“Lighten Up” vede il ritorno delle Bad Cop / Bad Cop, ma soprattutto segna una nuova fase della band: più autentica, più libera e pronta a sperimentare nuovi suoni senza compromessi. Abbiamo parlato con Stacey Dee, che ci ha raccontato il dietro le quinte della creazione del disco, il cambiamento nella formazione, le sfide personali e il messaggio di resilienza e speranza che accompagna ogni canzone. Tra storie di perdita, momenti di gioia e collaborazioni speciali, Stacey ci guida attraverso il cuore pulsante del nuovo lavoro della band, con il suo tono diretto, emozionale e pieno di energia.
Ciao Stacey! Prima di tutto, congratulazioni per il nuovo album “Lighten Up”! È un disco fantastico: un concept solido, un’energia pazzesca e tantissimi dettagli sia musicali che nei testi da scoprire. Se mi volessi aiutare a descrivere velocemente Lighten Up con quattro aggettivi, quali sceglieresti?
Figo, emotivo, curato, importante e aggiungerei autentico.
Cosa lo rende così importante e autentico?
Beh, in questo disco siamo state semplicemente noi stesse, senza farci produrre da persone che avevano già un’idea di come la nostra band dovesse suonare. Il disco è stato prodotto dal mio ragazzo, Michael Happoldt, che aveva già lavorato con Sublime e Slightly Stoopid, e il suo modo di produrre è lasciare che la band suoni liberamente. Abbiamo seguito quella strada e, grazie a questo, sento che finalmente abbiamo trovato il nostro suono autentico.
Cosa è cambiato rispetto al passato, da permettervi di trovare un suono più autentico?
Come dicevo, questa volta non abbiamo avuto né Fat Mike né Davey Warsop (due persone con cui avevamo lavorato ai dischi precedenti) coinvolti nella produzione. Ce lo siamo fatto a modo nostro, con persone che amiamo e con cui ci sentiamo a nostro agio. Nessuno ci ha detto cosa fare o cercato di cambiare le nostre idee. È stata la prima volta che abbiam fatto un disco fregandocene completamente di cosa pensassero le altre band o chiunque altro, e fregandocene pure di cosa stessero facendo gli altri. L’unica cosa che contava eravamo noi, la nostra band e la nostra famiglia. È stato liberatorio.
Il disco mostra una chiara evoluzione stilistica: non sentiamo solo suoni punk, ma anche influenze jazz (come in Las Ventanas) ed elementi dub (come in Note to Self). Cosa vi ha spinto a esplorare queste nuove sfumature sonore? È stato l’arrivo della nuova chitarrista a spalancare queste nuove porte?
Grazie per averlo notato! Sì, dato che stavolta non eravamo vincolate dalle opinioni di nessun altro, abbiamo semplicemente fatto quello che volevamo fare e che ci piaceva fare. Invece di scrivere i pezzi in studio, avevamo già le canzoni pronte e le suonavamo prima di registrarle, cosa che non avevamo fatto nei due dischi precedenti.
Amo il reggae, quindi ho scritto quel piccolo groove in “Note to Self” usando una drum machine Beat Buddy. Mi ero divertita a sperimentare con quello e a fare demo su un registratore digitale Tascam a 16 tracce, e alla fine è venuto fuori così. A Myra è sempre piaciuto. Avevo alcune liriche preliminari, ma qualche anno fa, tornando in macchina dall’Oregon a Los Angeles, ho riscritto tutte le parole nella mia testa durante il viaggio. Così, quando sono arrivata a casa, sapevo esattamente cosa volevo fare. Super divertente.
In più, avendo lavorato per anni con diversi gruppi hip hop underground di Los Angeles, è stata una benedizione riuscire a far partecipare 2Mex al brano, perché è una leggenda, e Karina Denike dei Dancehall Crashers e dei NOFX, che è una delle mie persone e cantanti preferite. È stato fantastico riuscire a mettere questo tipo di pezzo nel nostro disco. Un esempio di come siamo riuscite a fare quello che volevamo fare.
E “Las Ventanas” è STUPENDA!!! Alex ha studiato jazz in un collegio musicale. Sa un sacco di teoria musicale, il che ha fatto davvero la differenza in questo disco. Una sera, durante una prova, stavamo cercando di capire come costruire la canzone e, mentre parlavamo, Alex ha iniziato a suonare quel pezzo jazz e io le ho detto: “Quella… che diavolo è?” Ho pensato: dovremmo metterlo all’inizio della canzone, sarebbe così interessante quando entreremo nella parte punk. Poi, a metà brano, mentre cercavamo ancora di sistemare tutto, ho detto: “Perché non riportiamo quella parte jazz?” e Alex ha risposto: “Aspetta, perché non usiamo gli stessi accordi ma li modifichiamo un po’ così funziona meglio tornando nella canzone”. Io ho pensato: “ASSOLUTAMENTE SÌ!!!” E abbiamo continuato seguendo il percorso naturale della canzone finché non è venuta fuori così com’è. Alex ha avuto un ruolo enorme nel nostro suono in questo disco.
