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CORPO ESTRANEO: il tempo è adesso

Una sassata incredibile che unisce tematiche spirituali e introspettive con la potenza dell’hardcore: questo è “Il tempo è adesso”, secondo disco della band bolognese Corpo Estraneo, uscito questa settimana a cura dell’etichetta Devarishi Records e registrato da Carlo Altobelli al Toxic Basement di Carate Brianza. Un disco pieno, maturo, che va a trattare temi come l’introspezione e la ricerca interiore ma senza tanti fronzoli, come ci si può aspettare da un disco hc. O, per essere più precisi, da un disco Krishnacore, sulla falsariga di band di culto come Youth Of Today, Cro-mags, Better Than a Thousand, Shelter.
La band è nata a Bologna nel 2020, durante la pandemia, fondata da Caitanya Das, devoto Hare Krishna (voce e chitarra) e da Cicco (batteria). A loro si è aggiunto Leo (basso) e più di recente Bolo (chitarra). In precedenza Caitanya Das è stato chitarrista e anima dei To Ashes (band vegan straightedge) e Bolo era chitarrista dei Chains. Cicco, oltre ad essere batterista dei Corpo Estraneo, suona la batteria negli Stanis (fast punk hc). Una band che nel panorama punk e hardcore italiano è in un certo senso una mosca bianca – di certo non sono molti i gruppi italiani che possano essere definiti Krishnacore – che porta con sé la positività Hare Krishna senza dimenticare le basi di quello che è un disco hc per eccellenza. In occasione dell’uscita di “Il tempo è adesso” (in vinile arancione o bianco), abbiamo fatto qualche domanda al fondatore Caitanya Das.

 

Partiamo da uno dei tratti fondamentali della band: la spiritualità. Siete una band che definirei krishnacore. Non sono molte le band in Italia che trattano temi come quelli che trattate voi. Vi sentite un po’, come dire, un caso isolato? Una mosca bianca?

 Ciao a tutti e grazie per lo spazio! Qui Caitanya Das, la mente dietro il progetto Corpo Estraneo! La band nasce proprio con l’intento di portare un contenuto un po’ fuori dalle righe all’interno del giro punk hardcore italiano. Se siamo parte di tale giro è perché praticamente tutti quanti noi che ne facciamo parte viviamo un qualche disagio di tipo sociale. Il punk hardcore storicamente è sempre stato un mezzo per dare voce a questo disagio. Come band abbiamo deciso da subito di portare un messaggio positivo e propositivo, proponendo possibili soluzioni ai problemi che viviamo giornalmente. Soluzioni che non sono il classico “distruggere tutto” o il “distruggo me stesso”; anzi. Il punto, secondo noi, è proprio l’opposto: dovremmo curare e conoscere noi stessi in primis e poi migliorare l’ambiente che ci circonda. La rivoluzione di cui tutti parlano parte proprio da qui, da noi; si tratta di realizzare la nostra natura originale, la nostra posizione e la nostra relazione con la fonte. E, di conseguenza, con ciò che ci capita e circonda. La ricerca spirituale trovo che sia perfettamente in linea col concetto di ribellione e liberazione a cui tanti anelano e di cui si parla spesso nel punk. Questo perché una volta che realizzi te stesso e apri gli occhi ti liberi finalmente dal giogo dell’illusione materiale, che imprigiona tutti quanti noi, nessuno escluso. Quindi siamo forse un caso isolato come tematiche, ma come concetti in realtà no. Il nostro è solo un altro punto di vista, più sottile, diciamo, che differisce da quello più classico e materiale.

Per quanto non siamo fan delle etichette, quella di gruppo Krishnacore calza perché le tematiche che trattiamo nei testi pescano a piene mani dalle scritture (i Veda) della tradizione Vaishnava, comunemente chiamata “Hare Krishna” qui in occidente. Come cantiamo in un nostro pezzo però “le etichette sono un limite” e difatti tanta gente l’ho vista spesso timorata ad avvicinarsi ai nostri contenuti proprio perché pensano si tratti di qualcosa di prettamente religioso. In realtà se ascolterete o leggerete i testi vi accorgerete che c’è molto altro. Il nostro intento non è quello di predicare una dottrina, bensì di rendere fruibili dei concetti semplici che possano migliorare la situazione di tante persone, così come hanno cambiato e migliorato la mia. L’intento è anzi quello di portare un punto di vista sulla realtà che è poco conosciuto in occidente ma che ha un effettivo impatto migliorativo sulle persone, non certo quello di convertire o convincere qualcuno di chissà cosa come invece qualcuno pensa.

