Punkadeka festival 2025

Conto alla rovescia per il LOW-L FEST 2025: l’intervista agli organizzatori

Manca sempre meno alla sesta edizione del LOW-L FEST, il festival diventato ormai un punto di riferimento per la scena underground nelle sue diverse sfumature. Appuntamento il 20-21-22 giugno a Piacenza dove ci aspettano due palchi e 27 band italiane e internazionali.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con gli organizzatori per capire meglio cosa ci aspetta quest’anno!


Siamo ormai arrivati alla sesta edizione del LOW-L FEST, wow! Quali sono le principali differenze che notate, dal punto di vista interno, rispetto alla prima edizione?

Rispetto alla prima edizione, sicuramente ora siamo più consapevoli di quello che facciamo – che non vuol dire sicuri. Ogni anno cerchiamo di rendere l’organizzazione del festival più “professionale”, ovvero dividendo i compiti in modo più efficiente, partendo con largo anticipo e mettendo sempre più testa e ragionamento nella costruzione, sia artistica che strutturale, dell’evento.

Negli anni abbiamo imparato tante cose, che in qualche modo abbiamo provato a raccontare anche in un progetto editoriale di cui sveleremo a breve i dettagli. Questo non toglie che ogni anno ci sia da reinventarsi e trovare nuove soluzioni per affrontare i problemi e i cambiamenti che naturalmente si presentano.

Ora, quando parliamo del festival, siamo più consci di quello che vorremmo raggiungere e di come vorremmo che fosse: da ciò che succede sul palco, a quello che succede sotto tra le persone, fino al modo in cui comunichiamo tutto questo nel corso dell’anno.

Di certo non ci sentiamo “arrivati” – anzi, la voglia di sperimentare e scoprire cresce ogni anno, così come la voglia di non sederci sugli allori e continuare a rischiare, creando ogni anno la nostra alternativa.


Il festival ha sempre avuto un’impronta punk rock, ma nelle prime edizioni c’era anche un’influenza rap (ricordiamo, ad esempio, Dargen D’Amico e Kaos). Ora sembra che questa vena sia stata soppiantata dal punk hardcore. È una scelta che riflette un cambiamento consapevole, o è qualcosa che è accaduto in modo più naturale?

Quello che è sempre stato – e rimane – il grande obiettivo del LOW-L è valorizzare e dare voce alla scena underground, italiana e non. L’underground, per sua natura, non ha paradigmi sonori o di genere, ma rappresenta un insieme di idee, attitudine e modi di essere che poi, artisticamente, possono diventare punk, hardcore, e appunto anche rap.

Sono generi che hanno sempre dato voce alla provincia e alle sottoculture, e il LOW-L vuole esserne semplicemente un amplificatore.

Poi, col tempo, venendo tutti più o meno dalla scena punk e hardcore, è venuto naturale dare maggiore spazio a queste sonorità. Ma non abbiamo mai pensato di fare un festival “di genere”: vogliamo goderci l’indipendenza di poter sperimentare e, magari nel nostro piccolo, sorprendere.

Nelle ultime due edizioni, le line up si sono arricchite di molti nomi stranieri e ricercati, come Death Lens, MIL-SPEC, Destiny Bond, Initiate, ecc. Complimenti per aver portato queste chicche! Cosa vi ha spinto a scegliere band così particolari invece di puntare su nomi già visti spesso sui palchi italiani?

Le band che hai citato fanno parte dei nostri ascolti quotidiani, quindi la spinta a cercare di portarle al festival è venuta quasi naturale. Allo stesso tempo, decidere di investire su band ancora poco conosciute – soprattutto in Italia – è sicuramente un grande rischio, ma è anche la cosa che più ci emoziona della direzione artistica.

Come LOW-L abbiamo l’opportunità e la fortuna di essere indipendenti e, soprattutto, di non avere nessuno scopo di lucro. C’è solo il desiderio di fare il festival più bello possibile. Questo ci permette di fare scelte che altrimenti risulterebbero troppo audaci, con il rischio che certe band non riescano nemmeno ad avere la possibilità di passare dall’Italia, viste le grandi difficoltà – ancora maggiori negli ultimi anni – ad organizzare tour mondiali o europei.

Inoltre ci siamo sempre detti che il LOW-L doveva essere, in qualche modo, unico. Non volevamo essere la copia “presa su Wish” di qualche festival blasonato.


Un altro grande punto di forza del LOW-L FEST è la collaborazione con micro-birrifici, che ogni anno riforniscono il festival con le loro birre artigianali. Come è nata questa idea di associare il festival a una proposta birraria così unica?

