Groezrock Festival, 2-3/5/2014, Meerhout (Belgio)

Finalmente ci siamo: è arrivato il momento del Groezrock ovvero uno dei più importanti festival punk e hardcore in Europa e la partenza in direzione di Meerhout, piccolo paesino “fantasma” nel bel mezzo della campagna belga, può ufficialmente cominciare. Il Groezrock per noi è ormai un appuntamento fisso e questa volta divideremo questi splendidi giorni con 3 amici emiliani, anche se sotto i mastodontici tendoni del festival troveremo amici olandesi, veneti, toscani, romani, lombardi ecc ecc… Insomma anche quest’anno siamo stati in famiglia!

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Pre-festival party

A differenza delle altre edizioni a cui ho partecipato questa comincia un giorno prima nella piccola località di Ham dove ci dirigiamo per il pre-festival party che vede la presenza dei Menzingers (uno dei gruppi da me più attesi), dei Gameface, dei Restorations, dei Campus e dei F.O.D. all’interno di un locale molto intimo con palco piccolo e soprattutto senza transenne: paura! . Purtroppo ci perdiamo le prime 3 band (maledetti cantieri stradali) e arriviamo giusto in tempo per l’inizio dei Gameface, band di cui non avevo mai sentito parlare che mi ha colpito e non poco con il suo punk-rock molto anni ’90 che in più occasioni mi ha ricordato i Face To Face. Per chi non li conoscesse ve li consiglio vivamente. Dopo una birra e due chiacchiere tra amici ecco arrivare il momento dei Menzingers, band che personalmente amo tantissimo e che aspettavo di rivedere dopo lo splendido concerto dello scorso anno al Punk-Rock Holiday di Tolmin. Attaccano subito con I Don’t Wanna Be An Asshole Anymore, pezzo estratto dall’ultimo disco “Rented World” del quale proporranno anche In Remission, Rodent, The Talk Bad Things. Il pubblico, me compreso, è nel delirio più totale e a pezzi come Who’s Your Partner, Ava House, Casey, Nice Things e la finale The Obituaries la partecipazione dei presenti è totale per la soddisfazione evidente anche degli stessi Menzingers. Quando sembra tutto finito la band di Scranton se ne esce con Roots Radicals dei Rancid provocando, potete immaginare, una vera e propria bolgia sotto al palco. Concerto che non mi dimenticherò mai e che consolida i Menzingers tra i miei gruppi preferiti. Dopo questo splendida serata è giunta l’ora di dirigersi verso l’albergo (si quest’anno abbiamo deciso di abbandonare il campeggio e, visto il clima invernale, non è stata affatto una cattiva idea) che domani comincia una due giorni spaventosa.

