NOFX: Coaster

A tre anni di distanza dalla non splendida performance di “Wolves in wolves clothing”, e a due da un live sicuramente non esaltante, ritornano i Nofx con un nuovo cd intitolato “Coaster”. Qualsiasi cosa verrà scritta in questa recensione subirà pesanti critiche perché in questi casi il pubblico si spacca inevitabilmente in due fazioni tra chi reagisce col cuore e chi invece si arrende alla realtà dei fatti.

“Coaster” è un disco assolutamente mediocre che non riesce mai a graffiare riproponendo la stesse melodie che ormai tutti i fan dei Nofx conoscono a memoria. Senza conoscere le canzoni si possono prevedere tutti gli attacchi e tutti i cori di El Hefe senza paura di essere smentiti. Questo giudizio non nasce da alcun tipo di pregiudizio, il sottoscritto è stato un grandissimo fan della band e trovo che album come “White trash…” e “Punk in drublic” abbiano segnato decisamente la storia del genere.
L’ascolto di “Coaster” a poche settimane dalla visione del Dvd recentemente pubblicato dalla band può essere forse viziato da un non troppo malcelato giudizio sulla band. Nel Dvd si presenta una band ormai annoiata da questo lavoro che non riesce più a trovare stimoli. Questa cosa la ho risentita pesantemente in “Coaster” di cui, dopo innumerevoli ascolti, proprio non mi riesce a rimanere nulla.

Per chi non ha avuto ancora il piacere di sentire il disco, ma esclusivamente il singolo, potrà capire bene che non può competere in alcun modo con i classici storici della band: “Creeping out Sara” non può che essere considerata una canzone mediocre se confrontata con la loro discografia. Non è un caso nemmeno che nello scorso tour promozionale di “Wolves in wolves clothing” siano stati inseriti esclusivamente due pezzi da tale disco.
Molte persone potranno obiettare che d’altronde anche band come Bad Religion o Pennywise continuano a riproporsi negli anni con lo stesso sound. Questo è perfettamente vero e non posso checondividere e sottoscrivere ciò. La grande differenza che vi è però nasce dall’attitudine e lo spirito diverso con cui si fanno le cose. I Bad Religion e i Pennywise nonostante rimangano fedeli ad ogni nota del loro sound riescono a riproporsi ogni volta con energia e una freschezza che sebbene possa non aggiungere nulla di nuovo a quanto già fatto, quantomeno non sono la brutta caricatura di se stessi.

Preferisco sinceramente ricordarmi i Nofx per l’ultima volta al Deconstruction del 2003 in cui vidi per l’ultima volta una band in forma e grintosa (presentavano “War on errorism”, per me ultimo album degno di nota) piuttosto che per la caricatura, sebbene ottima, della band ce ho visto nei loro ultimi concerti (in festival – Rock In Idro, Rock in Week – o club – Brixton Academy).

Voto: 4 ½ (un disco che non ha francamente nulla da dire)
Tracklist:
1. We called it America2. The quitter3. First call4. My Orphan year5. Blasphemy (the Victimless crime)6. Creeping out Sara7. Eddie, Bruce and Paul8. Best God in show9. Suits and Ladders10. The agony of victory11. I am an alcoholic12. One million coasters

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