La partenza di Jennie Cotterill e l’arrivo di Alex Windsor alla chitarra devono essere stati un grande cambiamento dopo 12 anni di stabilità. Come avete vissuto questa transizione, sia a livello personale che creativo? L’ingresso di Alex ha cambiato il vostro processo di scrittura e collaborazione, e in che modo è riuscita a portare la sua personalità, riempiendo o forse trasformando lo spazio lasciato da Jennie?
Non è MAI facile cambiare membri di una band. E soprattutto perdere una persona così importante per la band, per la sua immagine e per la scrittura dei pezzi. Non è stato facile andare avanti senza Jennie, ma ce l’abbiamo fatta e abbiamo realizzato un disco che, personalmente, sento non avremmo potuto fare con lei ancora qui. È stata una delle sfide più dure: andare avanti e continuare a tenere viva la band. Ci sono stati momenti in cui pensavo che non ce l’avremmo fatta.
Ma abbiamo registrato un doppio lato A in vinile 7” chiamato “Shattered e Safe and Legal” e siamo riusciti a pubblicarlo! A quel punto ho pensato: “Ok, ce la possiamo fare!” e abbiamo capito come andare avanti.
Cercando un sostituto per Jennie, pensavo servisse qualcuno che potesse suonare la chitarra e cantare la terza armonia con noi, perché quella è sempre stata una parte del nostro suono. Alex non era quella persona, ma ci siamo resi conto che la nostra batterista, Myra, lo era. Conosceva tutte le armonie e le canta perfettamente. Quindi non avevamo bisogno che Alex cantasse. Questo le ha lasciato libertà totale di distruggere la chitarra, e l’ha fatto.
Quindi sì, il nostro suono è cambiato un po’ senza la scrittura di Jennie su questo disco, ma non abbiamo perso nulla nel canto, e penso che abbiamo effettivamente realizzato il miglior disco della nostra vita con la formazione che abbiamo adesso.
Lighten Up esplora temi come resilienza, perdita, introspezione e guarigione. C’è un filo conduttore che unisce tutte queste canzoni?
Penso di sì. L’idea di Lighten Up era proprio quella di chiedere alle persone di provarci. La vita è così dura. È brutale e spietata. Ma a volte le cose belle arrivano quando riusciamo a superare la parte più brutta. Quando diciamo: “Sì, questo o quello potrebbe distruggermi, ma e se lo usassi per diventare più forte e NON farmi rovinare?”
Ho passato gran parte della mia vita odiando tutto, me stessa e gli altri, perché vedevo solo il buio. Non sapevo nemmeno cosa significasse essere positivi. Ma ho avuto la possibilità di guardare le cose da un’altra prospettiva, dopo aver superato alcune delle sfide più dure della mia vita. La mia convinzione vera è: se ce l’ho fatta io… chiunque può farcela. La mia vita ora è fantastica e sono grata ogni giorno!
Il mio attivismo consiste nel cercare di aiutare le persone a guarire, a trovare la felicità, a scorgere la luce nel buio, perché è tutto intorno a noi, se scegliamo di vederla. Cercare di far concentrare le persone anche sulla bellezza nel mondo, perché ce n’è tanta. Credo che quando ci concentriamo sulle cose belle, sull’amore, sulla compassione e sulla bellezza, ne otteniamo di più. È così che funzionano le leggi dell’universo. Come mi ha appena detto mio zio: “È l’ordine naturale delle cose”!
In fin dei conti, dipende da ciascuno di noi decidere come percepire la vita, e onestamente credo che se riuscissimo a far concentrare più persone sulle cose belle, questo mondo cambierebbe in meglio.
C’è una canzone dell’album che ti tocca più personalmente? Perché?
C’e ne sono in realtà un paio… “Dead Friends” è una canzone davanti alla quale piango ancora quando la ascolto. È una storia vera e reale, nessun nome è stato cambiato. Racconta la mia esperienza personale di perdita enorme e dolore, e di come tutto questo mi abbia quasi distrutta. Mi mancano tantissimo tutte quelle persone. Hanno perso la vita così presto, tutti così giovani. Mi ha reso così, così, così triste per tanto tempo.