 

Come è il rapporto con la scena hc e punk in Italia? Mi spiego: la band si fonda su valori etici e comportamentali ben precisi che non tutti condividono (o per lo meno non tutti vi aderiscono). In questo senso, è più complicato avere a che fare con altre band e fans?

 Partendo dal presupposto che ognuno è libero di comportarsi come meglio crede, avere a che fare con gli altri è complicato nella misura del pregiudizio che si ha verso chi si comporta diversamente dalla “massa”. Anche se parte di noi aderisce ad uno stile di vita pulito, sobrio o spirituale, noi non ci sentiamo e non siamo superiori a nessuno. Di sicuro è uno stile di vita meno usuale ma non siamo qua per giudicare quello degli altri. Penso che per una buona sopravvivenza alla base di tutto ci debba essere libertà (magari da ambo le parti). Con fans e altre band non abbiamo problemi, abbiamo condiviso il palco davanti a persone e con gruppi distanti anni luce da certe cose e non è mai stato e non sarà mai un problema farlo. Abbiamo conosciuto e legato con tanti ragazzi curiosi in questi anni e due chiacchiere si fanno sempre volentieri con tutti. Con le altre band uguale: non abbiamo problemi né pregiudizi verso nessuno. Noi abbiamo la nostra proposta, loro hanno la loro, com’è giusto che sia. Ognuno ha la propria visione delle cose ed il bello del punk hardcore è anche questo: dà voce ad ogni realtà. Il punk ha dato anche a me la possibilità di parlare a un microfono con qualcuno che intanto ascolta e quindi cerco sempre di dare qualche spunto positivo o ispirante durante i nostri concerti.

Come ho detto anche nella risposta precedente, a volte ho percepito una certa diffidenza nei nostri confronti, dovuta sicuramente ai nostri contenuti poco in linea col resto della scena. In Italia vedo che c’è un po’ più di scetticismo verso questi temi rispetto alla situazione globale, dove invece gruppi con contenuti simili ai nostri vanno alla grande. Ma c’è comunque chi ci supporta e chi ci ha aiutato tanto – soprattutto agli inizi – e a cui siamo molto grati. Allo stesso tempo ci siamo resi conto che diverse persone non ne vogliono davvero sapere a prescindere. E questo solo per le etichette che ci son state messe addosso. Questo spesso accade senza che ci sia un confronto tra le parti ma solo per un pregiudizio ottuso. Penso sia un peccato, ma capiamo e accettiamo, senza problemi. Certo, se avessimo voluto fare una band per suonare fuori ogni weekend ed avere un seguito enorme avremmo parlato (e forse anche suonato) di altro… Ma come già detto, non era questo l’intento. E va bene così.

 Le vostre radici sono a Bologna, città notoriamente aperta, accogliente, di ampie vedute, avanguardista e particolarmente viva dal punto di vista culturale. Queste caratteristiche della città possono aver influito sulla vostra formazione, sul vostro stile?

 Storicamente Bologna ha sempre offerto una realtà fertile, soprattutto per quello che riguarda spazi e collettivi. Noi individualmente siamo cresciuti attraverso le maglie di questa rete, soprattutto per quello che riguarda la musica. Oltre essere una città che ha sempre ospitati grossi festival “alternativi” (i vecchi Indipendent Days e Deconstruction Tour, per esempio), Bologna era una piazza ambita e battuta anche da tante band indipendenti che ci hanno regalato concerti davvero infuocati e memorabili. Questo grazie soprattutto ai ragazzi che stavano dietro ad Atlantide ma anche all’impegno di altri posti come Lazzaretto e XM24, che sono un po’ i posti dove siamo cresciuti e che ci hanno dato anche spazio importante con le nostre band del passato. Indubbiamente questo via vai di band – soprattutto di stampo punk hc e thrash – ci ha condizionato parecchio. Ho il ricordo di quanti kids arrivavano da fuori Bologna solo per vedere certi gruppi suonare… a noi invece bastava prendere un bus o fare due passi! Quindi il “comodo” contesto bolognese ha sicuramente contribuito alla nostra formazione musicale, senza dubbio. Se posso permettermi un appunto a riguardo devo dire che oggi non è più come ho descritto. Gli spazi principali sono stati tutti chiusi dal Comune e non c’è più molto ricircolo nella scena. Ora i giovani preferiscono altre situazioni, purtroppo. Anche il giro delle band estere è calato parecchio, anche se c’è ancora qualche posto che mette in piedi delle belle serate.

