THE NEW STORY

Ecco arrivare sulla scena una band che spero vivamente ci possa dare tante soddisfazioni a livello internazionale. Si chiamano “The New story” e con un ottimo primo album intitolato “Untold stories” vanno ad inserirsi nel filone melodico del pop/emo/punk. Per conoscerli meglio siamo andati a farci quattro simpatiche chiacchiere con loro.

Bene ragazzi, prima intervista quindi a voi l’onore di presentarvi ai lettori di Punkadeka.it

Un saluto a tutti! Siamo Johnny, Alex, Fabio e Danny, ovvero The New Story, veniamo dalla zona di Milano/Como e il nostro disco di debutto “Untold Stories” è in uscita proprio in questi giorni su Freshman Records, distribuito in Italia da Ammonia Records / Edel. Il disco uscirà in licenza anche in Giappone il 10 maggio su Kick Rock Music.

Un paio di anni fa recensivo sulle pagine di Punkadeka.it un buon Ep (“Going nowhere”) di un gruppo che si chiamava N.Flunders. Quel gruppo ormai non c’è più perché ha lasciato il posto ai “The New story”. Come mai avete deciso di cambiare nome?!

La celta di cambiare nome viene dal semplice fatto che la formazione, ovviamente rispetto a “Going Nowhere” (che è del 2002) ma soprattutto al disco del 2003, “Honeymoon On The Moon”, è cambiata quasi completamente. Inoltre il nostro modo di fare musica è maturato parecchio nell’ultimo anno e mezzo e sentivamo il bisogno di “rilanciarci” con un nome che ci rappresentasse un po’ di più e nel quale ci potessimo riconoscere maggiormente. E poi, diciamocelo, non suona più professionale così? hehehe

Gli ormai “defunti” N.Flunders sono diventati celebri al grande pubblico per un fortuito episodio avvenuto sulle frequenze di Mtv. Mentre sul palco si stavano esibendo i Green Day per uno showcase qualcuno lanciò un vostro sticker e venne letto in diretta da Billie Joe. Raccontaci bene come è avvenuto quell’episodio e che emozione avete provato in quel frangente. Devi riconoscere che una botta di culo cosi grossa difficilmente capita!

Non pensavamo che quell’episodio ci avesse reso così “celebri” ai tuoi occhi! Semplicemente il nostro chitarrista, Fabio, è un fan malato dei Green Day e quel giorno si era portato qualche adesivo di N.Flunders da regalare in giro e ha avuto l’idea di darne uno a Billie Joe durante lo showcase. Lui l’ha preso, ma sinceramente non pensavamo l’avrebbe mostrato addirittura alla telecamera. Diciamo che l’avvenimento in sè non ci ha cambiato la vita “artistica”, semplicemente ci ha fatto molto piacere che un personaggio che stimiamo molto abbia interagito così con noi.

Ma ora veniamo al presente. Il nuovo, anzi primo, full-length di THE NEW STORY esce nei negozi proprio in questi giorni. Parlaci del percorso creativo che c’è stato dietro non tralasciando però gli aneddoti più scabrosi.

Abbiamo iniziato a lavorare al disco verso novembre del 2004. Siamo stati una prima volta in studio a marzo del 2005 per registrare un promo di 6 pezzi. L’abbiamo proposto a diverse etichette e abbiamo avuto parecchie risposte positive, ma richiesta esplicita di un numero di brani sufficiente per far uscire un full length. Così, dopo una ventina di date in Europa tra primavera ed estate, ci siamo rimessi al lavoro, passando tutto agosto (altro che vacanze!) a scrivere altro materiale, curando (e per forza di cose litigando e discutendo su tutto), ogni particolare. A settembre 2005 finalmente siamo tornati in studio per completare il disco, e ora eccoci qui! Abbiamo registrato all’Hate Studio di Vicenza, che sentiamo davvero di consigliare a tutti per la professionalità e la bravura (ma anche le stronzate che si dicono ogni 2 minuti) che caratterizzano i due personaggi che ci lavorano (Luca Spigato e Maurizio Baggio)! Poi l’abbiamo masterizzato al New Sin Studio di Treviso con Luigi Stefanini: lui non l’abbiamo mai incontrato di persona ma ha fatto un lavoro davvero eccellente!

