal Spectacular Band’, mi accingo ad ascoltare questa valanga di rock esplosivo da Livorno. E invece non esplode niente. La produzione è pietosa, scadente e non valorizzante. Dispiace perchè le carte in regola per avere un futuro i cinque ragazzi le hanno. Suonano bene, sono precisi, i riff dovrebbe cercare un’identità, ma hanno già ottime idee. Una su tutte, l’arabeggiante melodia di chitarra e il palm muting d’armonici in ‘Fuck The Power’. La voce femminile di Ele, situata negli stilemi del grunge, dà grazia e avvolge quando resta nelle tonalità medio-basse, salendo perde impatto (‘Sinner’). Che curino meglio la produzione. Dovrebbe essere già disponibile il nuovo EP ‘Farey’s Child’.
CRAWLER: Demo 2001 label: autoprodotto
Noto due errori nell’autodefinirsi in qualsivoglia modo sulle note biografiche: condizionare inevitalmente l’ascoltatore e, di conseguenza, rischiare di deluderlo. Definire il proprio suono ‘un pugno in faccia’ è altamente suscettibile alla produzione del disco. Questa produzione non è per niente un pugno in faccia. I suoni sono zozzi e poco definiti. L’impatto non valorizza l’ottima tecnica dei componenti del gruppo. Ricordano a tratti i Sepultura di Max Cavallera, soprattutto la voce, altre volte mescolano il loro sound con il thrash. Hanno le carte per emergere, ma devono lavorare maggiormente sui suoni per esaltare la forza d’attacco dei loro ottimi riff.

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