MODENA CITY RAMBLERS: Viva la vida muera la muerte

Vi chiederete cosa ci fanno i Modena City Ramblers su Punkadeka? Dai su che vi ho visti ai loro concerti a pogare come dei dannati ed ora vi fate tante menate a leggere questa recensione?

Io i Modena li ho conosciuti circa 13 anni fa, quando suonavano ancora al vecchio Onirica di Parma, mi ricordo che erano davvero una moltitudine, non sapevano suonare, ed avevano la carica che ancora oggi li distingue in mezzo a tante produzioni major, ebbene si, sono su major ma che importa se lo spirito rimane intaccato? Lungo il loro percorso hanno dimostrato come si puo’ realizzare un sogno e mantenersi integri nella propria musica e alle idee, magari qualche sbandamento ma piu’ che uno sbandamento vuol essere una ricerca verso una sonorita’ distinguibile ed innovativa.

I Modena con questo “Viva la vida muera la muerte” ci sono arrivati e vi consiglio un ascolto dedicato e libero mentalmente per poter giudicare.
Musica e testi sono in relazione perfetta tra loro rendendo una immagine di colori infiniti alle parole che scorrono sulle note in simbiosi tra loro.
Magari non sono le sonorita’ piu’ ruvide dei Floggin molly o di altre band ispirate al sound irlandese o etnicamente world ma, un pò di dolcezza ci vuole, forse una produzione troppo sopraffina ha tolto ai modena quell’anima che si ascoltava in “Riportando tutto a casa” o “la grande famiglia” forse qualcuno li avrebbe voluti piu’ vicini a sonorita’ alla Dropckic Murphis o Real McKenzies ma è giusto cosi’, ognuno deve scegliere la sua strada ed i Modena dopo tutte le vicissitudini sono ancora qui tra noi ed è questo l’importante.

“Viva la vida muera la muerte” apre con il ritmo skancheggiante ed è il brano che sicuramente sara’ scelto come singolo, traino dell’album anche per il messaggio che è MOLTO positivo ed in questo periodo c’è bisogno di positivita’.
L’ironia di “El presidente” che sembra premonitrice di certe storie che in questi giorni si sono avverate e continuano ad avverarsi, mai mettersi contro il presidente, ci pensa lui a tutti noi, magari il credera’ che è un elogio alla sua persona vista la sua supponente onnipotenza, il presidente Comunista.Scorrendo tra le 12 tracce c’è la bellissima “Ramblers Blues” e poi “I cento Passi” che racconta la storia di Peppino Impastato, un vero comunista, che voleva cambiare il mondo ma il mondo lo ha ucciso, in concomitanza a poche ore di distanza da un evento che ha nascosto la sua vicenda ma che non è passata inosservata poichè persone di quel calibro lasciano sempre il segno, una storia da non dimenticare.
“Mira Nino” e ancora “Ebano” la storia di una ragazza come tante che migrano dai loro paesi in cerca di una vita migliore e poi…

“Stelle sul mare”, “Lontano”, dolce e delicata dove ogni luogo non è lontano, “Al Fio’mm” inno alla terra, e al grande fiume che l’attraversa, il fiume e la terra che ti donano la vita, la tua storia, che ti lega e ti rende riconoscibile e riconducibile ad esso attraverso il suo corso.

A questo punto potrebbe essere il brano che prendera’ il posto di Contessa nei Live dei MCR? Potrebbe.
“Il testamento di Tito” è di per se un grande brano e nell’esecuzione e i M.C.R. lo hanno trattato con i guanti. La storia di Tito che con Dimaco sono i due ladroni crocifissi insieme a Gesù. (“Il testamento di Tito” un brano di De Andre’ che ha 34 anni, compreso nell’album “La buona novella” album di cui consiglio l’ascolto).

“Altri mondi” per poter pensare insieme ad un mondo diverso da quello odierno, perché un altro mondo è possibile solo se non resta uno slogan da urlare alle manifestazioni ma impegnandosi con le proprie possibilita’ affinché ogni attimo sia migliore da quello precedente, se solo riuscissimo a dedicarci agli altri disinteressatamente e oltre le paure.
Ormai i MCR ci hanno abituati alle ninne nanne ed ecco al termine del CD una bella “La fola ed la sira” una bella ninna nanna per condurci lentamente fuori da questo mondo e portarci all’interno di una sfera magica dove poter sognare un mondo diverso un mondo possibile…solo se lo vogliamo veramente e al di fuori delle logiche che tendono ad inquadrarci ed inserirci in qualsiasi movimento, denominazione, distinzione, colore della pelle, lingua, etc etc…

Grazie Modena…”ci incontreremo ancora un giorno” sulla strada.

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