In realtà poi la canzone si è scritta da sola. Mi sono seduta ed è uscita fuori da me all’istante. Aspettavo da anni di scrivere quella canzone. E avevo quella canzone da anni. All’inizio la suonavo solo in acustico e non sapevo se sarei riuscita a trasformarla in una canzone delle Bad Cop. Ma sono così felice che ci sia riuscita, perché penso che racchiuda in sé tutto il disco. Alcuni amici a casa, che hanno ascoltato la canzone mi hanno ringraziata per aver mantenuto vivi i nomi dei nostri amici.
Mi piace anche tantissimo “Straight Out of Detox”. Amo il suo suono. Avrebbe dovuto essere il nostro quarto singolo, ma mi sono spaventata e all’ultimo minuto l’ho cambiata con “Disbelief”. Un’altra grande canzone, tra l’altro!!! (Haha). Ma “…Detox” racconta la storia della notte in cui la mia vita è cambiata per sempre. È anche il motivo per cui la copertina dell’album è quella che è. È stata una delle notti più difficili della mia vita, ma mi ha messa sulla strada che ha cambiato tutto.
Amo davvero ogni canzone di questo disco. Sono tutte super importanti e personali. “See Me Now” ha fatto piangere me e il mio ragazzo la notte in cui l’abbiamo ascoltata… dai, Front row seat in the clouds!! E lui ha amato così tanto la canzone che ha lottato perché fosse inclusa nel disco, ha fatto la demo e ha registrato tutta la strumentazione, tranne la batteria. È una canzone così importante per chiunque abbia avuto la sensazione che un genitore non ci fosse per loro nella vita e per capire come questo possa lasciare ferite che durano tutta la vita.
Avete incluso anche una cover, “Johnny Appleseed” di Joe Strummer & The Mescaleros. Cosa vi ha spinto a inserirla e come l’avete reinterpretata? La sentiremo dal vivo?
Haha, sì, l’abbiamo fatta. Semplicemente non mi sembrava che il disco fosse completo e ho pensato che ci servisse una cover figa. Prima d’ora non avevamo mai fatto una cover di qualcun altro su nessuno dei nostri dischi. Né l’abbiamo mai fatta solo per divertirci dal vivo.
“Johnny Appleseed” di Joe Strummer & The Mescaleros è una delle mie canzoni preferite di sempre. Amo tutto di quella canzone. Sentivo davvero che il messaggio che porta era lo stesso che volevamo trasmettere in tutto il disco, quindi era perfetta per noi. Inoltre, chiudere il disco con questa canzone, dopo un pezzo così intenso come Dead Friends, era un modo delizioso di concludere l’album.
Sapevamo che non avremmo fatto la cover nello stesso modo in cui l’avevano fatta loro, l’abbiamo fatta alla nostra maniera. E quando sono andata a cantarla, ho detto a Johnny — che ha prodotto e ingegnerizzato tutte le nostre voci sul disco — che sarei uscita a fare una passeggiata per cercare di “canalizzare” Joe. E lui ha risposto: “Va bene, ma dov’è Stacey in tutto questo? Facciamo risaltare la sua voce, sì, canaliamo Joe qui e là, ma rendiamola tua”. E così abbiamo fatto. Alla fine della canzone c’è il mio ragazzo che suona la chitarra acustica e il nostro tecnico e caro amico AJ Mejia che improvvisava assoli sulla chitarra elettrica, e suonava così incredibile che ho detto: “Aspetta… cos’è? L’abbiamo registrato?” E si è rivelato che era registrato! Che modo meraviglioso di chiudere il disco. E alla fine si sentono anche le api che ronzano nel mio giardino e il mio dolce gattino Hammy che fa qualche miagolio! Meh, potrei piangere a pensarci. Haha. Così toccante.
Quale differenza senti tra registrare un album e portarlo sul palco, specialmente davanti a un pubblico che vi segue da anni?
Abbiamo completamente cambiato il nostro show dal vivo. Ora suoniamo sei di queste canzoni nel nostro set e le spaccano! Siamo quasi in grado di suonare tutte le canzoni e non vediamo l’ora di poterle alternare. Ci impegniamo molto per far sì che i brani suonino proprio come li abbiamo registrati. Lavoriamo duro su canto e chitarra. Quindi, onestamente, non so se ci sia molta differenza.
Ho avuto la possibilità di vedervi dal vivo a Monaco qualche mese fa, ed è stato uno spettacolo fantastico! L’energia, il pubblico, tutto è stato perfetto. Sono sicuro che canzoni come “I4NI,” “All Together Now” e “Strugglinh’” saranno una porta d’ingresso nel mondo di Lighten Up e faranno parte della nuova scaletta, giusto? Quali vecchi brani manterrete? Quali sono le vostre aspettative per questo tour?
