20 MILES: Keep it Coming

Come dicono le note di presentazione della Fat Possum, Judah Bauer è uomo conosciuto soprattutto per il suo lavoro alla chitarra a sei corde a fianco dello showman Jon Spencer nella Blues Explosion.Ma essendoci da sempre in lui voglia di altra musica, ha varato verso la metà dei ’90 il progetto 20 Miles insieme al fratello Donovan alla batteria: un duo grezzo di solo chitarra e percussioni ma Judah ha poi gradualmente esplorato, oltre al blues rurale, una sua dimensione melodica ed emozionale, come se i 20 Miles fossero la quiete dopo la tempesta della Blues Explosion.Judah è un ottimo scolaro della storia rock&roll, un esploratore puntuale del cuore dell’American music.La sua passione per la ricca storia della musica ed i suoi diversi stili, country, bluegrass,folk, blues, rockabilly, r&b, soul è ben rappresentata nei 20 Miles. Sin qui le note per l’uscita di Keep It Coming…della Fat Possum, la sottoetichetta della Epitaph che ormai da parecchi anni, guidata da Matthew Johnson, porta avanti una vera e propria crociata a favore del blues, quello più incontaminato e fuori dal business che continua a crescere rigoglioso sulle rive del delta del Mississippi: Bauer si è accasato qui ormai accanto a bluesmen anziani (Burnside, Davis, Kimbrough…) che hanno venduto l’anima al diavolo definitivamente e che non hanno ormai più speranze di redenzione alcuna…!Keep It Coming….é il terzo album dei suoi 20 Miles e devo dire che le note di cui sopra sono del tutto veritiere perché partito dalle atmosfere lo-fi blues del primo R.L.Boyce Othar Turner Fife & Drum Spam (’97) attraverso il ruspante I’m A Lucky Guy del 1998 Bauer giunge con questo terzo lavoro ad una produzione molto più nitida e completa che vede purtroppo il blues abbastanza sacrificato e solo una minima componente di un lavoro in cui invece emerge abbastanza il country (Like A Rock, Phaedo), quindi un certo originale gospel ( I Believe); ma l’anima del lavoro è l’ottimo song-writing di Judah Bauer in alcune ballate strascicate e malinconiche come Only One (con la suggestiva pedal-steel di Jon Graboff), le carismatiche Silver String, Fix Fences.Ma i brani più vitali sono quelli in cui i due Bauer fanno il verso sfacciato al Rolling Stones, quelli più imbastarditi e rootsy di Exile On Main Street : incredibile, i riffs di Judah in Mend Your Heart, Streets Of Light, All My Brothers, Sisters Too! sono puro Keith Richard-style al 100%100, sporchi e sessuosi come gli originali.Ma anche Beautiful Dream, Rhythm Bound trasudano rock&roll sino al midollo! Cosa rimane di blues? Ben poco : la delicata Late At Night e My Baby Fell Down The Well…. Un album vario questo Keep It Coming…votato essenzialmente al rock%roll, affine in questo all’ultimo lavoro con J.S.B.E., Plastic Fang.Grande lavoro alle chitarre ed alla slide in tutti i brani di Judah Bauer che però come vocalist non eccelle, e numerose valide collaborazioni esterne.O.K. Judah, abbiamo gradito, anche se la bassa fedeltà è ormai un ricordo, il blues disteso nell’ombra un po’ abbandonato e l’iniziale strisciante, minacciosa Well Well Well lascia presagire sviluppi dell’opera piuttosto diversi.Gradiremmo in futuro però un parziale ritorno a suoni blues più ruvidi e sotterranei caro Judah!!!

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