Confesso che l’album mi ha piacevolmente sorpreso per due motivi principalmente. Il primo motivo è che lo ho trovato un album onesto e sincero, data la vostra inclinazione verso la melodia nata in tempi non sospetti, ma soprattutto per l’alta qualità espressa nei 9/11esimi delle canzoni. Le uniche note dolenti trovo siano quelle due tracce iperglicemiche in stile “paraculista”. Come sono nate e confessateci quanto c’è stato di studiato dietro e quanto di naturale. Trovo che ci sia troppa differenza tra quelle e il resto dell’album e confesso pure che sebbene siano artisticamente valide a me non piacciono.

Siamo contenti che il disco ti sia piaciuto. Diciamo che l’argomento “melodia” per noi è importantissimo. Quando scriviamo partiamo assolutamente dalla melodia della voce: se ci convince pienamente allora proseguiamo con la stesura del brano. Il discorso sulle canzoni un po’ troppo “zuccherose” ci aspettavamo sicuramente che uscisse da un punk come te!

Grazie per il complimento Alex.

A parte le stronzate, sinceramente non ci siamo mai messi a fare troppi calcoli su cose tipo “questa canzone piace alle ragazzine”, “questa va su MTV” o “i Simple Plan ci fanno un baffo”: la differenza tra i brani che tu individui nel disco è dovuta semplicemente al fatto che a noi piace essere vari e non fare un album di canzoni tutte uguali. Ogni canzone è venuta fuori in modo del tutto naturale; è ovvio che qualche idea l’abbiamo scartata perchè pensavamo non funzionasse molto a livello melodico, ma, come tu stesso dici, tutto quello che senti è totalmente onesto e sincero. Sicuramente non tutti possono condividere certe scelte, ma apprezziamo la tua critica e comprendiamo perfettamente la tua posizione nei confronti di certi brani che possono sembrare “paraculate” alle orecchie di qualcuno che non sa bene che lavoro c’è dietro.

Anche un’altra traccia fa parte del filone musicale del “paraculismo”, questa volta in senso positivo, ed è la cover di Torn che spacca davvero di brutto. Quando e come vi è venuta in mente l’idea di fare questa cover? Quanto ha contattato nella scelta del pezzo il fatto che Natalie Imbruglia è una gnocca assurda?

Anche con gli N.Flunders avevamo inserito una cover nel disco e ai tempi si pensava di inserirne una su ogni successivo lavoro giusto per cimentarsi con generi diversi dal nostro. Così anche per questo disco avevamo cercato possibili canzoni da riarrangiare (ti assicuro, ne abbiamo provate tante altre) e questa era quella che ci usciva meglio. Tanti che hanno già avuto modo di ascoltare il disco hanno detto che è addirittura più bella dell’originale: non male, no? Comunque Natalie Imbruglia è una gran figa e sicuramente se non l’avessero data da cantare a lei (sai che la canzone era già stata cantata da una tizia prima? Però, forse per la presenza meno appariscente, non l’aveva portata al successo…), adesso non saremmo qui a parlare della nostra cover di “Torn”.

Il vostro album se fosse uscito un paio di anni fa avrebbe sicuramente avuto vita più facile. Ora vi trovate in un contesto musicale ipercompetitivo per quanto riguarda il pop/emo/punk che ha inflazionato il genere. Cosa risponderesti a chi dice “che palle sempre la solita roba”? In cosa vi differenziate dal resto delle band che fanno questo genere?

Sicuramente il genere che suoniamo non è nè innovativo nè originale ma non ci riteniamo nè un clone nè il classico gruppo “già sentito”. Il fatto che sia uscito due anni dopo il boom del genere emo/pop punk non ci crea nessun problema, perchè collocarci solamente in quel filone lo troviamo un po’ riduttivo: abbiamo alcune canzoni che sono puramente rock e che ti assicuriamo possono piacere molto anche a gente di una certa età che non ascolta punk. Negli Usa si trovano diverse band simili a noi (per esempio Dont Look Down e Autopilot Off, che purtroppo però si sono sciolti); in Italia e anche in Europa, invece, nonostante ci siano parecchi gruppi cosiddetti emo/pop punk davvero bravi, non conosciamo nessuna band che propone le stesse sonorità nostre, mischiando chitarre potenti con melodie morbidissime, senza sfociare (ultimamente in maniera un po’ troppo forzata da certi gruppi) in quello che chiamano screamo o emo/metalcore o come lo vuoi chiamare te.

Avete già girato inoltre due video (“Blind” – “Streetlights”) potresti raccontarci di questa vostra esperienza di fronte alla cinepresa?

