Gli Spectre si presentano alla scena con un disco nero che più nero non si può, a partire dalla sconvolgente copertina per poi entrare nelle viscere di un vinile cupo, spigoloso e terribilmente affascinante; “slow emotional death” è il frutto marcio di una società malata ed instabile, dove la band calca forte la mano per fomentare angoscia e palpitazioni, creando con la voce e le distorsioni un’atmosfera quasi insopportabile, ma dalla quale difficilmente ci si riesce a staccare.
La band comasca è formata da elementi piuttosto conosciuti ne solido movimento punk hardcore, mi ricordo infatti di averli visti con la loro precedente veste in un concerto epico al Barrio’s di Milano, ecco, di quel gruppo sento ancora tutta la potenza, qui però incanalata in maniera diversa, direi eccellente, che a me che non sono un esperto del genere mi ha fatto decisamente un’ ottima impressione; la produzione è poi il fiore all’occhiello di un disco che piacerà sicuramente ad una buona fetta di scena, sicuramente ai più curiosi, è tutto dannatamente preciso ed elegante, con la particolarità delle tracce tutte su di un lato, mica per niente l’etichetta che ha prodotto il disco si chiama Venti3.
Prodotto da Venti3, registrato presso il Real Sound Studio di Milano da Ette Gilardoni e l’ADSR Debcibel Recording studio di Carlo, grafiche di Emak Balia/Rita Malù, fotografia di Margherita e Cippa.
tracklist:
01. Boulder
02. Dead on One’s Feet
03. Slave
04. Find Me
05. 1334
06. Insects