Aggiungo anche che Bologna, proprio per la sua natura variopinta, ha la fortuna di avere un piccolo tempio Hare Krishna, il Centro Vaikuntha. Qui i devoti di Krishna si ritrovano per approfondire la conoscenza trascendentale, condividere realizzazioni e momenti assieme, suonare, meditare e via dicendo. È gestito da un discepolo diretto di Srila Prabhupada: si chiama Trai Das e pratica, studia e divulga da quasi 50 anni ed è una figura molto importante che mi ha insegnato veramente tanto sulla filosofia Vaishnava, quindi è doveroso citarlo come nostra influenza.

 

Una domanda forse un po’ complicata (e forse solo per Caitanya): è la musica che ti ha portato a essere un devoto Hare Krishna, o la devozione ti ha portato verso la musica che suoni? O le due cose si intrecciano tra loro?

 Il primo approccio con la Coscienza di Krishna l’ho avuto proprio grazie al punk. Erano i primi anni del 2000 e tra le prime pagine di un vecchio numero dello “Speciale Punk” di Rocksound mi ritrovai ad osservare una foto di quello che sembrava un monaco buddista, con volto rilassato, tutto vestito di arancione e con una specie di rosario al collo. Quel monaco era Ray Cappo, voce di Youth Of Today e Shelter, divenuto anni addietro devoto di Krishna col nome di Raghunath Das. Mi pare che in quel numero della rivista si parlasse appunto di una qualche uscita degli Shelter, forse The Purpose The Passion. Mi colpì molto scoprire che c’era spazio anche per queste realtà nella scena, così lontane dall’immaginario che avevo io del punk hardcore fatto di creste, tatuaggi, skateboard e simili. Quando nel 2016 mi sono avvicinato alla ricerca spirituale attraverso lo yoga mi son ricordato di questa connessione tra questi due mondi apparentemente distanti. Questo mi ha aiutato molto nell’approcciarmi, perché sapevo che non sarei stato il solo “alternativo” a trovarmi in quel percorso. L’ambiente dei devoti è molto inclusivo ed ospitale verso tutti quanti ma c’è da dire che praticamente tutti nel giro – anche quelli più anziani – conoscono Shelter, 108, Cro-mags. Quindi non si stupisce nessuno se al tempio ogni tanto arrivano kids con piercing, tattoo e maglie di band. E la cosa bella è che tutti sono i benvenuti!

Per rispondere nel dettaglio alla tua domanda direi che le situazioni si sono intrecciate tra di loro. Ho scoperto la spiritualità grazie al punk e grazie al punk posso provare a parlare di spiritualità alle altre persone, cercando di essere un ponte tra due mondi che in realtà non sono così distanti. E infatti considero i Corpo Estraneo come una sorta di servizio alle persone.

 

Perché avete scelto il nome “Corpo Estraneo”? Per certi versi mi ricordate molto i Better Than A Thousand. Vi ritrovate in loro e quali sono le vostre band di riferimento? Mi pare ovvio che gli Youth Of Today possano essere tra queste…

Il nome inizialmente era il titolo di una nostra canzone. Poi mi son reso conto di quanto era potente e che probabilmente sarebbe stato bene anche utilizzandolo come nome per la band. Ci ho visto subito un significato più sottile rispetto a quello che può evocare alle persone: i Veda ci insegnano che siamo anime spirituali eterne, prigioniere in un corpo materiale. Quindi il corpo in realtà è un elemento estraneo alla nostra sostanza originale e quindi il nome è in linea anche con i concetti che trattiamo.

