Aaah, finalmente è tornata la bella stagione, i concerti all’aperto e tutto ciò che ne consegue.
E’ con grande entusiasmo quindi che ho raggiunto il Carroponte per il festival che riporta in vita i fasti del compianto Deconstruction tour che tante gioie diede a noi che abbiamo una certa età.
Location sempre fantastica, il Carroponte regala una visione del palco ottima da qualsiasi punto anche per i meno avvantaggiati verticalmente come il sottoscritto, quindi basta chiacchiere, veniamo alle band.
i DEAD PIONEERS salgono in perfetto orario sul palco, sono belli lanciati, hanno proprio voglia di spaccare…purtroppo se non capisci l’inglese, il tipo di punk che fanno è poco efficace: molto declamatorio, aggressivo ma senza una linea melodica che faccia apprezzare il cantato anche se non sai i pezzi. I testi di Gregg Deal toccano temi importanti, come razzismo, ignoranza, e crescere da nativo americano in un paese in cui il potere è in mano ai bianchi ricchi…gli ultimi due pezzi sono più classicamente punk rock, meno spoken word, quindi anche più coinvolgenti. Bravi, ma se non sai i testi ti perdi il 90%.
L’inizio del concerto dei THE IRON ROSES è funestato da problemi tecnici piuttosto frustranti che vanno a incidere anche sulla creazione di un dialogo col pubblico…la situazione viene salvata verso metà scaletta, e da lì in poi parte la macchina ed è uno spettacolo super coinvolgente; Nathan Grey (ex Boysetsfire) sa come recuperare e lui e Becky Fontaine finiscono il concerto portando il loro punkrock melodico e anthemico in mezzo al pubblico nel delirio. Non vedo l’ora di rivederli al Punk Rock Holiday.
Dopo di loro la melodia viene messa da parte e i COMEBACK KID iniziano a far volare le mazzate vere. Vorrei dire che mi hanno spaccato le orecchie (come spesso succede al Punk Rock Holiday), ma il volume della musica era tale che in qualsiasi punto del parterre si riusciva tranquillamente a fare due chiacchiere col vicino, con la musica in sottofondo, mentre loro picchiavano come pazzi e Andy Neufeld urlava come un indemoniato. Questo in un concerto hardcore non dovrebbe succedere. Il degenero che si scatena sulla conclusiva “Wake the dead” è sempre un’esperienza catartica.
PROPAGANDHI. Di loro dirò solo che il pubblico è stato un po’ statico fino a “and we thought nation?states were a bad idea”, li la gente si è svegliata un po’, ma io avevo da fare altrove. Mi dice un’amica che li conosce molto meglio di me, che è stata un’esibizione un po’ incolore.
Io nel frattempo ero stato risucchiato dal demone del capitalismo, visto che allo stand delle bevande il prezzo della birra è passato da 6 Euro la 0.40 dell’anno scorso ai 7 euro la 0.33 di quest’anno. It’s shrinkflation time, baby!
Ah, hanno suonato anche i PENNYWISE che invece avevano dei volumi molto più alti dei Comeback kid. Quello che mi stupisce è che anche se negli ultimi 10 anni, la band è passata dall’Italia 7 anni (non sono venuti nel 2020, 21, 24) l’entusiasmo per loro è sempre alle stelle. Buon per loro, per carità. Qui c’è la setlist di questo tour.
Gallery by Lisa Valvassori
ma un commento sul set dei Pennywise che erano gli headliner della serata zero?
sperando riescano a portare, anche se non più giovanissimi, un po’ di entusiasmo alla scena che ho vista calare terribilmente in termini numerici rispetto allo stesso concerto dei NOFX dello scorso anno o del punk in drublic di un paio d’anni fa dove c’erano si i Penniwyse ma non come headliner?