Giorno 1

Dopo una notte tormentata dalle emozioni del concerto dei Menzingers e soprattutto dalle sonore russate del buon Diego ci alziamo e ci dirigiamo verso l’area festival di Meerhout. Purtroppo ci perdiamo quasi tutta l’esibizione degli austriaci Astpai che avrei rivisto molto volentieri, ma la strada per ritirare i nostri braccialetti è stata più lunga del previsto. Sempre sul main stage è ora il momento degli Atlas Losing Grip di Rodrigo dei Satanic Surfers: non mi sono mai piaciuti i Satanic Surfers, tanto meno gli Atlas Losing Grip però tanto di cappello ai 5 punk-rockers svedesi che offrono sempre un bellissimo spettacolo con il loro hardcore melodico a tutto fuoco. Rodrigo però ogni tanto cambiati la maglia! Dopo gli ALG ci precipitiamo verso l’Etnies Stage dove stanno per cominciare i Red City RadioL’Etnies Stage è il palco senza transenne dove tutto, stage diving compresi, è concesso: situazione più che adatta per questo tipo di band. I Red City Radio hanno regalato ai presenti uno show tutto cuore e sudore con pezzi come Two Notes Shy Of An Octave, Show Me Where The Music Touched You, ma anche pezzi più datati come 50th And Western. E’ stato il mio primo concerto dei Red City Radio, concerto che ha confermato che nel genere preferisco altri gruppi, ma che la band di Oklahoma City merita in pieno tutto il successo che sta avendo in questi anni. Sul main stage è l’ora dei Bodyjar, quartetto australiano venuto pochissime volte in tour in Europa e di cui non avevo mai sentito parlare (perdonatemi!). Live bellissimo: giusta carica, punk-rock anni ’90, stile Face To Face e pubblico preso benissimo. Una delle band che più mi è piaciuta in questa edizione del festival. Gli unici due pezzi che ho ascoltato prima della partenza, You Say One in a Milion, sono stati proposti quindi meglio di così non poteva andare… Subito dopo i Bodyjar è il turno dei Menzingers: scaletta uguale a quella del pre-fest (eccezion fatta per la cover dei Rancid), stessa atmosfera e carica emotiva della sera prima, anche se l’immenso main stage non può essere minimamente paragonato al piccolo e più familiare locale dove si è svolto il party pre-festival. Concerto nuovamente da incorniciare. Sapete cos’è la cosa più bella di questo festival? Neanche il tempo di andarsi a bere una birra o a mangiare qualcosa che subito è già l’ora di un’altro grande nome da vedere assolutamente: sto parlando dei Lawrence Arms. A discapito del fatto che i Larry Arms fossero una delle band che maggiormente aspettavo, il loro live è stato la vera e propria delusione del Groezrock 2014. Non a livello di scaletta sia chiaro, ma a livello di suono. La chitarra che c’era e non c’era e i volumi del basso troppo alti hanno pesantemente danneggiato l’esibizione dei tre di Chicago che, tra le altre, hanno suonato Great Lakes/Great Escapes, Recovering The Opposable Thumb, Like a Record Player, ma anche pezzi estratti dall’ultimo album “Metropole” come Chilean District e le stupende Beautiful Things Seventeener (17th and 37th). Purtroppo mi ricorderò di questo live più per il suono orrendo che per l’esibizione della band. Peccato. Terminati i Larry Arms corriamo nuovamente in direzione Etnies Stage dove sono da poco cominciati gli Iron Chic, giovane quintetto di Long Island che intrattiene il numerosissimo pubblico con il suo punk-rock new school davvero niente male. Purtroppo non sono un cultore della band dunque non ho riconosciuto neanche un pezzo di quelli suonati al festival: sarà la mia premura principale approfondirli maggiormente perché mi hanno fatto passare una più che piacevole mezzora. Stiamo ora per entrare nel momento clou