PROPAGANDHI: Today’s Empires, Tomorrow’s Ashes

Finalmente dopo quattro lunghi anni di attesa possiamo parlare nuovamentedei Propagandhi avendo tra le mani un disco nuovo. A dir la verità questolavoro era già pronto da un anno e mezzo, soltanto che i tanti impegni delcombo canadese ne hanno rimandato la pubblicazione ad inizio 2001. Possiamoperò subito dire che il tempo non sembra passato invano e che questo “TodayEmpire’s…” è un colpo veramente ben assestato alle nostre orecchie. Unterzetto iniziale da panico, con “Mate ha Moris…”, “Fuck the Border” e latitle track in rapida successione, e sono già tre canzoni che da solevarrebbero il disco. Ma le altre 11 tracce non son da meno, brani che sidestreggiano tra l’Hc più duro e brutale ed il punk di matrice californiana.E così il disco fila via veloce con canzoni di sicuro impatto ed effettoquali “Natural Disaster” o “Ego Fum Papa”, i soliti testi al vetriolo,ancora più aspri se possibile che in passato, sulla società americana emondiale, un’attenzione per il dettaglio non comune e un songwritinginvidiabile. Questo è uno di quei dischi importanti, con 14 canzoni su 14memorabili, un’ “opera punk” come non se ne vedevano da “So Long andThanks…” dei NOFX (almeno per il sottoscritto!), un lavoro per cuisicuramente è stato bello aspettare quattro anni. Sicuramente il gruppovuole distaccarsi dalla tradizione californiana e propone una ricettaleggermente più dura nella musica e molto più dura nei contenuti, contenutiulteriormente ribaditi in una spettacolare traccia CD-ROM che troviamoall’interno dell’album, in cui si parla di politica come di alimentazione,di musica come della società; l’atmosfera dei testi è molto pessimistica edi proclami del libretto sono una “chiamata alle armi” per tutto il popoloche si sente contro questo stato di cose. Muscoli e cervello, parole emusica, questi sono i Propagandhi nel 2001, e la loro nuova label “G-7Welcoming Commitee” si propone di portare a quante più persone possibili ilverbo che loro vanno predicando. Sembra che saranno nel carrozzone del “FatWreck Tour”, e così noi europei potremo rivederli dopo anni; quale migliorbiglietto da visita per un gruppo che un disco come questo? Da non perdere.

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