WILD SOUND FROM THE PAST DIMENSION

   Wild Sound From The Past Dimension, compilation della Go Down Records  realizzata insieme                   all’associazione Circolo  Fantasma trasuda autentica e sviscerata passione per il rock seminale dei ’60 e ’70 in                   tutte le sue sfaccettature, lo spirito che sempre dovrebbe essere alla base di operazioni di questo tipo,                   molto frequenti di questi tempi, quasi un trend! 
Bands nazionali, alcune appartenenti alla scuderia Go Down Records, una delle piu’ attive labels indie italiane (Los Fuocos, Gorilla, Small Jackets, Valentines) ed internazionali che rimescolano le carte in tavola coverizzando sia vere e proprie icone dei due decenni chiave in questione che artisti oscuri o semi-sconosciuti ma che hanno contribuito perfidamente a forgiare ‘the true spirit of rock&roll!’. 
 
Si passa dai grandi inglesi sixties-mod e della psichedelia pop (Bowie, Small Faces, Kinks, Brian Auger, Hendrix, Sorrows, Smoke, Beatles, Pink Floyd) a ‘les fleurs du mal’ dell’oltraggio glam/pre-punk, hard e garage dei seventies, soprattutto americani come Iggy Pop & the Stooges, 13th Floor Elevators, Motorhead, MC5, Monks, sino ai Cramps ed ai Real Kids, eroi seminali a tutto tondo persi tra power-pop, psychobilly e garage. 
Il packaging di W.S.F.T.P.D. e’ nobilitato da due tavole ‘psichedeliche’ del grandissimo Matteo Guarnaccia, autore anche del     logo della raccolta. 
 
Un plauso a Laura Timpano, che ne ha curato tutta la parte grafica, a Filo e Leo della Go Down che hanno messo insieme i 22 brani e all’Ass.Fantasma, spiritual guide, nonche’ agli Atomic Studio di Longiano (FC) che hanno reso possibilela realizzazione tecnica del progetto.  
Tante le gemme di questo disco: come al solito non resisto dal citarne alcune, a mio parere piu’ luccicanti e riuscite : Black Cat/Brian Auger (Enri), molto fedele all’originale (chi se la ricorda?), Let me in/Sorrows dei sardi Rippers, davvero selvaggia e devastante, una disinvolta Suffragette City/David Bowie (Les Bondage), Kissin’ Cousin / E.Presley dei nostri Not Moving, che inevitabilmente riporta al tiro della storica cover dei punks australiani The Saints, una pimpante Sister Ann /MC5 (Los Fuocos), una torbida Lucifer Sam /Pink Floyd ( Dome La Muerte & Not Right). 
 
Una fragorosa e martellante I need you / Kinks (The Cavemen), una perforante Complication / Monks (The Intellectuals),l’agile e vitale All Kinda girls / The Real Kids (Chronics). 
La ruvida Universal Vagrant / Smoke (Les Playboys), le power-pop e fresche Touch too much /Arrows (Sator) e That’s howStrong my love is /Otis Redding (Temponauts), ovvero come sbiancare sobriamente il  ‘deep’ soul di matrice nera, sinoalla finale Love You to / Beatles (Sgt.Peppe), un’articolata e fascinosa  versione elettro/acustica del brano di GeorgeHarrison contenuto in Revolver (1966). 
Presente anche una ghost-track , uno stralunato psycho-blues di cui non è indicato l’esecutore.  
Alcune covers invece soffrono fatalmente un pò (soprattutto vocalmente) al confronto con il potente ‘shininig’ degli originali, come Tin Soldier/Small Faces (Small Jackets), Search & Destroy / Iggy & the Stooges (Electric 69), Can you pussy dothe dog?/Cramps (Valentines), Stone Free /Jimi Hendrix (Victorians), Reverberation /The 13 Floor Elevators (Pater Nembrot). 
 
Lungi da me comunque il voler  stilare classifiche di merito, criterio palesemente in contrasto con il ‘totalizzante’ giocoso spiritocelebrativo dell’operazione che, recuperando alla lettera lo spirito selvaggio  delle due decadi chiave per capire il ‘vero’ rock,quello che ha cambiato la vita di tanti di noi, giunge infine all’orgogliosa dichiarazione (pienamente condivisa da chi scrive!)‘ Rock ‘n’roll never die !!! ‘, in barba a tanti spocchiosi esegeti ed addetti ai lavori che con frequenza nauseante continuanoda anni a ripetere che il rock è morto ! 

Voto : 7/10

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