HORRIBLE NEWTWORK: Let’s sabotage transmission

SOUL CRAFT/VACATION HOUSE Special

Dalla sempre attenta Vacation House ecco una serie di band italiane da tenere d’occhio per gli amanti di Krossover e derivati.

Partiamo dagli anconetani Horrible Network, che con “Let’s sabotage transmission” confermano le buone impressioni lasciate tempo fa col singolo di presentazione “Blister”. Sound che prende i suoi spunti dal krossover piu granitico e liriche urlate di chiaro stampo hardcore sono le basi di un buon esordio. Sorprende il muro sonoro creato dai ragazzi e una batteria dal tiro tiro preciso e duro quanto basta per stamparsi in testa.
Unica nota dolente su cui la band dovrà lavorare meglio in futuro sono le chitarre, troppo ancorate ai soliti riffoni di stampo statunitense e ormai passati. Seppur molto giovani, questi musicisti oltre a evidenziare una sicurezza non comune a tutti, possono essere posti tra le migliori scoperte attuali del settore.

Di tutt’altra pasta invece i siciliani Skipturide , che con DJ al seguito danno vita a un lavoro dall’alta percentuale di ballabilità. A tratti la mente porta a pensare ai primi Linea 77, soprattutto quando le voci vanno a sovrapporsi creando ambienti decisamente iper-realistici. Nove brani ben strutturati, dove krossover, hip hop e un ampio uso di parti campionate ne sono i protagonisti assoluti.
Un disco sincero, suonato con passione ma tremendamente limitato da una produzione che non la dice tutta sulle reali potenzialità di un quintetto in continua ascesa.

Molto più incazzati e amanti della scuola Korn sono invece i Last Green Field con “Another way to relate”. Un lavoro violento, che non concede spazi a futili pensieri ma solo alla voglia matta di provocare deliri on-stage, queste sembrano essere le intenzioni di questa dottissima band romana. Molto tecnica in fase di songwriting, con pesanti riff di chiara matrice metal e una voce che alterna fasi screamo ad altre più melodiche e intime. Un disco completo, dove i brani sono ben amalgamati creando una tela resistente e priva di incertezze.

Molto più in linea con punkadeka i Green Mamba , autori in “Falling stars are shining” di un post/emocore decisamente passionale. Il loro sound gode di un mix di influenze stilistiche che traggono spunto soprattutto dall’ondata di rock band anni ’90, aggiornata e resa emotivamente in linea con le quanto proposto oggigiorno. Una buona prova, dove è bello notare con quanta facilità la band provi di tanto in tanto a cercare soluzioni esterne alle solite linee melodiche made in U.S.A..

Chi invece è terribilmente penalizzato da una registrazione pessima sono gli Slight , band dedita a un krossover new metal di stampo floridiano.
Semplice nella struttura, mancante di personalità e fortemente vicino a quanto proposto in passato dai nomi grossi del settore, queste le coordinate di un lavoro dal forte retrogusto amaro.
La sufficienza ci poteva anche stare, ma la registrazione oltre a penalizzare voce e chitarre (la prima in ombra rispetto agli strumenti, le seconde piatte e prive di effetti) mette nella condizione l’ascoltatore di non reggere l’intero lavoro.
Si rifaranno alla prossima occasione!

Chi cerca di discostarsi dai soliti ritmi del krossover sono invece gli Un-Kind , capaci di donare vivacità e idee a un genere spesso ottuso. Meno violenti e provocatori rispetto alla concorrenza, il quartetto dimostra a più riprese una certa confidenza con gli strumenti, riuscendo a convincere dal primo ascolto. Da evidenziare l’egregia performance del batterista, abile nel gestire a suo piacimento i tempi dei brani.
Nonostante siano solo sei i brani incisi, per gli Un-Kind si prospetta un futuro decisamente interessante se capaci di continuare su questa strada.

Ultimi della lista ma non per capacità gli Egg , band non conforme a generi precisi. Krossover, noise, melodia, voce che ricorda molto quella del cantante dei System Of A Down e una forte dose di sperimentazione sono le caratteristiche primarie di questo lavoro. Sincero e molto personale, il debutto di questo strano quartetto potrebbe risultare interessante a chi è alla ricerca di band insolite. Uniche note dolenti sono un suono di chitarra insopportabile – tipo ronzio – e una copertina decisamente brutta.

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