della prima giornata del Groezrock 2014, quello che vede susseguirsi sul main stage Alkaline Trio, Descendents e Nofx. I primi a salire sul palco sono gli Alkaline Trio che hanno da farsi perdonare la brutta esibizione del 2012 e posso dire con certezza che ci sono nettamente riusciti. Partono subito forte con This Could Be Love Hell Yes prima di passare ai pezzi dell’ultimo album per poi chiudere con un quartetto di canzoni da paura: Time To Waste, Private Eye, Stupid Kid e (finalmente) Radio sulle note della quale i sing along si sprecano e raggiungono decibel altissimi. Grande show degli AK3. Eccoci ora giunti a uno degli Eventi del Groez 2014: salgono sul palco i Descendents. I giorni precedenti sono stati scanditi da domande come “ma Milo questa volta ce l’avrà la voce?'”, “cazzo hanno suonato ieri sera a Munster, ce la faranno ad essere in forma stasera?” ecc ecc. Bene i Descendents hanno spaccato tutto, hanno dato una lezione di punk-rock che molte band, anche di altissimo livello, dovrebbero studiarsi a memoria. Il professor Milo Aukerman è in ottima forma e i suoi compari Bill Stevenson, Stephen Egerton e Karl Alvarez non sono da meno. La partenza è di quelle che ti lasciano senza fiato: Everything Sucks, Rotting Out, Hope, I Wanna Be a BearClean Sheets suonate ALLA PERFEZIONE stenderebbero un esercito, ma non noi vista la voglia di ascoltarci questa meravigliosa band; e allora si continua con Suburban Home, Silly Girl, Coffe Mug, Nothing With You, I Like Food, Kabuki Girl, Get The Time, When I Get Old, Talking, Coolidge ecc ecc prima di arrivare alle conclusive Thank You, I’m Not a Loser Descendents. Concerto da pelle d’oca che ha scacciato via in pochi minuti tutte quelle (a dir la verità scarse) perplessità che l’esibizione del 2011 mi aveva lasciato. Puri brividi. Terminati i Descendents proviamo a gustarci l’ultima mezzora degli H2O sull’Etnies Stage: tentativo miseramente fallito vista l’affluenza di pubblico presente sotto il tendone. Come si fa a mettere in contemporanea Descendents e H2O? Qualche critica posso farla all’organizzazione? Altrimenti che razza di italiano sarei? Comunque non ci sconfortiamo più di tanto visto che tra pochi minuti i Nofx suoneranno tutto “Punk In Drublic” in occasione del ventennale della sua uscita. Ci sarebbero anche i Brand New prima di Fat Mike & Co. ma due pezzi sono sufficienti per capire che non fanno assolutamente per me… Breve visita al merch e poi Nofx. Fat Mike si presenta sul palco con una orribile cresta rosa e, dopo le immancabili chiacchiere e prese in giro nei confronti di Hives e Offspring, parte subito forte con 60%, 72 Hoockers e Quart in Session (interamente cantata dallo scatenato Milo). Dopo un altro paio di pezzi la fase “Hey Groezrock welcome to the 1994″ introduce la carrellata di brani tratti da “Punk in Drublic” (tutti in ordine rigorosamente sparso): The Quass, Dying Degree, Dig, Linoleum, Leave It Alone, Happy Guy (suonata per la prima volta in assoluto) e tutte le altre meravigliose canzoni di questo meraviglioso album si susseguono sul main stage davanti ad una folla oceanica letteralmente impazzita. L’encore non è dei migliori ma comunque ci si avvicina molto: I Believe in Godness, What’s The Matter With Parents Today?, Champs Elysées (con Milo ancora protagonista), Kill All The White Man e la toccante cover di Tony Sly The Shortest Pier chiudono un concerto che conferma la mia visione sul quartetto californiano: quando partono a suonare non hanno rivali, ma sempre le solite scenette e battute potrebbero tranquillamente evitarle. E’ anche vero però che i Nofx sono così, se non fossero così non sarebbero i Nofx.

