(versione lunga del titolo: “i 3 concerti preferiti A MIO GUSTO, scegliendo fra Venerdì Sabato e Domenica, escludendo gli headliner che sarebbe troppo facile così, ricordatevi che è un gusto personale e non rompetemi se non siete d’accordo”)
Si è appena conclusa l’edizione 2025 –“iniziata con il fuoco e terminata con un’alluvione” per citare un post su Facebook che riassume l’inizio con il pre-show funestato dall’esplosione di una centralina elettrica esattamente nel luogo del concerto e il finale con un’alluvione da blackout durante l’ultima mezz’ora dei Peawees- e mi trovo il Lunedì mattina a casa, con una marea di foto e soprattutto grandi ricordi e nuova musica da ascoltare.
Il PRR si conferma ancora una volta il miglior festival (punk e non) italiano, con l’amore che trasuda da parte di organizzatori, volontari, pubblico, band.
Risulta difficile riassumerlo in poche parole, figuriamoci se dovessimo fare un live report completo delle quasi 40 band che si sono esibite, ma è anche difficile trasmettere l’atmosfera che si trova arrivando all’Edonè di Bergamo. In queste poche righe cercherò di condividere le emozioni provate a livello personale grazie a tre gruppi (più uno), ma ognuno avrà sicuramente vissuto in maniera diversa i gruppi che preferiva, non c’è un migliore o un peggiore, c’è solo chi ha dato più emozioni alla singola persona.
Chi non viene al PRR non può capire, e chi è venuto spero che possa ricordarsi come ci si sente a stare schiacciato sotto un palco senza transenne, oppure a stare a distanza godendosi hamburger vegano e birra, o chiacchierare con amici mentre qualche band sta suonando qualcosa di magico.
Gambe di Burro (Venerdì 18)
Il Venerdì sera all’Edonè è più facile sentire fra il pubblico espressioni come “Figa uè” che non “Pota alüra” – ho già esaurito gli stereotipi brianzoli e bergamaschi, ma il concetto è che sembra che l’intera scena della Brianza Punk si sia trasferita a Bergamo per una notte.
Le Gambe Di Burro sono local heroes per la Brianza, il loro scioglimento prematurissimo (dopo un demo, un 7″ e un album) a inizio millennio li ha cementati nella leggenda locale prima ancora che potessero sfondare a livello nazionale, e le reunion del 2007 al Bloom e del 2011 al campo di Rugby di Monza (seguita da un capodanno bresciano) sono state da lacrime. Erano QUATTORDICI anni, quindi, che non li si vedeva su un palco, è comprensibile l’emozione nell’aria.
45 minuti a disposizione sembravano pochi, ma al ritmo di one-two-three-four riescono a infilare 18 brani, sostanzialmente quasi tutto il loro disco e il 7″, mentre chi aspettava di sentire una massiccia presenza da BabbazBabbazBabbaz si è dovuto accontentare di Hey Michi e La Maglietta Dei Los Ramones. Il pogo è stato selvaggio, i singalong urlati a squarciagola ancora di più, si è rimasti tutti soddisfatti dell’esibizione e vedere l’abbraccio di gruppo mentre Taska lascia il basso a Giacomo fa sciogliere i cuori.
Nota di costume: solo Raffaele Burro indossava ancora le All-Star, per il resto ai piedi dei musicisti c’erano addirittura Adidas e un mocassino!
Kingons (Sabato 19)
C’è da ringraziare ogni singolo giorno il “frontman” del Punk Rock Raduno, Franz Barcella, per aver messo in piedi da anni questo favoloso festival (e stiamoci attenti: più volte nel weekend ha pronunciato la frase “se riusciremo a farlo ancora / se potremo rifarlo” e varianti del genere, una cosa che mi fa venire i brividi).
Ma il quadruplo ringraziamento di quest’anno è per aver invitato i Kingons. Vengono dal Giappone, hanno fatto un “fly-in” (insomma sono venuti apposta per il festival, e non è una cosa che costa poco!), hanno suonato 45 minuti e hanno distrutto tutto e conquistato i cuori dei presenti.
Vorrei dire che non è solo questione di look, che già solo il loro garage-punk basta per far innamorare tutti di loro, ma quando si suona dal vivo non si può prescindere da una presentazione stellare.
