NOFX: First Ditch Effort

Solitamente un album mi piace quando è amore al primo ascolto. Non posso dire che questo album mi abbia colpito al primo ascolto ma l’ho quantomeno apprezzato dopo vari.

In parte credo sia dovuto al fatto che con First Ditch Effort non stiamo ascoltando niente di nuovo e dopo il tredicesimo album in studio non credo che i NOFX abbiano veramente qualcosa di nuovo da proporre ma semplicemente che questo album sia la naturale prosecuzione della loro florida carriera.
Anche se quando penso ai NOFX, penso inevitabilmente a PUNK IN DRUBLIC o a PUMP UP THE VALUUM, quando Linoleum e Total Bummer erano pezzi inarrivabili, credo che in fondo tutto ciò sia abbastanza normale: o diventi un tamarro atomico alla Dexter Holland e spari fuori cose tipo Cruising California (Offspring RIP) o prosegui sulla tua strada, che fondamentalmente è quella che ti ha portato al successo.

Come il punk insegna, i 13 brani dell’album superano a malapena i 30 minuti, e, come detto, sono pezzi piuttosto classici in perfetto stile NOFX: su alcuni punti di Dead Beat Mom mi veniva perfino da canticchiare Thank God it’s Monday, mentre alcuni più tirati come Ditch Effort e It Ain’t Lonely at the Bottom.

La cosa che mi ha colpito maggiormente in realtà è la serietà di questo album, che quasi si può parlare di una trovata maturità, di una nuova consapevolezza.

Troviamo infatti pezzi sofferti come Happy Father’s Day in cui Fat Mike dopo un giro malinconico di basso urla il suo diniego verso il padre; I’m sorry Tony dedicata all’amico (Tony Sly, leader dei NUFAN) prematuramente scomparso con il piano iniziale di El Hefe che già ti trasporta nel mood e Generation Z in cui la rabbia verso un futuro incerto viene espressa anche dalle figlie degli stessi ai cori.

Per la maggiore i brani cantano le gesta dei nostri, di anni passati tra droghe, alcol e farmaci, spingendosi sempre oltre qualsiasi limite: ne sono una prova Six Years On Dope, Oxy Moronic, I Don’t Like Me Anymore e California Drought. Molti i richiami alla recente autobiografia della band californiana. (The Hepatits Bathtub and Other Stories)

Non mi soffermo troppo sulle sonorità poiché a parte qualche intro e coro qua e là sono le stesse che ben conosciamo e ricordano molto quelle dei vecchi album. A mio parere questo disco vuole puntare più sulla comunicazione, su quello che hanno da dire: tante anche le parti parlate su un disco di mezz’ora.

Anonime I’m a Transvest-Lite e Bye Bye Biopsy Girl, degna di nota invece Sid & Nancy.

Nell’insieme si può parlare di un bel disco e chissà che con la riabilitazione non arrivi anche la svolta!

TRACKLIST

  • Six Years on Dope
  • Happy Father’s Day
  • Sid & Nancy
  • California Drought
  • Oxy Moronic
  • I Don’t Like Me Anymore
  • I’m a Transvest-Lite
  • Ditch Effort
  • Dead Beat Mom
  • Bye Bye Biopsy Girl
  • It Ain’t Lonely at the Bottom
  • I’m So Sorry Tony
  • Generation Z
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Rimani aggiornato con tutte le news direttamente nella tua inbox!

Iscriviti alla newsletter, inserisci la tua email:

Iscrivendoti accetti il trattamento dei dati (D.L.196/03) NO SPAM! Potrai disiscriverti in qualisasi momento.

Previous Article

PAY: CANZONI PER GENTE CHE NON SI FA PIU

Next Article

LOS FASTIDIOS: 1991-2016, 25 Rebel Years

Spotify Playlist
Potrebbe interessarti..
Total
0
Share

Cosa aspetti?

Rimani aggiornato con tutte le news di Punkadeka.it direttamente nella tua inbox!

Inserisci la tua email


Iscrivendoti accetti il trattamento dei dati (D.L.196/03)
NO SPAM!
Potrai disiscriverti in qualisasi momento.