L’Honky ha chiuso, ecco perchè è un peccato per tutti

La mia vita è fatta per essere in ritardo, fare un sacco di cose, non dire mai di no. Ma uno dei miei motti è: se devo fare una cosa, quella cosa deve essere fatta al meglio delle mie possibilità.

Un doveroso preamobolo per giustificare il tremendo ritardo con cui sto scrivendo queste quattro righe.

 

Questo Covid, lockdown, pandemia mondiale… chiamatelo come vi pare… ha veramente scombussolato il 2020. Tralasciamo tutti i discorsi politico/economici in merito (non è il posto adatto, qui si parla di musica) MA mettiamo in risalto un punto che deve, o quanto meno dovrebbe, accumunare tutti gli utenti di Punkadeka: nel giro di 5 mesi hanno chiuso un sacco di locali che basavano la loro vita lavorativa sulla musica dal vivo.

 

Nello specifico, il 23 maggio 2020 l’HT Factory (Ex Honky Tonky) annuncia la sua chiusura: TRAGEDIA. Ed è qui che interviene Amanda Disa (che ringrazio e abbraccio) e mi chiede di scrivere un articolo a riguardo. Vi spiego perché ha chiesto a me di scriverlo e non a voi.

 

Premessa: da anni mi sono sempre reputato un cliente privilegiato dell’Honky. Sono sempre stato l’anello di congiunzione tra chi sta dietro al bancone e tutte quelle persone che passavano a bere qualcosa o a vedere un concerto. È come se fossi sempre stato dello “staff” anche senza farne parte.

Attenzione, è uno status che mi sono guadagnato negli anni: se dovevo dare una mano la davo più che volentieri e i ragazzi del posto (Dava, Skero, Gigi, Borgo, Menzio, Massi e tutto lo staff) si sono sempre fidati di me. Bellissimo.

 

Tornando a noi, non voglio scrivere cose sdolcinate del tipo “L’Honky ci mancherà”, “era come una famiglia”, “ecco un pezzo di cuore che se ne va”… queste cose qui le ho già scritte su Facebook. Siamo qui per un altro motivo.

 

Vorrei provare ad andare oltre. Ci ho messo un po’ (e di questo chiedo super scusa ad Amanda) ma tra le mille cose che ho da fare nelle mie giornate da 27 ore ho dovuto trovare del tempo anche per metabolizzarne la chiusura e cosa questa chiusura ha modificato nelle mie/vostre abitudini.

 

Ecco la mia conclusione: l’Honky (inteso come locale in quelle mura, via Comina a Seregno) chiuso è una sconfitta e una tragedia per tutti. Si, non provate a trovare altre storie o altri ragionamenti, l’Honky chiuso è una perdita per tutti.

 

Quel palco, quel posto, quel bancone erano veramente un rifugio per tutti. Ovviamente per comprendere queste parole, tu che leggi, dovresti essere quanto meno un amante o un appassionato di musica. L’Honky era un live club. Vivere un concerto non è solamente il momento dello show (per chi ascolta) o il momento in cui ti senti una rockstar (per chi suona). Quel palco aveva il potere di trasformare in rockstar chiunque ci mettesse il piede sopra e in folla oceanica anche una platea di 200 persone. Oltretutto, per i più critici (che ci sono sempre), era anche il posto dove si sentiva meglio la musica in assoluto qui in Brianza. Un palco così c’è e ci sarà da sognarselo per un po’.

Nessuno era straniero e nessuno era trattato come uno straniero.

 

Si fa presto a dire: “Ovvio Stefanino, facile dire così: tu eri SEMPRE lì.”

 

Certo, non me ne vergogno e lo dico a testa alta: io ero sempre lì. E sapete perché? Perché mi sentivo come a casa. Bevevo, suonavo, chiacchieravo, facevo baldoria, facevo festa, interagivo con persone anche se ci passavo per sbaglio. Sfido a trovare un posto così qui in zona.

 

Ed ecco la prima obiezione che sicuramente vi starà frullando per la testa: “io tutte queste sensazioni non le ho mai provate lì dentro”. Questo è un errore da principianti: la colpa è solo tua. L’Honky ha sempre accolto TUTTI, l’errore è tuo a non averlo mai colto fino in fondo.

 

Negli ultimi anni l’HT Factory era diventato un po’ come la nazionale di calcio: tutti la denigrano ma tutti si è allenatori. Tutti, almeno una volta nella vita, hanno sempre pensato che “se si facesse così quel posto diventerebbe una bomba”, ” se si facesse cosà questo posto esploderebbe”. In realtà l’Honky è SEMPRE stato una bomba.

 

Tutti avevano (hanno) da dire la loro perché in fondo tutti volevamo (e vogliamo) bene all’Honky.

 

Questo articolo sta diventando il festival dell’ovvietà, me ne sto accorgendo mano a mano che lo scrivo. In realtà ogni parola deve essere letta e automaticamente subito dopo bisogna farsi un po’ l’esame di coscienza. Sto avendo la fortuna di scrivere un articolo su Punkadeka, quindi analizziamo la chiusura di questo locale da un punto di vista punk: facciamo finta che dall’1 gennaio 2021 si può tornare a suonare dal vivo in elettrico, sui palchi, con davanti le persone IN PIEDI e senza mascherina, si torna a pogare cazzo. Tutti felici. Eh no, perché il posto perfetto per fare queste cose ha chiuso. Tutti tristi di nuovo.

 

Perché lasciatemelo dire, durante il lockdown abbiamo avuto quella enorme opportunità che si presenta solo in momenti di crisi pensante. La gente già prima non andava più ai concerti, vuoi per noia, vuoi per necessità(?!). Mi sorge una domanda: perché cazzo durante la quarantena avete continuato a fare concerti OGNI SANTO GIORNO dalla vostra cameretta in diretta streaming su Facebook? Come sempre ci siamo fatti un enorme autogoal.

La gente si è di nuovo rotta le palle prima di ritornare a vivere i locali, tanto vale non uscire e stare in casa di nuovo. Ma fermiamo qui il discorso, non voglio aprire il vaso di Pandora. Si sta parlando di tutt’altro. Ma questo pensiero non è messo lì a caso…

 

Mi ricollego, per concludere, aggiungendo un’altra piccola nota polemica, concedetemelo: visto che queste quattro righe si sono trasformate in un fiume in piena (non volevo ma l’ho fatto) vorrei chiedere a tutti quelli che hanno scritto parole di cordoglio o commentato con parole dolci la chiusura del posto in questione: negli ultimi mesi (pre covid) dove diavolo siete stati? Facile piangere quando un posto così chiude, ma la vera sfida è e doveva essere andarci sempre (e da sempre). Purtroppo ora l’Honky è chiuso ed è UN PECCATO PER TUTTI. Se avessimo tutti capito prima l’essenzialità di questo posto, forse una decina di serate in più le avremmo anche fatte e forse una mano in più gliela avremmo data per sopravvivere in questo periodo così brutto e difficile.

 

Manca più di qualsiasi altra cosa al mondo: un posto dove andare, dove stare a contatto con altra gente e soprattutto un posto dove ascoltare musica.

 

Ora le domande che dobbiamo tutti porci sono: adesso dove vado? dove vado a bere? dove vado a sfogarmi dopo una giornata/settimana/periodo di casini generali? dove vado a vedere un concerto? Beh, un’alternativa validissima che può e poteva rispondere a queste domande ha chiuso.

 

Dio quanto ci manca l’Honky…

 

Scritto da: Stefano Crippa (Stefanino!)

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