TORINO E I SUOI PROTAGONISTI.Parte I

Una raccolta di pareri e pensieri da parte di chi vive la città e da chi si approfitta delle situazioni.

Se desideri conoscere la storia di una città, è necessario viverla, ma se non si può, cercare almeno di conoscere i suoi attori (sta a te riconoscere quelli validi), dimenticando il “loro” glorioso passato e incentrandoci sull’infame presente, sull’odierna quotidianità contro il muro verso cui ci scontriamo giornalmente! Abbiamo voluto dare spazio a realtà diverse, alcune molto vicine a noi, altre lontane anni luce; questo per valorizzare al massimo una visione, abbastanza allargata di una scena che oltre ad un puro (e a volte neanche tanto) filone musicale non ha granché da condividere. Tanto potremmo dire, ma in questa intervista non abbiamo voluto cercare gli scheletri dentro i loro armadi, ci siamo limitati a riportare le tante verità di ognuno di noi, allegate alla naturale autocensura che contraddistingue tutte le persone. L’intervista fa emergere problemi e fa conoscere meglio alcuni punti di vista, ma vi consiglio di non prendere come oro colato quanto detto dai protagonisti, non sempre la verità viene a galla, come appunto accennavamo prima, per sapere la verità bisogna viverla a fondo e in prima persona.

 Come vedete la scena oi! torinese? Gruppi da fuori non vengono quasi mai (al contrario le band torinesi vanno fuori) sotto la Mole e ci sembra quindi che sia una scena un po’ chiusa a sé stessa.

Youngang (Oi! Band): La scena Torinese, da due annetti a questa parte, è in profonda crisi... Io personalmente, la frequento circa dal 1999. Da allora è stato un alternarsi di alti e bassi con una media
deci
samente al di sopra del livello attuale. Il periodo di maggior fortuna che ho potuto conoscere risale ai giorni della SHARP Torino. Allora la musica Oi!, grazie anche ad un paio di album dei Los Fastidios che avevano letteralmente spopolato era veramente "alla moda". A Torino ogni concerto vedeva l'arrivo di nuovi ragazzi e tutto era in gran fermento. Durante quel periodo, con le storiche band romane sciolte una dopo l'altra, Torino sfornò una serie di raduni memorabili, tra EL PASO ed ASKATASUNA, che videro sul palco band come ATTACCABRIGHE, RAPTUS, MELE MARCE, KLASSE KRIMINALE... Col passare del tempo e con la fine del periodo di auge, le sale sono andate via via svuotandosi e i ragazzi hanno preso altre strade. Oggi come oggi, sinceramente, è molto difficile immaginarsi un futuro degno quantomeno del recente passato... Che i gruppi da fuori non vengono non mi sembra vero, visto che ultimamente abbiamo visto i Suspenders, lo scorso anno i Freiboiter ed i Rebelde. Non penso, in ogni caso, che la nostra scena sia chiusa a sè stessa...la nostra scena nel bene e nel male è fatta di gente che nonostante divergenza di vedute e vecchie incomprensioni cerca di remare dalla stessa parte per il bene della stessa...

 

S-Contro (Oi!-core Band):Crediamo che la scena Oi! sia destinata ad essere assorbita e a mischiarsi sempre di più con l’HC, (anche per via del fatto che – numericamente parlando – c’è una maggioranza di bands hc),
e questo sta succedendo già oggi. Non è chiusa a sè stessa, secondo noi. Essendo costituita da persone, è sicuro che conservi delle caratteristiche di chi la scena la vive e contribuisce in vario modo, quindi in parte quello che dici è vero, ma più legato a un discorso interno, piuttosto che a Torino verso fuori.
in ogni caso, se questo è un momento difficile, abbiamo la possibilità di modificare l’andazzo delle cose.

 

Com’è la situazione nella scena hc nella città delle automobili? Siamo ormai orfani di quasi tutte le band storiche e gli scazzi in quelle più giovani sono spesso all’ordine del giorno.

Alone (Hardcore Band): Io sono Bepi e canto negli Alone. Non sono di qui. Sono arrivato a Torino due anni fa anche se da quando ho 14-15 anni sono sempre stato un fan della Torino hc, dagli Arturo ai Bellicosi. Purtroppo come dici tu quasi tutti i gruppi storici non ci sono più, e il problema è che non vedo un valido ricambio. Lo sgombero di grossa parte dei posti occupati è stata una vera mazzata alla scena hardcore torinese e credo che se non fosse per lo United Club a quest’ora la situazione sarebbe ancora molto più tragica.