Inizialmente è stato tutto molto naturale, in quanto uno dei ragazzi del collettivo conosceva e collaborava con il birrificio di Codogno, Brewfist. Da lì è nata la volontà di coltivare questa relazione, cercando una coerenza tra le scelte fatte in lineup e quelle nel resto del festival, compreso il bar.

In generale, come facciamo anche per i food truck, cerchiamo sempre di valorizzare le realtà locali. Anche perché qualsiasi festival – ancora di più uno DIY come il LOW-L – non può che reggersi su un forte senso di comunità, che deve partire dai luoghi che viviamo ogni giorno.

Come festival sentiamo inevitabilmente anche delle responsabilità a livello di impatto ambientale, per questo, da sempre, abbiamo deciso di abbandonare tutti gli imballaggi in plastica e spingere molto sulla raccolta differenziata all’interno del festival.

Lo stesso discorso delle birre artigianali, all’inizio, lo abbiamo impostato anche per l’acqua: in lattina o gratis tramite la fontanella di Spazio 4. E da quest’anno, con l’introduzione della Gaza Cola, un progetto che coinvolge un piccolo network di realtà di Piacenza e di cui siamo molto orgogliosi. Dunque, proprio come per la lineup, l’essere indipendenti e spinti solo dalla passione e dalla voglia di fare le cose nel modo migliore – e nel modo più etico possibile – guida tutte le nostre scelte, anche per quanto riguarda il bar, i truck e tutto il resto. Ogni decisione va in quella direzione.

Nonostante l’aumento dei costi nel settore, siete riusciti a mantenere una proposta di alta qualità con biglietti d’ingresso a prezzi accessibili. Quanto è fondamentale il supporto dei volontari che ogni anno contribuiscono alla realizzazione del festival? Quanti sono in media? E, per chi fosse interessato, qual è il modo migliore per diventare volontari?

Sicuramente il lavoro dei volontari è fondamentale per reggere tutto il festival. E per “volontari” – che sono circa una trentina a sera – intendiamo anche tutti noi del collettivo, che cerchiamo sempre di essere in prima linea e sporcarci le mani.

Il LOW-L è e sarà sempre un festival no-profit, e i prezzi – sia dei biglietti che del bar – sono pensati per garantire esclusivamente la sostenibilità dell’evento. Ogni anno questa sostenibilità diventa più critica, da un lato per l’aumento dei costi di materiali e strutture, e dall’altro perché, nel voler fare ogni anno uno step in avanti, ci troviamo a dover rivedere il budget. Ma restiamo sempre attenti a costruire e proporre un festival il più possibile inclusivo e popolare.

Negli anni abbiamo visto anche un grande ricambio generazionale all’interno del LOW-L, e questo ci fa pensare che stiamo lavorando nella direzione giusta. Avere la fiducia e l’entusiasmo di chi si affaccia per la prima volta al mondo dell’hardcore, del punk e della musica live in generale è un grande orgoglio per noi.

Come si diventa volontari? Ogni anno facciamo una call sui nostri social, in cui chiunque può proporsi. In base alle disponibilità e alle necessità, cerchiamo poi di includere tutte e tutti nel progetto. E negli anni abbiamo sempre ricevuto una risposta bellissima: c’è anche chi, partendo da volontario, oggi fa parte del collettivo organizzatore.


Cosa renderà imperdibile l’edizione di quest’anno?

Non per essere banali, ma siamo i primi a non vedere l’ora di vedere sul palco le band della prossima edizione – e in particolare alcune che saranno per la prima volta in Italia e in esclusiva per noi (vedi House Of Protection, MIL-SPEC, Initiate e altre). Non riusciamo nemmeno a dormire la notte dall’ansia e dalla voglia che arrivino quei giorni.

In più, rispetto agli altri anni, stiamo riuscendo a curare anche l’allestimento generale del festival con qualche chicca che non vediamo l’ora di presentare, e che crediamo renderà l’edizione 2025 del LOW-L davvero incredibile.

Difficile dire se sarà più o meno bella, più o meno partecipata degli anni passati. Quello che sappiamo è che abbiamo fatto del nostro meglio, ne siamo tanto orgogliosi e siamo pronti ad accogliere tutte le persone che ogni anno ci danno fiducia – o che, per la prima volta, si avvicinano al nostro progetto.

E poi, ovviamente…Reeko con la sua cartellina!

Intervista a cura di Maurizio Motta

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