1977-79 . A parte alcune enclaves aliene , isolate , quasi de-materializzate nella loro estraneità al territorio quotidiano e al paese reale ( a Pordenone , Bologna , Milano e Roma in primis) la rivoluzione punk in Italia stenta ad affermarsi .
Presagendo il potenziale commerciale del punk alcuni “impresari” , anche qui da noi , hanno tentato di appropriarsi della nuova “Revolt Into Style” che ha incendiato (con uno shock mediatico dirompente e inatteso) l’Inghilterra.
Ma il trapianto in un contesto italico ha dato sovente risultati a dir poco risibili.

Viste queste storture iniziali l ’insofferenza cresce nei pochi isolati che credono in quella rivoluzione.
E cresce la voglia di sprovincializzarsi , di liberarsi di tutti i detriti da strapaese , di far esplodere la propria parola , di trovare a tutti i costi un’audience e una rete di “menti affini”, di fare “arte per l’arte” in un paese dove la tetra parola parrocchial-burocratizzata della Democrazia Cristiana al potere e l’altrettanto tetra parola degli “opposti estremismi” politici dominano la scena.
Ecco allora che sull’esempio dei magz della Controcultura e del Movimento del ‘77 (“Zut A/traverso”) , delle riviste underground (“OZ”) ,della xerox art e , soprattutto, della nuova estetica del “do it yourself” propagandata in Inghilterra da Mark P. degli Alternative Tv e da decine di altri fogli ; nascono le prime fanzines punk italiane.
Il magazine di Red Ronnie , “Harpo’s Bazaar” e “Punkreas” a Bologna; “Dudu” e “Xerox” a Milano ; “Rockerilla” nel nord ovest; “Musique Mécanique” a Pordenone etc. etc. sono i primissimi esempi di questa nuova sensibilità.
Anche a Genova, da sempre città di menti fervide e ferocemente sarcastiche , ma all’epoca piuttosto deficitaria in quanto a spazi nei quali chi si riconosceva nella “nuova sensibilità” punk potesse aggregarsi/ esibirsi, inizia ad esplodere la volontà di “bruciare tutti gli idoli “ e di compiere “azioni sporche” contro tutte le museificazioni dell’ammuffita cultura di un’ Italia che , a ben guardare , è ancora per molti aspetti paurosamente simile a quella oggetto dell’odio assoluto dei Futuristi.
Nasce così tra il 1979 e il 1980 , tra estreme difficoltà logistiche e distributive (intercorreranno ben 9 mesi tra la realizzazione del n.0 e del successivo n.00) “Le Silure D’Europe “ (sottotitolato “Le Journal d’Information Démentiel , Edition Italienne à Tirage Limitè . Imprimé en Luxembourg , no. Zèro).
Ideatori e redattori della rivista sono Gianfranco” Johnny” Grieco , “Rupert” Bottaro e il tipografo Dimes Genovese .
I primi due sono tra i fondatori dei DIRTY ACTIONS , la band che , è noto , in quello stesso periodo sta , quasi dal nulla , creando la scena della new wave genovese che di lì a un anno e mezzo verrà a contare circa un’ottantina di gruppi.
Gli altri “redattori” e disegnatori sono coinvolti in altre bands cittadine come PLEIS DE GIRMI o METAL BODY.
Della fanzine (o meglio “phunzeen” come la definivano loro) usciranno soltanto 3 numeri ma , riguardandola oggi ( e confrontandola con altre fanzines contemporanee o di poco successive) si viene subito colpiti dalla ricchezza dei riferimenti culturali e delle citazioni presenti .
“High” e “Low Culture” si intrecciavano in continuazione in una sorta di estetica/elogio del pastiche che miscelava /citava dada e Lautréamont ; pornografia da thrift store/ Le Ore Mese e costruzioni stilistiche gaddiane ; Dante Alighieri e le tette di Wendy dei Plasmatics.
Il “livello dello scontro” era ne “Le Silure d’Europe”decisamente più alto che in certe rivistine che inneggiavano soltanto allo sputo o allo slogan tout court.
Sull’ultimo numero stampato , ad esempio, appariva una sorta di “dichiarazione di voto” intitolata “Partito Del Catzo” che era un’intenzionale rabaissement carnevalesco dell’onnipresente dominio del ”politico” di quegli anni .
Stralci tratti dallo scritto tipo : “ Gianni Agnelli , in occasione dei rutilanti festeggiamenti in onore della morte di Macario , rivolgendosi alle maestranze gorgoglianti , esclamò la conturbante frase: “Tiramolla o Tiralaboccia?” evocavano molto da vicino le tecniche dell’umorismo gaddiano e dello straordinario stile metafisico di Alberto Savinio.
Come dettomi espressamente da Gianfranco i riferimenti della “phunzeen” spaziavano dagli irrinunciabili dada/surrealismo/futurismo / lettrismo “alle aktion viennesi ,” Il male”,” Cannibale” con cui eravamo in costante contatto, gli umanoidi francesi, “ID fashion magazine” quando faceva ancora street style nudo e crudo e non le cazzate patinate di oggi, Crumb+Bodè, la mitica rivista Phototeca, la mail art, Lt. Murnau e Munari, i Devo, Erik Satie .Ma penso che gli altri miei Pards potrebbero aggiungere altri riferimenti in contrapposizione o conflitto con quanto ti ho appena elencato. Beata ingenuità!”.
Mimando le tecniche della pop art o di dada il linguaggio “alto” della politica e della letteratura e il linguaggio “basso” delle sottoculture giovanili venivano in continuazione rimescolati sulle pagine de “Le Silure”.
Facendo ciò , mischiando cioè di proposito la parola seriosa della banalità quotidiana o letteraria con quella dei gerghi giovanili (on, du , tri e quater…socmell ben ben!”); l’auctoritas della parola ufficiale (quella della “politica” o della comunicazione gretto-borghese) decadeva automaticamente e perdeva prestigio.
E veniva ritorta , schiaffeggiata , stravolta e sottoposta a un salutare processo di sberleffo e nullificazione.
Per quanto quella del “Silure d’Europe” sia stata un’esperienza breve e (volutamente) underground è proprio a piccole imprese come questa che dobbiamo dire grazie per aver tentato di sprovincializzare e dare più colore e vivacità a quei bui , tetri anni compresi tra la metà degli anni Settanta e i primi anni Ottanta dove , non dimentichiamocelo , chi cercava semplicemente di essere se stesso o di irridere/denunciare certe mummificate istituzioni o connivenze rischiava spesso la vita.
Finalmente anche in Italia i non musicisti , i non-cantautori impegnati , gli anti-grafici o chi , semplicemente , operava in una città difficile , con “tanto fumo nelle strade /pochi soldi a fine mese /nei polmoni tanto piombo/ Italsider / Tutto quel fumo industriale inquina anche i sentimenti” (Scortilla) poteva tentare , grazie a pochi fogli ciclostilati ,di dare l’assalto alla Cultura (o Incultura?) Dominante.
Michele Ballerini


