QUARANTENA

Dopo un buon periodo di gavetta per i Quarantena giunge il momento di fare sul serio. Con ‘Tre’ la band piemontese fa il suo ingresso stabile nel panorama punk rock nazionale, con testi impegnati e tanta voglia di divertirsi.

 

 

Quarantena: a cosa dobbiamo questo nome per la band?

Giro: Ok, diciamo che il nome “Quarantena” l’abbiamo scelto, ormai anni fa, per un motivo fondamentalmente linguistico (era in italiano, suonava bene, e poi una sola parola secondo me “resta” molto più impressa) oltre che per il significato: la quarantena rappresenta banalmente una situazione di isolamento dalla realtà, che simboleggia in modo forte il nostro essere alternativi, ma anche il nostro essere “provinciali”, quindi tagliati fuori, un po’ anche geograficamente.

 

Il vostro debutto arriva attraverso This Is Core Music, come è nata questa collaborazione?

Giro: I ragazzi di This Is Core, Beppe e Frez, li conosciamo personalmente da anni (sono nostri compaesani), hanno esperienza da vendere e sapevamo che potevano fare un buon “lavoro” per noi. Quando abbiamo fatto il disco, i primi a cui l’abbiamo fatto sentire sono stati loro. Sono diventati subito i nostri interlocutori privilegiati, ci hanno aiutato nella realizzazione del video di “Ostalgia” e indirizzato in alcuni aspetti importanti per una band. Tutto alla grande, direi…

 

Quanto tempo avete impiegato a mettere in piedi il disco?

Giro: L’idea del disco vero e proprio (il nostro secondo, dopo l’esordio autoprodotto del 2007) è diventata concreta nella primavera del 2009, con l’entrata in formazione di Psyduck. Avevamo già diversi pezzi scritti, ma sentivamo il bisogno di sviluppare le idee in modo più vario ed originale, di fare insomma un lavoro che ci rappresentasse meglio. Da lì in avanti quindi, con l’aiuto di una chitarra in più, ci siamo messi ad arrangiare i pezzi già esistenti e a scriverne degli altri, fino ad arrivare alla scaletta definitiva di 14 canzoni con cui nel luglio scorso siamo entrati in studio. 

 

A cosa è dovuta la scelta del titolo?

Giro: Diciamo che volevamo un titolo astratto…

Psyduck: È un po’ un non-sense, un paradosso: è il secondo album e il primo registrato in quattro.

E poi c’è chi, come il nostro batterista Bruno, usa la parola “tre” come risposta a ogni domanda e come antidoto a ogni problema. Tre, in fondo, è il numero perfetto…

 

In un brano affrontate il tema del muro di Berlino. Cosa volete esprimere attraverso questo brano?

Giro: Il brano in questione prende spunto dal periodo post-caduta del muro e da quella che i tedeschi chiamano “ostalgie”. L’ostalgie è un sentimento abbastanza diffuso nei territori della ex-Germania Est: molti di coloro che vivevano al di là del muro (nella parte comunista) non hanno mai superato il trauma dell’abbattimento dei valori (uguaglianza e solidarietà, per citarne solo un paio) che il capitalismo ha spazzato via e guardano a quei tempi con una certa nostalgia. Il nostro messaggio vuole essere una provocazione. Il “non son pazzo se / io ti dico che / vorrei tornare a Berlino Est” è una critica a una certa presunzione capitalista del “noi siamo i migliori, solo noi facciamo le cose bene, tutto il resto è sbagliato”. Ne siamo così sicuri? Perché a quanto pare non tutti la pensano proprio così… Il tempo delle tanto propagandate verità assolute, con la crisi dei nostri giorni, vorremmo fosse davvero terminato.

 

I testi mi sembra abbiano molta importanza nella vostra dimensione di band. Quali sono le tematiche più care ai Quarantena?

Giro: Per noi quello dei testi è sicuramente un aspetto molto importante, forse uno di quelli che riteniamo caratterizzanti del progetto-Quarantena. Alla base delle nostre canzoni c’è una visione del mondo, che è poi la nostra… Purtroppo la realtà che ci circonda (e da qui il pessimismo che, dobbiamo ammettere, ha buon gioco nei nostri testi) offre innumerevoli spunti. Andiamo dalla precarietà di una generazione da 500 euro al mese (ne “L’eterno ritorno dell’uomo criceto” o in “Generazione crisi”), che è poi il “no future” che fu dei Sex Pistols se vogliamo, all’immobilismo provinciale (“La provincia”); dall’antifascismo, con una critica in particolare al revisionismo dei libri di Pansa (“Le teorie del però”), al quotidiano senso di straniamento e sconfitta (“La nausea” e “Il fine della storia”).

 

In sede di recensione ho parlato di hardcore melodico californiano accostandovi al marchio Fat Wreck Chords. In fatto di influenze quali band sentite più vicine al vostro stile?