ALE – Collision Of My Axioms (Hardcore Band): Torino è sempre stata difficile da inquadrare. Siamo nel 2007 e siamo orfani di TUTTE le band storiche nate e morte per le vie reticolari di questa città, e di questo l’hardcore torinese ne ha sempre portato le conseguenze sulle proprie spalle. Nel decennio precedente al nostro c’è stato il giro di volta della fine del periodo hardcore italiano anni ’80, di cui ancora oggi vediamo le cicatrici (si pensi ai flyer dell’ingresso a El Paso) e per il quale ancora questa città viene ricordata all’estero, inutile fare i nomi dei gruppi. Ma lo spirito continua e gli anni ’90 portano una ventata di freschezza con alcuni tra i gruppi più veloci sulla scena, chi più legato alle esperienze dei centri sociali chi al mondo dello skateboarding, band che hanno creato un modo di fare e scrivere musica di cui si sente oggi un certo revival ma a cui pochi ahimè attribuiscono la vera importanza. In questo particolare momento invece, orfani negli ultimi anni/mesi degli ultimi gruppi storici, qualcosa sta cambiando: i ragazzi che prendono in mano uno strumento si moltiplicano, i gruppi idem, i concerti qualche volta sono addirittura troppi, c’è un’altra volta quello che forse si può chiamare ‘cambio generazionale… sicuramente le motivazioni sono diverse ora, la spinta a tentare di creare qualcosa anche, l’hardcore lo passano su eMTiVi, la gente spende più ore al computer davanti a MySpace che non a tentare di organizzare qualcosa di concreto e il tutto è perlopiù pervaso da una sensazione di scarsa durabilità. Personalmente vedo tanti volti, tanti gruppi, ma poche gemme… e in questo caso, per una volta, Torino non è un caso isolato, più giri più vedi che purtroppo è così un po’ ovunque!

 

 In ambito punk rock a Torino come siamo messi? Il genere fatica a carburare, forse perché mancano gruppi simbolo.

Kelvins (Punk rock band):mi sento di dire che ora come ora siamo messi bene, meglio di 3 anni fa, ci son molti più gruppi, i gruppi simbolo mancano, e quelli che ci sono, chi se li incula di Torino?.. Ora, credi che bisogna secondo te avere gruppi simbolo per far decollare il genere? Io penso che per il genere di cui stiamo parlando, i gruppi simbolo a cui ispirarsi, e che gruppi, ci son già stati, o no?  Si tratta di far prendere meno aria alla bocca con parole al vento e tirarsi su le maniche se si vuol suonare..

 

Qualche mese fa qui a Torino dalla fusione della MastelloRecords e della AigorRecords è nata “Il Complotto Autoproduzioni”. Poco dopo si sono uniti al progetto la GoldRings Records e la mia CasaPerno. Quali motivazioni vi han spinto a creare questo progetto e quali sono le vostre aspettative?

Il Complotto (etichetta): Il Complotto Autoproduzioni nasce ufficialmente e concretamente nel maggio 2007. All’inizio l’idea era quella di fondere insieme l’Aigor Records e la Mastello Recortz perchè c’eravamo accorti che le ultime nostre produzioni erano in comune. Insomma avevamo coprodotto, negli ultimi anni, sempre gli stessi dischi e quindi pensavamo che fosse un po’ inutile o comunque uno “spreco di energie” continuare ad essere da soli facendoci così una specie di concorrenza sottile che non portava conseguenze positive a nessuno. Abbiamo poi pensato di allargare questo progetto a chi, come noi, era sempre sugli stessi dischi (questo è il caso di Gold Rings), ma soprattutto volevamo allargare la cosa a chi si sbatte tutt’oggi nell’ambito del D.I.Y. Il progetto è aperto a tutti perchè effettivamente a Torino mica esistono solo le etichette coinvolte nel Complotto; chi ha voglia può tranquillamente far parte di questo “cartello”. L’idea di avere un “cartello” di etichette D.I.Y. e personaggi che girano a Torino non è nuova. Girava già nei primi anni ‘90 e successivamente è balenata in testa a tutte quelle persone che erano coinvolte (sia musicalmente che a livello di organizzazione) nel primo Do It Yourself Festival quando si parlò di produrre il DVD benefit per Radio Blackout. In quel momento, in quella riunione, non se ne fece niente; così dopo 2 anni abbiamo deciso di farla noi questa cosa senza nessuna pretesa di protagonismo, ma con la voglia che questa cosa cresca. Sinceramente ci aspettiamo che Il Complotto arrivi a produrre dischi tutto da solo, ma con tante persone dietro. Crediamo che l’unione davvero faccia la forza. Delle volte ci siamo chiesti perchè, all’interno della scena DIY di una stessa città, esista una specie di individualismo. Cosa succederebbe se tutte le etichette di Torino, se tutte le persone coinvolte nei progetti della “””scena””” collaborassero seriamente tutti assieme sotto un’unica etichetta? Sicuramente avremo una distribuzione, un booking e un livello di comunicazione (pubblicità, siti, ecc ecc) ampio che farebbe di sicuro concorrenza a quello che il mercato discografico chiama “mercato indipendente” e che non è altro che un surrogato delle major.

 

 E’ quasi un anno ormai che l’United Club ha aperto le sue porte e io lo vedo già un simbolo per il punk-hc live di Torino, ma purtroppo la partecipazione dei kids sta diminuendo sempre di più. Il vostro progetto sta ben operando?

