Dopo la controversa trilogia tornano i Green Day, questa volta con un unico album intitolato Revolution Radio.
Per il sottoscritto ogni volta che esce un disco dei Green Day è come se fosse Natale, una data da segnare di rosso sul calendario.
Per un fan della band di Berkeley 4 anni di silenzio quasi assoluto sono tanti (eccezion fatta per l’interessantissima raccolta “Demolicious” del 2014), ma l’attesa è stata sicuramente ben ripagata.
“Revolution Radio” è un album maturo, sullo stile di “21st Century Breakdown” ma con qualche cosa in più.
Si parte con Somewhere Now, pezzo che ricorda vagamente gli Who (band amatissima da Billie Joe e compagni, basti pensare alla My Generation di “Kerplunk”) e si arriva all’acustica Ordinary World. Nel mezzo tanti picchi: dal punk-rock veloce di Bang Bang e Revolution Radio, alle ballate Outlaws e Troubled Times, passando per pezzi in stile “college” come Bouncing Off The Walls e Youngblood (più vicine all’universo Offspring/Sum 41 che a quello Green Day).
Note di merito per Still Breathing, Too Dumb To Die e Forever Now: la prima, traccia più pop del disco, racconta le ultime vicende tutt’altro che tranquille del frontman Billie Joe Armstrong, la seconda è un tributo non troppo velato ai Ramones (il titolo e il “Oh Oh Oh I Love You, Oh Oh Oh I Do” iniziale lo testimoniano), il tutto in stile “Warning”, mentre la terza, traccia che preferisco in assoluto, riporta ai Green Day di “American Idiot”.
“Revolution Radio” è un album eterogeneo e allo stesso tempo completo, con la solita ineccepibile produzione; apprezzabile anche da chi non adora i Green Day. La giusta via di mezzo tra “era meglio quando erano punk” e il “fare un disco come Doookie nel 2016 non avrebbe senso”.
Nell’attesa di un altro segno rosso sul calendario…
Tracklist:
Somewhere Now
Bang Bang
Revolution Radio
Say Goodbye
Outlaws
Bouncing Off The Walls
Still Breathing
Young Blood
Too Dumb To Die
Troubled Times
Forever Now
Ordinary World