DROPKICK MURPHYS

 Che dire dei Dropkick Murphys che non sia già stato detto?
Sono una di quelle bands che anche se le rivedi per la centesima volta non puoi fare a meno di esaltarti come un pazzo, perchè il loro misto di punk, oi e folk irlandese è una bomba, hanno trovato il punto esatto di incontro fra i tre generi, prendendo il meglio di ognuno di questi, rendendo ogni loro concerto un evento immancabile, e ogni disco un capolavoro.

 

Runnin riot + Big D and the kids table + Dropkick Murphys Estragon, Bologna 3/2/07

 

 Quando stasera sono saliti sul palco ho avuto (e scommetto di non essere stato l’unico) una sensazione particolare, come quando rivedi un vecchio amico dopo tanto tempo, e il cuore ti si riempie di gioia…quando le luci sono scese sul palco dell’Estragon, è finita l’intro e Al Barr e soci sono saliti sul palco, mi si è riempito il cuore di gioia, e non ho potuto far altro che sorridere, al massimo della felicità, perfettamente conscio che le due ore seguenti sarebbero state di divertimento assoluto e totale. Al Barr, Ken Casey, The Kid e tutti gli altri, tutte facce straconosciute, che ho visto svariate altre volte in altre situazioni, ma che ho sempre associato a splendidi momenti di pura catarsi Rock’n’Roll.

La musica…lo sapete tutti, un concerto dei Dropkick è ormai un rito, si sa che cosa faranno, le variazioni sono minime…stasera ancora una volta il calcio (nelle palle) di inizio l’hanno dato le solite For Boston (raramente ho visto un’intro di concerto così esplosiva) e The legend of Finn McCumhail, Boys on the docks arriva prestissimo in scaletta, poi si continua a pogare con le più punkeggianti The Gauntlet, The workers’s song, Walk away, Barroom Hero, e Citizen CIA/e a saltare con le più folkeggianti the dirty glass, captain kelly’s kitchen, black velvet band, the spicy mc haggis jig con la solita stupenda invasione di ragazze sul palco che restano anche per il finale della prima parte con Kiss me I’m Shitfaced.

Ma ad un certo punto succede qualcosa, stasera è l’ultima data del tour europeo, e si può abbondantemente dire che la band e la crew si lasciano prendere la mano come è giusto che sia in una situazione del genere, e l’anarchia prende il sopravvento:ad un certo punto l’audio comincia ad abbandonarci, la voce si abbassa (I’m shipping up to Boston è praticamente strumentale), la crew inizia a fare stage diving, e gli errori nell’esecuzione dei pezzi si ammucchiano toccando l’apice in Rocky road to Dublin, quando Al e Ken riattaccano a cantare insieme la strofa e sono completamente fuori sincrono l’uno con l’altro, si devono guardare e aggiustarsi…ma va bene, credo che nessuno stasera vada tanto per il sottile; è una festa e come tale viene condotta, fino al solito finale orgiastico con un sacco di gente sul palco per Skinheads on the MBTA.

La fine, come ogni fine concerto dei Dropkick ci lascia con una sensazione di tristezza, tutti devastati dalla stanchezza, ma appagati…fino alla prossima, devastante, volta.
Piccola nota: prima dei DKM hanno scaldato l’atmosfera i Big D and the Kids Table, niente di più che un piacevole intrattenimento in attesa del piatto forte della serata; i Runnin Riot me li sono persi a causa della nebbia che mi ha fatto arrivare in ritardo all’Estragon.

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