Awww, sono felice che tu ci sia stato, grazie mille! Si, suoneremo tutte quelle canzoni!!! Il nostro nuovo set SPACCA ASSOLUTAMENTE! Non vedo l’ora di tornare lì per farvi vedere quanto siamo migliorate. Abbiamo suonato lo stesso set per anni e anni… stava diventando noioso. Quindi siamo al settimo cielo di poter finalmente suonare queste nuove canzoni per voi. Suoneremo anche molte canzoni da Warriors e The Ride, e una o due da Not Sorry. Il nostro set è potente e forte! Grande energia! Grande attivismo! Grandi canzoni! Ha un cuore enorme! Spero solo che le persone vogliano venire a vederci, ascoltare i nuovi pezzi e sentirsi ispirate a connettersi!
Questo tour segnerà finalmente il vostro ritorno in Italia, dopo che il concerto del 2020 era stato cancellato a causa del COVID. Come ci si sente a tornare finalmente nel nostro Paese? E perché ci è voluto così tanto, nonostante nel frattempo abbiate suonato in altre date europee?
Non vediamo L’ORA di tornare in Italia. Ci dispiace davvero di aver dovuto cancellare per colpa del COVID! Non lo volevamo. Immagino che non ci siamo tornate prima perché i nostri agenti non sono riusciti programmati date lì. Non c’è stato niente di intenzionale. Vogliamo tornare sempre!
Poi potrebbe dipendere anche dalla durata dei nostri tour. Una volta potevamo stare via due mesi di fila… adesso il massimo sono tre settimane.
Abbiamo notato il saluto alla crew di “Grano Zero” nei crediti dell’album. Avrete occasione di passare a salutarli quando sarete a Milano? Avete in programma qualche sorpresa?
Vedo che abbiamo un giorno libero tra Milano e Lubiana, quindi spero disperatamente che questa volta riusciremo ad andarci. La crew del Grano Zero è come una famiglia per noi, fa parte della nostra vita da anni! Credo che siamo stati la prima punk band a venire al ristorante, e adesso ci provano in tante. È passato davvero troppo tempo dall’ultima volta che siamo stati lì. Appena finisco questa intervista chiederò al nostro tour manager se ci andiamo o no. Ha!
Durante il tour sarete affiancati per gran parte del percorso dalla band italiana Svetlanas. Avete già avuto modo di incontrarle o ascoltarle?
Sì, conosciamo gli Svetlanas da anni. Li abbiamo incontrati quando vivevano qui negli Stati Uniti e abbiamo suonato con loro spesso, sia ai festival che in club più grandi. Li adoro e penso che Olga sia tosta e importante. Olga è nostra amica! Non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno!
Non vedo l’ora di passare del tempo davvero divertente insieme in questo tour!!! I nostri messaggi sono gli stessi, solo che loro lo dicono in maniera ancora più hardcore. Il che è cooooool!
Dopo questo album e il tour, quali obiettivi vi ponete per il futuro?
Me lo chiedo sempre. Il mio ragazzo ha già iniziato a spingermi a tornare a scrivere il prossimo disco. È divertente, lascia piccoli indizi tipo: “Beh, magari dai un’occhiata al telefono e vedi quali appunti di canzoni hai, poi fai incontrare Myra in studio per vedere quali le piacciono e iniziate a fare jam, oppure magari dovresti prenderti un po’ di tempo stasera per sviluppare quella canzone su cui avete fatto jam al soundcheck”, haha.
In realtà voglio solo godermi tutto quello che riguarda Lighten Up adesso e non pensare troppo a cosa verrà dopo. Abbiamo aspettato così tanto che questo “bambino” nascesse ed entrasse nel mondo, che voglio passare un po’ di tempo con lui e dargli tutto ciò che merita. Ma forse vorrei anche fare qualche corso di cucina.
C’è un messaggio che vorresti lasciare ai tuoi fan — soprattutto a chi sta attraversando momenti difficili?
Sì, il mio messaggio per chiunque stia ascoltando è: ce la puoi fare! La vita è dura da morire, ma tu sei più forte. Puoi scegliere come affrontare le cose difficili: lasciarti distruggere o lasciarti rendere più forte. Per favore, scegli la seconda.
Per favore, cerca anche di vedere il buono nel mondo, ce n’è così tanto tutto intorno a noi… nei fiori, negli alberi, negli oceani, nei laghi e nei ruscelli, nei volti degli amici, nelle tue canzoni preferite. Puoi fare molto per te stesso, per la tua salute mentale e per il tuo modo di vedere il mondo. Prenderti cura di te, guarire te stesso, è la prima parte per guarire questo mondo.
So che ce la puoi fare!!!! Ti voglio bene!



