Talco al Locomotiv: vent’anni di energia, sudore, abbracci e resistenza collettiva

Venerdì 10 ottobre, al Locomotiv Club di Bologna, i Talco hanno fatto tappa con il tour del ventennale, offrendo uno show intenso e partecipato che ha ripercorso due decenni di carriera e impegno musicale. Un concerto che è stato molto più di una semplice celebrazione: un concentrato di memoria, sudore e militanza sonora, in perfetto stile punkchanka.

Per via del lavoro e del traffico arrivo un filino in ritardo, giusto in tempo per qualche veloce saluto, prima di entrare, spinto anche dal fresco dell’autunno, in un Locomotiv già bello che caldo dopo i live degli Stanis e dei Confine a cui era stato affidato il compito di preparare il terreno per il live della band di Marghera.

In pochi minuti il club si riempie mentre il brusio di voci lascia spazio allo squillo delle trombe de “L’odore della Morte” con cui i Talco decidono di aprire le danze. A ruota seguono “Bomaye” e “La parabola dei battagghi” prima di riceve il più che mai caloroso “benvenuti a tutti” da parte di Dema. Si prosegue senza troppe chiacchiere sulle note dell’esplosiva “Tarantella dell’ultimo bandito” e non serve certo un invito da parte della band per farsi trascinare nel vortice di cori, mani che battono all’unisono, pogo, voli e sorrisi contagiosi.

Le note di “Carovana”, “La sedia vuota”, “Testamento di un buffone” si intrecciano con pezzi più recenti tipo “Il tempo”, “Garage Jukebox” e “La roda de la fortuna” in un viaggio che attraversa in scioltezza due decenni di resistenza sonora. Ogni canzone diventa un manifesto, ogni pausa un respiro collettivo. I pugni si alzano su pezzi come “Bella Ciao”, “Danza dell’Autunno Rosa” e “Punta Raisi” trasformando il club in una piccola piazza antagonista.

Tra band e pubblico non c’è distanza, non ci sono barriere di alcun tipo e questo rende il concerto del Locomotiv ancora più bello di tanti altri visti in location si più grandi, in cartelloni più grossi ma forse in realtà più dispersive dal punto di vista della condivisione pura dell’energia che da sempre contraddistingue il progetto Talco.

Quel sound che intreccia punk, ska e folk mediterraneo sono marchio di fabbrica di un collettivo che non ha mai smesso di credere nella musica come strumento di aggregazione e lotta. Sul palco, tra fiati esplosivi e chitarre graffianti, la voce di Dema risuonava infatti come un richiamo alla resistenza quotidiana.

In una scaletta super ricca trovano facilmente spazio brani storici come Combat Circus”, “La mia città”, “Ancora”, “Sig. Presidente” e “Merlutz” in grado di trasformare il Locomotiv in un crocevia di energia, identità e partecipazione.

In un concerto dominato da un’atmosfera di pura festa, trovano spazio anche momenti di profonda intensità emotiva. Dema, a nome di tutta la band, dedica “Tortuga” al compianto Ruvido Cristiano Baldo, strappando un forte applauso da parte di tutti coloro che lo portano nel cuore. Poi si sofferma sulla difficile situazione palestinese: un passaggio sentito e in linea con l’impegno politico e sociale che da sempre accompagna i Talco. E a chi gli urla di suonare “St. Pauli” risponde picche, visto la presa di posizione poco chiara del club, con cui la band al momento non si ritrova più in linea.

L’encore finale concede spazio a tre brani altrettanto intensi: Muro di Plastica, “La Torre” e “Un’idea”, mentre “L’autunno rosa in 8 Bit” accompagna i titoli di coda e gli ultimi saluti tra pubblico e band.

I Talco si confermano una band che non suona solo per sé, ma con chi li ascolta. E quando il set si chiude, il sudore, la voce roca e i sorrisi raccontano la stessa cosa: che vent’anni dopo, la loro musica continua a unire, a far pensare, a far ballare.

Questa fotogallery raccoglie alcuni dei momenti più significativi della serata: il sudore del palco, la luce rossa che taglia la nebbia del club, i sorrisi tra un brano e l’altro, e la potenza di un pubblico che, ancora una volta, ha dimostrato che la musica indipendente può essere politica, popolare e profondamente viva.

 

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