…E rieccoci qua, come ogni anno, come quelle famiglie un po’ old school che andavano in vacanza sempre nello stesso posto, con sempre la stessa gente a fare sempre le stesse cose. Noi facciamo uguale, solo che abbiamo i vestiti un po’ più scrausi, la maggior parte di noi non ha bambini da tenere buoni, e lo facciamo per una settimana, non per tre mesi.
Scherzi a parte, sicuramente la ripetitività è un elemento effettivamente esistente, personalmente sono una persona piuttosto abitudinaria, e dopo 5 anni di festival ormai mi sentivo come a casa.
Questo finchè non è stato deciso di cambiare totalmente la planimetria del festival, spostare il main stage e tutta la zona dove si mangia, mettere tendoni extra, aprire altri posti per i party post concerto e diminuire i posti per mangiare in zona beach stage….tutto questo ha portato alla luce un piccolo Ga lievemente autistico che si deve ancora riprendere dallo shock e ricominciare a sentirsi a suo agio in questa situazione nuova.
La motivazione principale è che ora il palco punta verso le montagne, e non verso la città, così si neutralizzano le lamentele di una parte di locals, i tendoni sul pratone davanti al palco immagino siano per proteggersi da eventuali piogge. I tempi cambiano, bisogna sapersi adattare…i contro sono che ci sono alberi a ridosso del main stage e guardando verso la folla non c’è la classica spianata di teste come in tutti i concerti, ma metà parterre è coperto, non è molto suggestivo, ma immagino sia importante per quando verranno i classici acquazzoni.
A parte tutto questo, sto scrivendo la mattina del giorno 1, ieri sono arrivato in tempo per godermi i Booze & Glory, prima volta per me, ma sicuramente non l’ultima. Ormai lo sapranno ormai tutti, ma dal vivo sono una macchina da guerra: simpatici, divertenti, aggressivi, i loro pezzi mega antemici, se non li conosci ti fanno sentire escluso in mezzo a gente che urla a squarciagola e ti fanno venire voglia di impararti i testicosì la prossima volta non sei impreparato.
Aprono subito con la classica hit “London skinhead crew” e chiudono con “Only fools get caught”, in mezzo ci mettono QUESTI PEZZI
e ribaltano il parterre aprendo (per me, in realtà erano la quarta band sul main stage) il festival nella maniera migliore possibile.
Dopo di loro ci sono gli Authority Zero, la pressione sotto il palco aumenta, li seguo da lontano per impegni concomitanti ma hanno dei suoni devastanti e tra mazzate hardcore e pezzi reggae il parterre si diverte un sacco.
Il divertimento continua coi Dog Eat Dog, sia sotto che sopra il palco…loro sono super contenti di essere qui, i sorrisoni a 50 denti di John Connor non possono essere simulati, e con una scaletta che pesca da tempi recenti (“XXV”, “Lit Up”) e remoti (“Who’s the king” e la conclusiva “No fronts”) fanno saltare tutte le prime file, dove lo stage diving e il pogo iniziano a diventare un affare serio. Come già due anni fa, anche qui tra un pezzo e l’altro mettono delle basi hip hop su cui John introduce il pezzo dopo o fa un suo discorso, ammosciando un po’ l’atmsosfera. Immagino che a quest’età abbiano bisogno di questi trucchi per tirare un po’ il fiato, ma va bene, l’ora a loro disposizione fila via in un attimo…dopo di loro fedele alla mia fama (presso la redazione di Punkadeka) di saltatore di headliner mi perdo i Satanic Surfers.
Domani Dropkick Murphys, Slackers, e Agnostic Front, sperando che mi esca dalla testa “Remember me” degli Urethane
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