Giro: La tua osservazione, chiaramente, non può che farci piacere. Il marchio della Fat Wreck è potremmo dire leggendario per il nostro genere… La California è tutt’oggi un sogno per noi abitanti di quest’Italietta, un sogno che quest’estate finalmente potrò realizzare. E non vedo l’ora di respirare l’aria della San Francisco Bay… Difficile scegliere, ma tra i miei gruppi preferiti della Fat Wreck ti citerei, oltre ai NOFX, Anti-Flag, Chixdiggit!, Propagandhi e i “nuovi” Teenage Bottlerocket e Cobra Skulls.

Psyduck: Da Gio, in studio, siamo stati accostati per alcune parti ai Social Distortion (nel nostro piccolo, chiaramente); per rimanere invece in tema di “California dreamin’”, ricorderei i mitici Dead Kennedys.

 

Cosa ascoltavate mentre eravate in fase di songwriting?

Psyduck: Da parte mia, sicuramente il punk-rock delle origini (Clash su tutti), senza dimenticare tutta una serie di gruppi più o meno vicini all’indie (Interpol, Skullywags, Arctic Monkeys) che rappresentano una parte importante del mio bagaglio musicale.

Giro: Io, a 27 anni suonati, non ho ancora abbandonato il punk-rock che ho scoperto quando ne avevo 14 o 15. Non tradisco il mio primo amore, o forse sono affetto da “sindrome di Peter Pan”… Sta di fatto che mi emoziono ancora come un bambino ogni volta che sento un pezzo dei Ramones.

 

Ascoltando oggi il vostro disco che ne pensate? Pregi e difetti?

Giro: I pregi, se ci sono, li lasciamo giudicare ad altri… L’unico pregio che conta, per noi, è quello di aver dato il massimo per avvicinarci il più possibile a quello che avevamo in mente. Il difetto? Forse potevamo mettere un paio di pezzi in meno…

Psyduck: Come ogni volta, riascoltando a posteriori, ti si aprono mille orizzonti, del tipo: “Ah, qui avrei potuto fare questo”, oppure “Potevo suonarlo un’ottava sotto…”. Però quello che conta è non avere rimpianti.

 

Per promuovere al meglio il disco cosa avete intenzione di fare?

Giro: Suonare, suonare, suonare.

Psyduck: Fare le interviste su Punkadeka… Grandi!

 

Qual è la vostra dimensione ideale? Quella live o in studio?

Psyduck: Assolutamente live.

Giro: Quella in studio, con Gio Bottoglia al Living Rhum, è stata un’esperienza fantastica e che ci ha lasciato molto (sia da un punto di vista umano, sia per migliorarci in vari accorgimenti musicali), ma lo studio è il mezzo, non il fine, che resta quello di suonare il più possibile dal vivo.

 

Fattore live? Avete in programma qualche appuntamento live?

Psyduck: Siamo in giro da gennaio e andremo avanti fino a fine 2011, almeno.

Giro: Stiamo cercando di “toccare” più zone possibili; comunque tutte le nostre date aggiornate potete vederle suwww.myspace.com/quarantena o suwww.reverbnation.com/quarantena. Chissà che non possiate trovarci a due passi da casa vostra.

 

Cosa vi ha spinto a formare la band?

Giro: Parafrasando liberamente Francesco Guccini, che tra l’altro è uno dei miei cantautori preferiti (e non solo per la pronuncia della “r” che ci accomuna), potrei dire “il tedio del vivere in provincia”. Quando hai 15 o 16 anni e vivi in provincia di Cuneo, che cos’altro puoi fare di un minimo costruttivo? Infatti, è incredibile pensare a quanti gruppi sono usciti fuori da qui, in vari generi… Ci sono gli If I Die Today o gli Stigma, ma anche i “vecchi” Insolito Medio e i Septycal Gorge. Ci sono stati anni in cui davvero tantissima gente suonava, ma ora anche nella nostra zona siamo leggermente in ribasso.

 

Progetti per l’immediato e futuro?

Psyduck: Non ti diciamo continuare a suonare, perché saremmo ripetitivi. Riuscire sempre a divertirci, nel bene e nel male.

Giro: Potrei dirti, per il futuro, arrivare a fare un terzo album ma oggi come oggi è decisamente prematuro. Il nostro principale augurio è che più gente possibile si “accorga” di noi. Ci sono tanti gruppi punk-rock in Italia, ma veramente tanti, che meriterebbero più spazio. E più attenzione. I primi tre che mi vengono in mente: Antefatti, Crancy Crock, Globage.

 

Chiudete pure a vostro piacimento!

Giro: Grazie mille di cuore allo staff di Punkadeka e alla nostra etichetta This is Core Music…

L’unico “appello” che posso fare è: supportiamo la musica live, ma soprattutto cerchiamo di tenere il cervello sempre acceso. Mai come in questo momento, ce n’è un maledetto bisogno. Bisogno di ribellione…

Psyduck: … e ci vediamo all’inferno.

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