PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

Quattro chiacchiere con THE RUMJACKS

Incontriamo la band di origine australiana, ma anche irlandese, italiana e americana, dalle sonorità Irlandesi poprio nel San Patrick’s Day. Venerdì scorso è uscito il loro ultimo album, ne abbiamo parlato insieme qui.

Prima intervista internazionale, premetto che conosco i Rumjacks solo di fama, mai visti live e mai acquistato un disco, ho chiesto questa intervista per curiosità mia, perché anche a 40 anni non si deve smettere di imparare.

Ciao ragazzi, benvenuti su Punkadeka, come state? Com’è la situazione da voi?
Ciao e grazie per averci ospitato sul vostro magazine!
Sfortunatamente tutto è ancora completamente bloccato, ma sembra che le cose stiano iniziando a prendere la strada giusta e si spera che entro la metà dell’estate ci possa essere una sorta di normalità in tutte le nostre vite.

Parliamo del disco “Hestia”, mi sembra di aver capito che ci sono state novità in quest’album…
Sì, siamo così felici di condividerlo finalmente con il mondo e la risposta finora è stata incredibile!
È stato un album davvero importante per noi da registrare e ci siamo goduti ogni secondo della registrazione.
Il fatto che Mike si sia unito a noi è stato un grande impulso e siamo tutti così orgogliosi del risultato.

Come siete arrivati a registrarlo a Milano ?! Con la situazione covid soprattutto … raccontaci come è andata …
Molte sfide ma molti risultati. Questo album è iniziato mentre tutti i membri vivevano in paesi separati durante una pandemia globale!
Mike ha fatto alcune serie di demo e tutti abbiamo condiviso idee e fatto ciò che potevamo da remoto.
Abbiamo avuto la possibilità di riunire tutti a Milano, in Italia, e ci siamo diretti tutti lì. Abbiamo lavorato ogni singolo giorno su pre-produzione, demo, scrittura, registrazione, riprese, ecc. Sapevamo di avere questa possibilità tutti insieme e abbiamo sfruttato al meglio ogni giorno. Siamo stati molto onesti l’uno con l’altro, abbiamo giocato con le idee e abbiamo tenuto conto delle opinioni di tutti.
Ho lavorato in un ambiente favorevole al supporto e finalmente ho iniziato a godermi il processo di registrazione della musica. Penso che si veda come risultato (direi che si sente ford e e chiaro, ndr).

Avete suonato in italia, cosa ne pensate della scena punk italiana (sinceramente!!)?
Penso che quando si parla di “scene alternative” o “punk” ci sia un po ‘di lavoro da fare.
Da quanto ne so, la scena punk in Italia (in particolare a Milano) era fiorente negli anni ’90 e prima. Band massicce come Punkreas e Shandon ecc.
Ora la maggior parte della generazione più giovane si attacca al mondo rock più mainstream come Muse e Foo Fighters ecc.
Sembra che la scena punk stia ricominciando a crescere molto lentamente e siamo più che felici di aiutare nella sua crescita, se possiamo.
Le persone la adorano ancora, ma non hanno bisogno di sostenerla solo quando si tratta di grandi festival, devono arrivare in luoghi più piccoli per aiutare la scena e farla crescere, non solo ad alcuni festival in estate.


Conoscete altri gruppi folk punk italiani? Ne abbiamo parecchi molto validi qui da noi, sul momento mi vengono in mente LENNON KELLY (Cesena, Emilia Romagna), TULLAMORE (Pavia, Lombardia), DIRTY ARTICHOKES (Torino, Piemonte), UNCLE BARD AND THE DIRTY BASTARDS (Busto Arsizio, Lombardia), la cultura folk ed irish è molto ben radicata qui da noi.
Uncle Bard and the Dirty Bastard sono fantastici e abbiamo effettivamente usato il loro banjo per la registrazione di Hestia. Ho anche usato l’amplificatore per basso dei Los Fuocos mentre stavamo registrando! Grandi band. Adoriamo anche Punkreas, Shandon, The Magnetics e anche i nostri amici in Cloverhearts.

In Italia molto spesso fare il musicista, soprattutto nella scena punk, è considerato un semplice hobby, e qui di solito ci si divide in due fazioni: la prima che dice che col punk rock non si può guadagnare altrimenti si perde attitudine, mentre la seconda che si lamenta di non poter vivere di musica.

È così anche da voi o in Australia si può vivere di musica? E che ne pensate di chi dice che col punk non si dovrebbero fare soldi?
Per coloro che dicono che non dovresti fare soldi con il punk rock, devono capire che non c’è nulla di sbagliato nel mangiare un pasto e vivere una vita positiva in qualsiasi modo tu guadagni da vivere! Cresci:
Non ti rende più punk rock se non ti lavi e “suoni da povero”. È ridicolo. Il duro lavoro è un lavoro duro, non importa il lavoro. Le ricompense vengono con quello. La musica è un settore MOLTO difficile in cui fare soldi e come ho detto è un lavoro molto duro. Da fare e basta. NON guadagni con la musica in Australia, NON guadagni con la musica in Irlanda, NON guadagni con l’Italia. Devi esercitarti, registrare musica e fare un tour tour e tour. Tour ovunque. Fai un tour più di qualsiasi altra band e mettiti alla prova. Chiunque si sieda e si aspetti che il pubblico venga da loro è stupido. Esci e lavora sodo e fai un tour il più lontano possibile.



Argomento più leggero…Qual’é stato il momento di maggior soddisfazione nella vostra carriera?
Immagino che in generale sia possibile visitare luoghi che non avremmo nemmeno immaginato di visitare. Andare in Giappone o in Russia è semplicemente incredibile e così felici di essere in grado di farlo. Essere in grado di pubblicare un doppio LP durante una pandemia è sicuramente un punto culminante.

Consigliate ai nostri lettori qualche gruppo sconosciuto australiano
Consiglio vivamente chewing On Tinfoil! Inoltre, Blood or Whisky, Damien Dempsey, Takers and Users, United Bottles, Runnin ’Riot, Tour Alaska.

Spazio libero tutto vostro
Un enorme grazie ai nostri amici e fan italiani che ci hanno aiutato e sostenuto in tutti questi anni!

grazie ragazzi, spero di vedervi presto in Italia (sarebbe la prima volta per me)

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