All’inizio proporremo due video diversi, uno sul mercato Europeo (“Blind”) e uno per il Giappone (“Streetlights”), dove il disco uscirà in una edizione speciale con una bonus track e la traccia video, ma ovviamente non escludiamo poi di fare uscire i video su entrambi i territori nel corso del tempo. Per i video abbiamo lavorato con Stefano Bertelli, che è in assoluto il miglior regista di videoclip emergente in Italia degli ultimi anni. Ha un talento incredibile ed è un mago con la cinepresa in mano. I video sono girati in pellicola a 35mm, con un risultato di immagini davvero supefacente e un livello di qualità complessiva certamente superiore alla maggior parte delle produzioni “affini” italiane. L’esperienza è stata davvero bella per noi, nel senso che non ci eravamo mai trovati a lavorare con una vera e propria produzione: con un regista, un direttore della fotografia, tecnici delle luci, assistenti e quant’altro…

Quali sono le band che hanno influenzato la vostra crescita musicale e verso le quali sentite una sorta di debito artistico?!

Se coi lavori precedenti i “maestri” a cui ci ispiravamo erano i vari New Found Glory, Ataris, etc, con “Untold Stories” il nostro sound si è evoluto grazie all’ascolto di band come i già citati Autopilot Off e Dont Look Down, ma anche Sum41, Foo Fighters, Jimmy Eat World e i più “poppeggianti” Hoobastank (che comunque, al contrario di quello che si pensa comunemente, hanno canzoni che spaccano davvero sui loro dischi!). Ovvio che un po’ dell’influenza del buon vecchio pop punk c’è ancora, ma il nostro sound complessivo si differenzia ormai parecchio da quello che facevamo prima. Ad ogni modo il maggior debito artistico lo dobbiamo indubbiamente agli Autopilot Off e al loro disco “Make A Sound”, che ha davvero cambiato il nostro modo di scrivere canzoni e di approcciarci alla musica. Sia loro che i Sum41 sono prodotti da Greig Nori, che è sicuramente uno di quei personaggi con cui ci piacerebbe lavorare assieme un giorno!

Come siete arrivati al “Amos Levy Management”?! Chi è che ha dovuto perdere la sua verginilità anale?

Ahaha che stronzata! Abbiamo ancora tutti le chiappe sane! Siamo arrivati ad Amos Levy Management tramite Fabio, che già conosceva Amos, perchè aveva lavorato come musicista/comparsa ad un video di una cantante americana che era seguita dallo stesso management. Gli abbiamo proposto il nostro materiale ed è rimasto davvero entusiasta delle canzoni e della nostra assoluta intenzione di lavorare duro per raggiungere certi obiettivi.

Ora con questo nuovo management siete proiettati in un contesto internazionale. Come vi trovate a passare da un ristretto ambito nazionale ad un contesto internazionale che vi vedrà presenti sugli scaffali di varie latitudini dell’emisfero? Che emozione si prova a vedere realizzato, se non proprio il vostro sogno, quanto meno un primo mattoncino?!

Beh, anche quando eravamo N.Flunders avevamo fatto diverse apparizioni all’estero e quindi, visto anche il sound che proponiamo e la lingua in cui cantiamo, era ovvio proiettarsi con questo disco su un ambito del tutto internazionale. Come dici tu il contesto italiano è davvero ristretto, sia a livello di territorio che di vero e proprio interesse per un certo tipo di musica. Diciamo pure che è abbastanza triste vedere la differenza tra l’approccio alle band che suonano dal vivo qui da noi e ad esempio in paesi come il Belgio o la Germania. Lì, dal punto di vista dell’attenzione e del supporto alle band “emergenti”, non c’è confronto con l’Italia. E poi tutti i discorsi scemi di gossip, invidie, pregiudizi e di merda tirata addosso, tipici dei forum, delle chat, dei guestbook, etc qua sono davvero troppo esagerati, mentre in tanti altri paesi i gruppi pensano a farsi il culo senza pensare ai cazzi degli altri. Un altro traguardo che siamo felici di poter raggiungere è quello del Giappone, dove non siamo ancora stati (ci andremo quest’estate), ma da quello che ci hanno detto tutti quelli che ci sono già andati, e soprattutto dalla quantità di messaggi e email che riceviamo da lì, sicuramente sarà un’esperienza che andrà al di là di ogni possibile aspettativa che abbiamo ora.

Le Olimpiadi di Torino 2006 hanno visto oltre che l’incredibile popolarità del “Curling” e la cocente delusione nazionale per la medaglia persa di Giorgio Rocca anche la partecipazione dei “The New Story” al Fiat FreeStyleTeam. Cosa ci puoi raccontare di questa esperienza?!  