La prima giornata si conclude qui (scusate se è poco). Il giorno dopo ci attende molto molto main stage, ma sarà il giorno degli Screeching Weasel.

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Giorno 2

La giornata del 3 maggio si apre col botto, e che botto: alle 12.oo il main stage ospita i Get Dead, 5 punk-rockers di San Francisco vera e propria rivelazione e scommessa vinta da Fat Mike e dalla sua Fat Wreck. Purtroppo ci perdiamo i primi due pezzi della band californiana, ma il restante concerto è di quelli da incorniciare: The Process, Landslide, Fuck You, Leave a Messsage e la stupenda This One’s is For Johnny (ancora più bella rispetto alla versione del disco “Bad News”) scandiscono una mezzora di punk-rock che non mi dimenticherò mai. Get Dead uno dei migliori gruppi di questa edizione, sicuramente nella mia personalissima top 5. Simpaticissimi anche di persona, molto disponibili a foto e chiacchiere nel post-concerto allo stand del merch. Davvero grandi! Dal main stage ci spostiamo sull’Etnies Stage dove hanno appena cominciato a suonare i local heroes Priceduifkes. Questi ragazzi suonano punk-rock ma sembra di essere ad un live dei Gorilla Biscuits: stage diving continui e sing along incessanti caratterizzano questo show dove non possono mancare hits come Loser Anthem, Bye Bye Love I Ain’t Dreaming of a White Christmas (che scatena un pogo pauroso). Live memorabile. Subito ci dirigiamo nuovamente sul main stage dove è il turno degli Elway e la situazione è nettamente più calma. I 4 del Colorado sfoderano una prestazione senza infamia e senza proponendo pezzi estratti sia da “Delusions” (ricordo Whishpers in a Shot Glass Aphorism), sia dall’ultimo album “Leavetaking” (Salton Sea Ariel su tutte). Live onesto, niente di più e niente di meno. Dopo un giro al merch e un bel kebab vegano accompagnato da alcune birrette, ci proiettiamo verso l’accoppiata street punk Casualties-Funeral Dress sul Monster main stage. I primi a salire sul palco sono i Casualties con il loro inconfondibile look punk 77 e la loro potenza live che raramente ho riscontrato in altre band. Nella scaletta dei quattro newyorkesi non possono certo mancare pezzi come Tomorrow Belong To Us, Punk-Rock Love, Ugly Bastard, Get Off My Back, System Failed Us Again e la immancabile ode ai leggendari Ramones sotto forma di Made in NYC Rockaway Beach anticipata da un bellissimo discorso del frontman Jorge Herrera. Ancora una volta complimenti ai Casualties. E’ giunto ora il momento dei secondi local heroes di giornata: i veterani Funeral Dress, alla loro prima apparizione in 20 anni e passa di Groezrock. Visti già una volta in quell’oasi lucchese chiamata Bruton, la punk band belga fa divertire il numeroso pubblico soprattutto con le anthem The Pogo Never Stops Party On che scatenano un vero e proprio macello. Mi piacquero di più nella piccola e intima birreria di Lucca, comunque live divertente. L’ora da me tanto attesa sta incombendo sul nuvoloso e freddo pomeriggio belga, ma prima degli Screeching Weasel è il turno di altri due pezzi di storia del punk-rock mondiale: Snuff e All. La punk-rock band inglese guidata dal grande Duncan Redmonds si conferma essere uno dei gruppi live più divertenti che abbia mai visto con il suo miscuglio di punk-rock, hardcore, trombe e tastiere che manda in estasi la folla, me compreso. Della scaletta ricordo tra gli altri pezzi come Fuck You, Whatever Happened To The Likely Lads, Marbles In The Stocks. Gran bel live. Dopo gli Snuff salgono sul palco gli All, per chi non li conoscesse (mannaggia a voi!) i Descendents con Chad Price alla voce al posto di Milo. Anche per loro si tratta della prima volta in assoluto all’interno della line up della kermesse belga e questo sembra la causa di una scaletta da urlo: Fairweather Friend, Fool, Breakin’ Up, Paper Thing, World’s on Heroin, She’s My Ex e la conclusiva Carry You sono solo alcuni dei pezzi proposti da questo vero e proprio pezzo di storia del punk. Eccoci. Finalmente è arrivato il momento della band che più di tutte le altre mi ha spinto a partecipare a questa edizione del Groezrock. Sto parlando degli Screeching Weasel, alla loro prima ed esclusiva data europea in 28 anni di storia. Poco importano gli atteggiamenti da farabutto del punk di Ben Weasel e le sue invettive contro tutto e tutti: gli Screeching Weasel sono gli Screeching Weasel. Dopo un cambio palco che mi è sembrato infinito fa il suo ingresso in scena Ben che sembra carico a mille per questo concerto destinato a rimanere nella storia non solo della band di Chicago. La scaletta è stupenda: I’m Gonna Strangle You, Slogans, My Right Hey Suburbia in apertura e Guest List, What We Hate, Joanie Loves Johnny Cool Kids in chiusura (con nel mezzo pezzi come The Science Of Myth, Cindy’s On Methadone, My Brain Hurts e I Wrote Holden Caufield) firmano uno show da lacrime nel quale il vecchio Ben Weasel non risparmia nessuno narrandoci anche un aneddoto riguardo al fatto che la Monster (uno dei maggiori sponsor del Groezrock) ha provato a farsi fare pubblicità durante il concerto degli SW: provate ad indovinare come è andato a finire il tutto. Dopo questo live il mio festival può anche finire. In realtà no perché gli headliner di giornata, gli Offspring, attirano tutta la mia curiosità. Così come nel caso dei Nofx, anche per la punk-rock band di Brian “Dexter” Holland il 2014 è un anno importante: ventennale di “Smash”, album considerato come uno dei più influenti degli anni ’90. La prima parte del concerto è caratterizzata dai pezzi di questo bellissimo disco che si susseguono suonati davvero magistralmente, su tutti Something To Believe In, Bad Habit, Genocide Self Esteem. L’encore è invece improntato sulle vere e proprie hit come All I Want, Want You Bad, Why Don’t You Get A Job?, Preatty Fly (For A White Guy) e la conclusiva The Kids Arn’t Allright che manda letteralmente in visibilio tutto il pubblico presente. Degna chiusura per l’ennesima meravigliosa edizione del Groezrock.

Che dire, è stato un festival ancora una volta memorabile che rimarrà nella storia per tanti motivi. Ottima organizzazione, compagnia ideale e atmosfera unica hanno dato quel qualcosa in più che soltanto chi è stato a Meerhout almeno una volta in vita sua potrà confermare. Grazie Groezrock, ci vediamo nel 2015!

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1 comment
  1. SEMBRA UN CAMPINGFESTIVAL A 5STELLE…PROVATE IL FREQUENCY DI SALISBURGO…TRA ROCK PIOGGIA FANGO E LATTINE DI BIRRA ACCARTOCCIATE OVUNQUE…DA VERI GLADIATORI

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