E’ come avere sul palco quattro Joey Ramone asiatici vestiti come camerieri che saltano come molle in sincronia, arrivano lanciando una cintura da wrestling, cercano a tutti i costi l’interazione con il pubblico spingendosi sempre più in là… fino a posizionare una scala nel mezzo del pogo, arrampicarcisi e lanciarsi sulla testa della gente. Fanno un casino assurdo, finito il loro set il banchetto del merch è preso d’assalto con le magliette esaurite nel giro di pochi minuti. Il Punk Rock Raduno è la sede perfetta per assistere per la prima volta ad uno show del genere, perché è pieno di gente ben disposta a dare una chance a un gruppo che magari non ha mai sentito prima, e la band trova abbastanza spazio per mettere in scena tutti i loro trucchi.
Unico dispiacere personale: non averli conosciuti prima, in modo da poter urlare anche io i testi delle loro canzoni.
Sack (Sabato 19 – bonus track)
Questo è un gruppo bonus, perché sì.
“Siamo i Sack, e dobbiamo suonare dopo i Kingons. E adesso come facciamo?”
Si presenta così Kody Templeman al pubblico di Bergamo, ma in circa 10 secondi il pubblico scopre che in effetti la band può fare veramente tanto: il loro set di street-punk è super-intenso, trasuda passione, violenza e cori memorabili. Sono un gruppo da andare subito ad ascoltare a casa, ma più che sulla performance dei musicisti, spenderò due righe per elogiare l’elemento più enigmatico presente sul palco.
Fisico da hooligan, petto nudo con scritto a pennarello il nome del gruppo, sguardo ubriaco da subito, si siede su una panca davanti alla batteria con una mega borsa termica e ha due compiti: passare una lattina appena il cantante si gira, e guardare negli occhi le prime file per controllare se cantano. Ogni tanto si alza, chiede da accendere alla prima fila, si fuma una sigaretta. A fine concerto ho contato 14 Moretti vuote sul palco. I-D-O-L-O. Guardatelo nelle foto qui sotto, anche se ho paura che legga queste righe e possa venirmi a cercare.
Stesso rammarico che per i Kingons: non aver conosciuto prima le loro canzoni, per urlare insieme a Kody.
Plakkaggio (Domenica 20)
Due bassi, due chitarre, cantante e batteria: la maggior parte degli alfieri (e unici rappresentanti) della scena New Wave Black Heavy Metal OI è partita da Colleferro alle 6 di mattina, ha suonato il concerto alle 18.45, ed entro le 20 era già di ritorno verso la provincia laziale. Se non è amore per la musica e il Punk Rock Raduno questo…
Il tour di Verso La Vetta sta per finire, ma già promettono che “purtroppo uscirà un nuovo disco”, e nel frattempo ci intrattengono gli inni alla Rivolta, gli elogi alla Birra In Lattina (possibilmente tiepida, e rigorosamente senza glutine per Deleterioth), ci ricordano che non c’è niente di male se cantiamo ad altissima voce una cover degli 883.
Il pubblico passa da “molto interessato” al pogo più totale, non male per un tardo pomeriggio domenicale.
Assortimento di foto e commenti finali!
Come dicevo in apertura di questo luuuungo articolo, è difficile fotografare tutto e parlare di tutto quello che succede al Punk Rock Raduno. Andateci, e godetevelo in prima persona. Intanto, qui trovate scatti un po’ a caso – da vicino e da lontano, e senza didascalie, così dovrete trovare voi i Bull Brigade che “sono troppo grandi per suonare al Punk Rock Raduno ma hanno voluto loro tornare da noi”, la grande carica di Dulco Granoturco con i bambini, gli Unnameds sul Rookie Stage che metà dei 20 minuti a disposizione l’hanno usata per ottime cover dei Green Day, Helen Love che ha attirato la maggior parte degli stranieri over-50 presenti al festival, i Bad Frog, Dan Lumley che con gli Squirtgun Supersoaker si alza dalla batteria per cantare un pezzo degli Screeching Weasel, i Raptorz e le bandiere per la Palestina. No, niente Peawees. Maledetta pioggia.
Spero di vedere foto migliori, e più complete, pubblicate su queste pagine dagli altri inviati di Punkadeka!
























































Peccato che manchi il giovedì. Private Function hanno vinto a mani basse. TUTTO
Sempre un bel weekend a prescindere da chi suona 🙂
“Risulta difficile riassumerlo in poche parole, figuriamoci se dovessimo fare un live report completo delle quasi 40 band che si sono esibite, ma è anche difficile trasmettere l’atmosfera che si trova arrivando all’Edonè di Bergamo”
Parole sacrosante ??
Gabry Serra probabilmente ne faremo almeno 3 di report ?