La passione per il curling (che è già stato dimenticato da tutti in poco tempo come le strambate e gli skipper, di cui ci si ricorda solo quando c’è la America’s Cup: te ne sei accorto?) è veramente classica dell’italiano medio che segue come un pecorone la moda del momento: e qui chiudiamo l’argomento curling alle Olimpiadi. Per quanto riguarda il Fiat Freestyle Team, posso dirti che è una simpatica iniziativa di Fiat che coinvolge skaters, snowboarders, freestylers, surfers e quant’altro, assieme a un bel gruppo di band italiane (tutte validissime) che fanno da colonna sonora. Loro organizzano tanti eventi in cui è coinvolta anche la musica e per noi è un’occasione per far conoscere a tanta gente il nostro nome. Noi The New Story alle Olimpiadi non c’eravamo fisicamente, ma presto parteciperemo ad alcuni eventi in collaborazione con loro.

In Italia vi è presente una folta ma purtroppo molte volte litigiosa scena punk. Quali sono le band con cui vi trovate meglio e che porteresti con te oltre i confini nazionali?!

Tralasciando anche qui il solito discorso “scena” italiana posso dirti che, nonostante tutti questi contrasti, di gruppi che spaccano negli ultimi tempi ne sono usciti davvero tanti. Alcuni sono talmente già affermati anche all’estero che non avrebbero bisogno certo di girare con noi (vedi Forty Winks, Vanilla Sky o Sun Eats Hours per esempio). I gruppi con cui ci troviamo sicuramente meglio sono i già citati Forty Winks, assieme a 7Years (che secondo noi meritano tantissimo come persone e come musicisti), Incastigo, Aim, Five O’s, Dear, Viboras, The No One e Donots, che con noi sono stati sempre splendidi, ma non sono italiani e ovviamente non dobbiamo portarceli dietro perchè fanno molto meglio anche senza di noi! ehehehe

Ingo infatti è una grandissima persona. Avete raggiunto tanti traguardi ma immagino che avete ancora tanti sogni che custodite gelosamente nel cassetto. Potresti aprirlo per i lettori di Punkadeka.it e raccontarceli. Con quali band vorreste dividere il palco oltre ovviamente a Natalie Imbruglia con a quale penso vogliate di più dividere un letto per una notte?

Obiettivamente abbiamo fatto ben poco come The New Story. Alla fine siamo praticamente al primo disco e i veri tour non sono ancora iniziati. Ci piacerebbe tantissimo arrivare a più persone possibili (in tutto il mondo) con la nostra musica. E ovviamente ci piacerebbe suonare assieme a tutti i gruppi che ti abbiamo elencato tra quelli da cui prendiamo ispirazione, e poi ancora coi Donots, che sono dei grandi. Ma uno dei sogni davvero rinchiusi nel cassetto è quello di stare sul cartellone di qualche grosso festival, magari itinerante, magari in America: chi ha orecchie per intendere intenda!

Quali sono i vostri progetti per il prossimo futuro?

In questo periodo, fino all’estate, saremo in tour in Italia e in Europa. Poi faremo dei festival (anche all’estero), per andare in seguito dieci giorni a luglio in Giappone per promuovere il disco e fare 4 date. Tornati dal Giappone avremo 15 giorni di tour in Inghilterra. Inoltre continueremo a lavorare per far arrivare il disco nei paesi dove ancora non è prevista l’uscita. Per dopo l’estate ci sono già delle idee però è ancora tutto da vedere: molto dipende da come andrà il disco in questo periodo, ma siamo davvero fiduciosi! Ecco perchè cercheremo di promuovere il più possibile e in tutti i modi “Untold Stories”!

Bene ragazzi siamo giunti al termine di questa interessante chiacchierata, Per concludere vi faccio i miei più sinceri auguri per il futuro e vi lascio questo spazio tutto per voi per dire quello che volete e salutare i lettori di Punkadeka.it

Ti ringraziamo per l’augurio e per la piacevole intervista! Facciamo inoltre un saluto sincero ai lettori di Punkadeka.it, sperando che molta gente ancora ci conosca grazie a queste 4 chiacchiere che abbiamo fatto assieme. Che altro dire? Se avete dei soldini da spendere per supportare una band che si sbatte davvero tanto, andate a comprare il nostro disco (anche online su www.thenewstory.net se volete) e venite a vederci live! The New Story

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