Prefazione a LE SILURE D’EUROPE

1977-79 . A parte alcune enclaves  aliene ,  isolate , quasi de-materializzate nella loro estraneità al territorio quotidiano e al paese reale   ( a Pordenone , Bologna , Milano e Roma in primis) la rivoluzione punk in Italia  stenta ad affermarsi .
Presagendo il potenziale commerciale del punk alcuni “impresari” , anche qui da noi , hanno tentato di appropriarsi della nuova “Revolt Into Style”  che ha incendiato (con uno shock mediatico dirompente e inatteso) l’Inghilterra.
Ma il trapianto in un contesto italico ha dato sovente risultati a dir poco risibili.

In Andrea Mingardi  Supercircus (“sopra la punk la capra kant…”ecc.) quello che avrebbe dovuto essere il cri de bataille della no future generation diviene frasucola da fiera strapaesana, rima risaputa  condita  da uno stucchevole  humour da oratorio .

Viste queste storture iniziali  l ’insofferenza cresce nei pochi isolati che credono in quella rivoluzione.

 E cresce la voglia di sprovincializzarsi ,  di liberarsi di tutti i detriti da strapaese , di far esplodere la propria parola , di trovare a tutti i costi  un’audience e una rete di “menti affini”, di fare “arte per l’arte” in un paese dove la tetra parola parrocchial-burocratizzata della Democrazia Cristiana al potere e l’altrettanto tetra parola degli “opposti estremismi” politici dominano la scena.

Ecco allora che sull’esempio dei magz della Controcultura e del Movimento del ‘77 (“Zut A/traverso”) , delle riviste underground (“OZ”) ,della xerox art e , soprattutto, della nuova estetica del “do it yourself” propagandata in Inghilterra  da Mark P. degli Alternative Tv e da decine di altri fogli ; nascono le prime fanzines punk italiane.

Il magazine di Red Ronnie , “Harpo’s Bazaar” e “Punkreas” a Bologna; “Dudu”  e “Xerox” a Milano ; “Rockerilla” nel nord ovest; “Musique Mécanique” a Pordenone  etc. etc. sono i primissimi esempi di questa nuova sensibilità.

 

Anche a Genova,  da sempre  città di menti fervide e ferocemente sarcastiche , ma all’epoca piuttosto  deficitaria in quanto a spazi nei quali chi si riconosceva nella “nuova sensibilità” punk potesse aggregarsi/ esibirsi,  inizia ad esplodere la volontà di “bruciare tutti gli idoli “ e di compiere “azioni sporche” contro tutte le  museificazioni dell’ammuffita cultura di un’ Italia che , a ben guardare , è ancora per molti aspetti paurosamente simile a quella oggetto dell’odio assoluto dei Futuristi.

Nasce così tra il 1979 e il 1980 , tra estreme difficoltà logistiche e distributive (intercorreranno ben 9 mesi tra la realizzazione del n.0 e del successivo n.00) “Le Silure D’Europe “ (sottotitolato “Le Journal d’Information Démentiel , Edition Italienne à Tirage Limitè . Imprimé en Luxembourg , no. Zèro).

Ideatori e redattori della rivista  sono Gianfranco” Johnny” Grieco  , “Rupert” Bottaro e il tipografo Dimes Genovese .

I primi due sono tra i fondatori dei  DIRTY ACTIONS , la band che , è noto , in quello stesso periodo  sta , quasi dal nulla , creando la scena della new wave genovese che di lì a un anno e mezzo verrà a contare  circa un’ottantina di gruppi.

Gli altri “redattori” e disegnatori sono coinvolti in altre bands cittadine come PLEIS DE GIRMI o METAL BODY.

Della fanzine  (o meglio “phunzeen” come la definivano loro) usciranno soltanto 3 numeri ma , riguardandola oggi ( e confrontandola con altre fanzines contemporanee o di poco  successive) si viene subito colpiti dalla ricchezza dei riferimenti culturali e delle citazioni presenti .

“High” e “Low Culture” si intrecciavano in continuazione in una sorta di estetica/elogio  del pastiche che miscelava /citava  dada e Lautréamont ; pornografia da thrift store/ Le Ore Mese  e costruzioni stilistiche gaddiane ; Dante Alighieri e le tette di Wendy dei Plasmatics.

 

Il “livello dello scontro” era  ne “Le Silure d’Europe”decisamente  più alto  che in certe rivistine che inneggiavano soltanto allo sputo o allo slogan tout court.

Sull’ultimo numero stampato , ad esempio, appariva una sorta di “dichiarazione di voto” intitolata “Partito Del Catzo” che era un’intenzionale  rabaissement carnevalesco dell’onnipresente dominio del ”politico” di quegli anni  .

Stralci tratti dallo scritto tipo : “ Gianni Agnelli , in occasione dei rutilanti festeggiamenti in onore della morte di Macario , rivolgendosi alle maestranze gorgoglianti , esclamò la conturbante frase: “Tiramolla o Tiralaboccia?” evocavano molto da vicino le tecniche dell’umorismo gaddiano e dello straordinario stile metafisico di Alberto Savinio.

Come dettomi espressamente da Gianfranco i riferimenti della “phunzeen” spaziavano dagli irrinunciabili dada/surrealismo/futurismo / lettrismo “alle aktion viennesi ,” Il male”,” Cannibale” con cui eravamo in costante contatto, gli umanoidi francesi, “ID fashion magazine” quando faceva ancora street style nudo e crudo e non le cazzate patinate di oggi, Crumb+Bodè, la mitica rivista Phototeca, la mail art, Lt. Murnau e Munari, i Devo, Erik Satie .Ma penso che gli altri miei Pards potrebbero aggiungere altri riferimenti in contrapposizione o conflitto con quanto ti ho appena elencato. Beata ingenuità!”.

Mimando le tecniche della pop art  o di dada il linguaggio “alto” della politica e della letteratura  e il linguaggio “basso” delle sottoculture giovanili venivano in continuazione rimescolati sulle pagine de “Le Silure”.

Facendo ciò , mischiando cioè di proposito  la parola seriosa della banalità quotidiana o letteraria con quella dei gerghi giovanili (on, du , tri e quater…socmell ben ben!”);  l’auctoritas della parola ufficiale (quella della “politica” o della comunicazione gretto-borghese)  decadeva automaticamente e perdeva prestigio.

 

E veniva ritorta , schiaffeggiata , stravolta e  sottoposta  a un salutare processo di sberleffo e nullificazione.

Per quanto quella del “Silure d’Europe” sia stata un’esperienza breve e (volutamente)  underground è  proprio a  piccole imprese come questa che dobbiamo dire grazie per aver tentato di sprovincializzare e dare più colore e vivacità a quei  bui , tetri  anni compresi  tra la metà degli anni Settanta e i primi anni Ottanta dove , non dimentichiamocelo , chi cercava semplicemente di essere se stesso o di irridere/denunciare  certe mummificate istituzioni o connivenze  rischiava spesso la vita.

Finalmente anche  in Italia  i non musicisti , i non-cantautori impegnati , gli anti-grafici o chi , semplicemente , operava in una città difficile , con “tanto fumo nelle strade /pochi soldi a fine mese /nei polmoni tanto piombo/ Italsider / Tutto quel fumo industriale inquina anche i sentimenti” (Scortilla) poteva tentare , grazie a pochi fogli ciclostilati ,di dare l’assalto alla Cultura (o Incultura?) Dominante.

Michele Ballerini

 “Proiettili Italian Punk Waves 1977-1989

http://popartx.blogspot.com

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