Rispetto alle influenze non ci guardiamo troppo attorno: i pezzi che componiamo però hanno radici salde nell’hardcore old-school e nel thrash. Abbiamo tutti quanti un background piuttosto variopinto e andiamo abbastanza a sentimento in fase compositiva. I nomi che hai citato sono sicuramente tra le influenze e gli ascolti, quindi hanno un peso nel nostro sound. Ci piace la roba veloce, ma anche quella pesante e cerchiamo di alternare entrambi i momenti. Tanti ci hanno affiancato ai Sottopressione, chi ai Negazione, qualcuno ai primi Cro-mags. Ci piacciono tutti ma non c’è un vero e proprio riferimento a cui ci rifacciamo in fase creativa. Perciò nello stesso pezzo può esserci un riff alla Megadeth di seguito ad uno alla Youth of Today!

 

Il vostro primo disco, “Oltre l’illusione”, solo in formato digitale è uscito a febbraio 2022: praticamente due anni fa. Da allora come e in cosa è cambiata la band?

 Dalla nostra prima uscita c’è stata l’aggiunta di una chitarra con l’entrata di Bolo, che ci ha dato maggior impatto e supporto, soprattutto dal vivo. A livello compositivo direi che i pezzi nuovi sono più pesanti e un poco più elaborati, con una certa venatura thrash che forse è rimasta più nascosta in “Oltre l’illusione” che ha invece un taglio più diretto. In questi anni abbiamo fatto un po’ di date in giro, anche su qualche palco importante e accanto a nomi grossi, come al Distruggi La Bassa, dalle parti di Ferrara, con gli Youth Of Today. Abbiamo fatto anche un mini tour italiano in compagnia dei Sangue dalla Sardegna, ragazzi davvero spettacolari. Ci siamo divertiti parecchio, abbiamo conosciuto tanta gente e condiviso cose interessanti con tutti. Ci è stata data fiducia e siamo grati e contenti di questo. Ora siamo pronti per portare in giro la roba nuova!

“Il tempo è adesso” è il vostro primo disco in formato non solo digitale, in uscita il 18 gennaio per Devarishi Records. Vi trovate a essere distribuiti da nomi di punta come Coretex Records e Revelation Records. Ve lo sareste mai aspettato? Com’è la sensazione?

 Se penso alle prime prove al Vecchio Son di Bologna, fatte praticamente di nascosto durante la pandemia, non l’avrei davvero mai detto. Non c’era una vera e propria intenzione di arrivare fino a dove siamo arrivati: è stato tutto un bellissimo crescendo. Anche l’idea ha preso forma strada facendo. All’inizio le intenzioni erano altre, molto più moderate. Puntavamo a comporre e registrare qualcosina, con magari qualche data di contorno giusto per divertirsi… Non ho mai avuto dubbi sulla qualità della nostra proposta: ho sempre avuto fiducia che tutto suonasse alla grande. Ma di sicuro non pensavamo che sarebbe andata così bene. Son molto contento che questo sia stato riconosciuto dagli addetti del settore, dall’etichetta a da chi distribuirà il lavoro. È una bellissima emozione. Spero ovviamente che tale fiducia venga ripagata e che il disco possa girare ed arrivare ad essere apprezzato da più gente possibile.

 

Avete già altri pezzi pronti da registrare? Avete intenzione di fare uscire in vinile anche “Oltre l’illusione”?

 Siamo sempre dietro a comporre roba nuova e qualcosa di pronto volendo ci sarebbe già. Ma prima vogliamo seguire con cura l’uscita del disco e dargli il giusto supporto promozionale, sia con merchandise dedicato sia organizzando un po’ di date che si spera toccheranno anche qualche città fuori dall’Italia! Anzi, se ci volete dalle vostre parti scriveteci due righe che ci organizziamo!

“Oltre l’illusione” invece verrà accorpato come lato B del disco “Il tempo è adesso”, debitamente rivisto ed adeguato a livello sonoro dal nostro caro Carlo del Toxic Basement Studio, il posto dove abbiamo registrato entrambe le sessioni. Non uscirà quindi singolarmente, farà tutto parte della stessa uscita in un unico disco. Grazie ancora del supporto, Hare Krsna! ?

 

di Giovanni Bernardi

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