United club (locale): Rettifico la domanda, lo United ha aperto solo 6 mesi fa, lo United  va e viene, va in maniera alternata. Con mille difficoltà, con mille sforzi e i nostri averi, senza chiedere aiuto a nessuno, sottolineo questo perché ho sentito dire che qualcuno afferma che ci stiamo arricchendo, ed ovviamente  questo non è vero. L’affluenza qua ai concerti è alternata, dipende da che concerti fai e la risposta dei kids è stata molto deludente, nel senso che se non chiami i gruppi di amici, gli amici non vengono, se chiami tre gruppi di Roma abbastanza famosi a livello underground l’affluenza è stata molto misera con notevoli spese del club. Possiamo dire che la gente di Torino ascolta sempre meno musica hc, noi abbiamo cercato di tirare su questo progetto (noi non lo chiamiamo locale) e crediamo in questo progetto, non c’è stata molta risposta, forse perché la gente non è più interessata a questo genere di musica, o forse preferisce andare a bersi una birra la sera, a fumarsi i cannoni o farsi due chiacchiere con gli amici e sono tutte cose che vengono fatte anche qua, quindi non capisco quale sia la scintilla che manca alle persone per farle venire qua. La gente viene solo per i grossi nomi e non è più come 10-15 anni fa quando noi eravamo giovani che la gente era molto interessata a gruppettini sconosciuti.. Per concludere a Torino c’è troppa gente che si lamenta che non ci sono posti per suonare, e non solo non frequentano lo United ma alcuni di loro non sono mai venuti da noi, non sostenendo questo progetto, bisognerebbe anche andare comunque ai concerti anche se non suona il proprio gruppo preferito, solo così potremo continuare a fare vivere questo posto. Per sopravvivere, questo posto ha bisogno di amici e di persone che si interessano alla musica, il prossimo anno noi ci riproviamo e se continua a non esserci una risposta come dovrebbe essere, lo United club è costretto a chiudere oppure a evolversi in un’altra entità e io questo non voglio che avvenga.

 

 A Torino si sta notando che negli ultimi tempi non è arrivato quel ricambio generazionale che è inevitabilmente indispensabile. Questo è chiaramente un problema, ma la causa? Mancanza di interesse oppure i giovani capiscono che il punk-hc (per colpa nostra) ha perso il suo significato?

Aigor Records, FOAD e Il Complotto Autoproduzioni (Label): Guarda,personalmente di ‘ricambi generazionali della ‘scena’ hc torinese io ne ho visti parecchi e sinceramente a differenza di quello che affermi tu ne sto notando uno nuovo anche ora… Seguo la scena hc di Torino da 22 anni (nel 1985 diedi vita alla mia vecchia fanzine hc chiamata F.O.A.D.(si chiamava proprio come l’etichetta che ho da poco creato), negli anni ’90 aprii il primo negozio specializzato solo in hc/punk a Torino (Zapping, poi Supersonik) oltre a svariate attività ad esso legate (concerti, stampa di merchandising ufficiali, collaborazioni su riviste specializzate nel settore, ecc ecc) e, come ti dicevo prima di ricambi generazionali ne ho visti eccome! Forse il più delle volte quando ciò succede non ce ne accorgiamo neanche, ma nuovi kids che si avvicinano per poi entrare a far parte della nuova ‘scena’ io continuo a vederne anche ora. L’interesse c’è, e per mille motivi il significato non è andato perso ma più semplicemente si evolve e non sempre è identico al significato che si attribuiva all’hc, che so per esempio 15 anni fa… Nessuno ha colpa (di cosa poi??!!) ma più semplicemente ognuno vive il proprio periodo per quello che è…

 Come va l’avventura col tuo negozio “Move Shop” che tratta molto punk-hardcore? Con l’abuso di internet, oggi, vendere cd ha ancora senso o solo i folli ormai comprano ancora cd originali? Tu che vendi anche abbigliamento, noti che la gente è portata spendere soldi per vestirsi o per farsi una “cultura musicale”?

Faber -Move Shop (negozio): Il negozio è aperto ormai da 7 anni, siamo al settimo anno di attività e a dir la verità non è mai decollato, sia a causa dell’abuso di internet, che da un lato è una cosa buona che permette a tutti una maggiore diffusione culturale, però sicuramente va a discapito di chi vende i cd, la colpa principale non penso sia di internet, ma la darei al prezzo troppo caro del cd. Diciamo che non trovo molte differenze dal punk hardcore ed altri generi musicali, la situazione riguarda tutti i settori. I cd ormai sono una cosa da collezionisti come il vinile, cioè uno continua a comprarli perché vuole il cd originale, vuole il libretto, senò con molto meno se lo scarica (me compreso). Io più che vendere abbigliamento (sono fuori dal circuito delle marche) faccio “autoproduzione”: maglie che costano 8 euro e toppe che costano un euro tutto realizzato manualmente. La gente è anche più invogliata a comprarla soprattutto perché il prezzo è accessibile, come ti dicevo l’altra volta siamo nell’”era” dell’apparire più che del conoscere quindi la gente più che farsi una cultura musicale preferisce comprare la maglietta figa, quella che tira per andare a baccagliare ai concerti.

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