AFI

“…Dentro di me penso subito “deridevo tanto questa free-press e invece parlano di una delle mie band preferite, complimenti”. Questo pensiero sarà durato l’arco di un nano, o forse micro, secondo. Alzo gli occhi e leggo il titolo “Le calde notti dell’Isola 46” e l’occhiello “Bande di rumorosi ragazzi tengono svegli i residenti…”

E’ un caldo sabato mattina e purtroppo il mio adorato professore di ERP (essendo manager di grido e avendo poco tempo a disposizione fa lezione di sabato mattina!) mi attende alle 9:00 per la lezione. Con una voglia rasente allo zero mi appropinquo verso la stazione della metropolitana e con un gesto istintivo prendo la free-press dal dispenser. Dimenticandomi che è sabato e le free-press nazionali non vanno in stampa mi ritrovo in mano con un giornale locale intitolato “La Bacheca” (precisamente il numero 57) di cui ignoravo l’esistenza fino a pochi minuti prima. Sfoglio svogliatamente le prime due pagine in cui i candidati locali si presentano al pubblico ma quando arrivo a pagina 5 ho un improvviso sussulto.

 Al centro della pagina in bella vista vi è una foto di una band che adoro: gli AFI.

 Dentro di me penso subito “deridevo tanto questa free-press e invece parlano di una delle mie band preferite, complimenti”. Questo pensiero sarà durato l’arco di un nano, o forse micro, secondo. Alzo gli occhi e leggo il titolo “Le calde notti dell’Isola 46” e l’occhiello “Bande di rumorosi ragazzi tengono svegli i residenti”. Beh, mi dico, forse la foto sarà dell’articolo accanto e quindi leggo il titolo “Piccoli teppisti crescono nell’indifferenza a Ostia”. O mio Dio, non mi sono sbagliato: hanno preso gli AFI proprio per dei teppisti! Leggo rapidamente gli articoli e non si fa altro che parlare di ragazzi rumorosi, simil-delinquenti e pure vandali (che non guasta mai). Capisco bene che se una giornalista scrive su giornali come “La Bacheca” molto probabilmente è perché non ha trovato un posto in un giornale che si meriti questo titolo, però santo cielo ci ritroviamo sempre alla solita fiera dei luoghi comuni.

 

 

Ho avuto il piacere 5 o 6 anni fa di parlare con gli AFI poco prima del concerto degli Offspring a Roma e devo dire che ho trovato dei ragazzi squisiti, molto alla mano e disponibili, sicuramente non dei teppisti come dovrebbero essere per questo articolo. E’ pratica consueta per le testate giornalistiche prendere foto di repertorio per i propri articoli ma sinceramente dubito che gli AFI in persona siano venuti a Casal Palocco (per intenderci è il quartiere di Roma dove vivono tutti i Vip) o ad Ostia per fare la loro photo-session. Trovo terribilmente fastidioso come ogni volta che si voglia rappresentare il giovane delinquente di turno si usi sempre una foto di un “punk” o di quello che la gente pensa tale. Convivo con questo pregiudizio da anni ma non per questo la cosa mi rende meno irritato/irritabile a riguardo.

Ovviamente noi di Punkadeka.it siamo pronti a ricevere e pubblicare qualsiasi comunicazione da parte della suddetta testata qualora volesse illuminarci e darci delucidazioni su questi splendidi articoli che vedono i nostri beniamini in primo piano.

 

Per chi non conoscesse gli AFI ecco una piccola biografia della band, che tra le altre cose il mese prossimo uscirà (precisamente il 06.06.06, strana coincidenza) con un nuovo disco intitolato “Decemberunderground”.

 

Le origini degli AFI (acronimo di A Fire Inside) risalgono ai tempi del liceo, quando nei primi anni 90 a Ukiah, California Davey Havok (cantante) e Carson (batterista) decidono di fondare un gruppo e dedicare la propria vita alla musica. Il loro primo disco Very Proud of Ya esce nel 1996 su Nitro Records: il pathos e l’aggressività della musica diventa presto la matrice riconoscibile del grande successo che la band ha tra i teenager. Totalmente devota alla vita on the road la band intraprende lunghi tour mondiali (ben 7 anni ininterrotti). In 10 anni di scorribande lo stile degli AFI si è evoluto in un hardcore più melodico, che presta più attenzione a ritornelli accattivanti e che si lascia influenzare da atmosfere malinconiche. La DreamWorks Records li ha voluti nella sua scuderia e quest’anno è uscito l’album di debutto su major: Sing the Sorrow. Prodotto da Butch Vig (batterista dei Garbage e già produttore di Smashing Pumpkins e Nirvana) Sing the Sorrow è il coronamento di un’esperienza discografica articolata e complessa. E’ il loro quinto LP ed è il culmine dell’evoluzione musicale della band americana che ha arricchito, con questo lavoro, il suo suono con elementi di ambient ed elettronica.

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