SUCCO MARCIO: Campione du mundo

Tornano i Succo Marcio da Como con il loro power-pop, iniziato ad essere conosciuto grazie al lavoro “Succo Cocktail all’arancia” e dal singolo “Muore il giorno”. Dopo di esso il quartetto lariano ha pubblicato “Anche lei era come tutte le altre”, passato a dir la verità un po’ inosservato, ed ora ci riprovano con “Campione du mundo”.

Nel promo arrivatoci compaiono sei pezzi. Il primo, “Campione du mundo”, è sinceramente un singolo che simboleggia la crescita artistica dei ragazzi, che si avvalgono anche di fiati e tastiere per dare un tocco in più alla canzone. Parla degli eroi del calcio anni ’80 ma anche degli eroi televisivi di quei grandi tempi, il pezzo ha un’atmosfera latina ed è molto divertente, decisamente i pezzo migliore del disco, anche se mettere insieme nello stesso testo Bud Spencer e pelè in questo contesto mi sembra troppo una forzatura.

Sembra che gli altri pezzi siano diversi, sia come contenuti che come forma, facendo guadagnare alla band molti punti sulla varietà e sull’abilità compositiva, cosa che mancava nel precedente lavoro, ma perdendone sull’impatto visto che parliamo di una punk rock band seppur melodica fino al midollo.

“Non ce n’è” è un tranquillo pezzo pop adatto all’estate, cantato da Mario e fatto da chitarre pulite con un gradevole giro di trombone ed un efficace ritornello, si continua poi con “la scimmia a tre teste”, lavoratissimo e ricercato brano pieno di effetti e di tastiere, che si presenta come la vera novità nel succo-style.
“La magia nera” è uno dei pezzi più riusciti, la canzone ripercorre un filo di ironia sulla storia dei Succo Marcio, che sembra condizionata da sempre dal malocchio, ed è forse il miglior passaggio tra l’album precedente e questo.

Chiudono con “Non eri tu”, un pezzo puramente Pop-Rock cantato dal bassista Campoli. Forse i Succo Marcio stanno pensando di diventare un gruppo pop e qualche indizio che avvalora questa ipotesi esiste ascoltando il promo. D’altronde, i miglioramenti tecnici ci sono, merito forse di qualche attento ascolto ai dischi dei Beatles o di qualche altro grande autore. Per una band che ha sempre dichiarato il proprio astio verso la trattazione di tematiche politico-sociali, dedicandosi quasi completamente a testi autobiografici, questo cambio di rotta non è stravolgente.
Ordunque, questo disco assomiglia ad un bivio, in vista del loro futuro musicale.

Permane comunque per ora il concetto di “punk rock adolescenziale”, disco quindi per i più “piccoli” d’età, il progetto è però curioso e vale la pena di sentirlo almeno una volta.

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