ALLISTER: Before the blackout

Pop-punk’s not dead: eccone a voi le prove: il terzo full lenght degli allister, quartetto di Chicago sotto drive-thru il quale fa del suo meglio per non annegare negli abissi dei clichè del genere… riusciendoci per un buon 50%.

Il sound degli Allister si fa forza su melodie californiane e chitarre trascinanti senza mai sfociare in tecnicismi eccessivi, riff di chitarra minimali e strofe crescenti che sfociano in ritornelli aperti e diretti che vanno dritto al cuore degli amanti del genere che non hanno pretese di originalità o eclettismo.

Si tratta di un disco pulito e perfetto nella realizzazione, caratteristica primaria della maggior parte dei gruppi pop-punk di ultima generazione, caratteristica che purtroppo tende ad appiattire il risultato finale di un disco che gia di per se non è estremamente vario: mi riferisco a cori perfetti (e del tutto innaturali), chitarre senza la minima sbavatura e precise al millesimo di secondo e una voce che sembra clonata da quella di altri mille gruppi (brutta storia Autotune…)
Passiamo però all’effettivo lavoro della band: a livello compositivo questo disco spazia tra pezzi di stampo rock n’ roll che si potrebbero accostare ai nostri Forty Winks (come ad esempio il singolo “A lotta nerve” o  “From the ground up”) e pezzi più pop che punk alla Useless Id (“2.AM” , ” A study in economics” , ” The legend of Pegleg Sullivan”) ma il il momento più intenso del disco è senza dubbio “Blackout”, il pezzo forse maggiormente ispirato e che spicca per le atmosfere oscure in un disco dai toni generalmente allegri e del tutto Californiani:

“Its biting
when the cold wind blows through weathered eyes
and blistered skin
it’s quiet now
it’s like the calm before the raging violence of the storm begins
and when this comes crashing down
I’ll fall harder than before
I’ll start this all over now”

I testi di sicuro non brillano di originalità spaziando tra le tematiche comuni del genere (rapporti sociali, amore e sentimenti vari assortiti) e solo raramente affacciandosi su temi di critica sociale come in “Easy answers” e “Suffocations” trattati però in modo ben poco approfondito, ma non è certo questo il loro punto di forza.
Il disco scorre bene sotto ogni aspetto e,  nonostante il loro stile manchi di originalità e attinga a piene mani dalle realtà più concrete e navigate della scena, a questi quattro ragazzi dell’ Illinois non manca certo la grinta e il carisma con i quali hanno prodotto un disco diretto e convincente.

In conclusione si può dire che si tratta di una band ancora acerba in quanto a stile, attitudine e resistenza dal vivo (come hanno potuto notare a Bologna gli spettatori del Drive thru package tour) ma che sicuramente può scrollarsi di dosso certi stilemi adolescenziali e crescere, le potenzialità e il carattere non mancano, staremo a vedere…

Tracklist:
1.    Waiting2.    D23.    A Lotta Nerve4.    From The Ground Up5.    Blackout6.    Rewind7.    2 A.M.8.    You Lied9.    A Study In Economics10.    Suffocation11.    Easy Answers12.    The Legend Of Pegleg Sullivan13.    Potential Suicide14.    Alone

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