PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

Quattro chiacchiere con i BULL BRIGADE

 

Ecco una bella intervista fatta con Fede, bassista dei Bull Brigade che, nonostante i 100.000 impegni sopra e sotto il palco ci ha risposto in maniera esaustiva e accurata!

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-Ciao ragazzi, per prima cosa vi ringrazio per il tempo che mi dedicate, come state?

ciao Matt, grazie a te, ci mancherebbe altro, anzi, è passato un secolo, ti devo mille birre, ormai….

-il leit motiv da quando Bolzo ha pubblicato l’uscita del disco è “finalmente! Era ora!”, senza voler fare l’alternativo mi viene da dire “per fare le cose bene ci vuole il suo tempo” cosa mi dite a riguardo?

Beh, di sicuro siamo contenti di essere arrivati a questo fatidico momento, anche se, scusa la banalità, ogni punto d’arrivo è un nuovo punto di partenza. Quindi ora ci aspetta altro. Io questo mi auguro, che ora che i motori sono caldi, si continui ad andare avanti. Da “Strade”, ne è passato molto tempo, tanto davvero. Per 2 fattori. Un primo, di scelta: abbiamo dato importanza ai concerti, alla loro ricerca e alla nostra grande voglia di prendere e partire, sfidando – per esempio – l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull, che infatti ci ha visto soccombere (aeroporti di mezza Europa chiusi) …ma dopo aver suonato!, facendoci tornare dal Portogallo in macchina: 18 ore quasi senza sosta (davvero), con alla guida il noto cantante della band, dopo 2 giorni in Galizia. Davvero una simpatica esperienza. Abbiamo partecipato a due compilation con delle riprese di pezzi storici, della Brigada Flores Magon per il progetto “hardcore non si comanda”, agli Oppressed, nel loro tributo. Man mano, preparavamo nuovi pezzi (alcuni, si sa, è da parecchio che li facciamo live).
La seconda causa, è stata invece indipendente dalla nostra volontà, perché abbiamo dovuto sorpassare parecchi cambiamenti nella formazione, che solo da un annetto e poco più, è la definitiva. Tendenzialmente, andremo avanti così, o non andremo più. O quanto meno, nessuno di noi 4 potrà andare via, al massimo, aggiunte/ sostituzioni. Cambiare le persone con cui suoni stabilmente (posto che sono amici, coi quali i rapporti rimangono OK), ti porta a riiniziare daccapo, e oltre all’aspetto meramente tecnico, ora più ora meno “pesante” da affrontare, resta il fardello dei tempi morti in cui non vai in sala, parli con un possibile sostituto, c’è incertezza sul futuro e ti sale il malcontento e il porcodio. È li che devi avere volontà d’acciaio. Ma nonostante l’infortunio sia sempre dietro l’angolo, e nonostante i non pochi gufi e le numerose malelingue – peraltro storicamente sconfitte e sconfessate dai fatti – noi siamo sempre qua…pronti a fomentarci ancora.

-ho fatto due parole con uno di voi non molto tempo fa e mi ha detto di essere molto soddisfatto, siete davvero soddisfatti di questo disco?

si, credo che siamo soddisfatti perché non è che potessimo fare tanto di più: è l’espressione di quello che siamo, al momento di iniziare a registrare. Poi come credo capiti a tutti (credo, eh!), appena finisci di registrare, qualcosa che avresti voluto fare diverso, magicamente appare (e bestemmi), però forse fa parte delle regole del gioco, non so. Tecnicamente, c’è stato un bel lavoro di pre-produzione, appunto per ovviare, per ridurre il più possibile ciò di cui ti ho appena accennato, cioè conoscere le canzoni, sentendole a dovere, risentendole ancora e ancora, scovandone le magagne. In questo l’apporto magistrale di Luis e Yehudi, il nostro batterista dal nome ebraico pur non essendolo (il mio opposto), è stato formidabile. Colgo questo momento per ringraziarlo formalmente, è un bravo ragazzo, ha lavorato sodo. Danke, Yehudi! Il lavoro in Studio è stato fatto al One Voice di Chivasso, di Danny Giordana. Ogni presentazione sarebbe superflua, però lo ringraziamo per essere stato parte di noi, in quei giorni! Grazie Danny!

-Che tipo di disco sarà? Cosa si devono aspettare i kids?

il classico disco dei Bull: sonorità abituali, scale minori malinconiche pregne di periferia e sentimento oi! con qualche inserto innovativo, come il Sig. Patato notò nell’ultima canzone di Vità Libertà. Questa potrebbe essere una nuova apertura, da poter in parte percorrere. Tanto si sa che l’impronta nostra è una e una soltanto, però boh, chi lo sa…

-replicare il successo di Strade Smarrite non è semplice, un disco pressoché perfetto dalla prima all’ultima nota, vi spaventa il confronto?

conosciamo l’importanza che ha preso Strade Smarrite. Detto ciò, Eugy è ancora bello e bravo, ma è cresciuto, son passati molti anni, è migliorato ancora, nello scrivere; aggiungici che i trequarti della band sono cambiati…penso si possa dire che è un’altra storia! Paragone inevitabile, ma altra storia.

-la prima volta che vi ho visti live, nel 2010 al Baraonda per il benefit per Radio Black Out, c’era poca gente. Forse un caso isolato perché poi tutte le altre 900.000 volte c’era sempre tutto esaurito. Qual’è il segreto?

Credo sia la possibilità di immedesimazione nelle storie raccontate nelle canzoni, per chiunque: ragazza o ragazzo, giuvine o vecchierello. È un po’ il segno dei tempi, non c’è più “lo slogan politico”, anche se c’è chiaramente l’ identità, l’ eredità antifascista, l’ appartenenza, l’amore, il senso di responsabilità, verso una sottocultura controsistema per vocazione e necessità, che perdura da anni. In questo quadretto, continuo a stupirmi dei non pochi topi di fogna fascisti che mostrano ‘interesse’ verso la band: cioè, posso comprendere che le parole della canzoni piacciano, ma facendo noi parte di altro, dovremmo schifarci l’un l’altro. Che sfigati. Han pure scaricato l’album…l’han pagato…non ce la facevano ad aspettare hehehe

-tanti km percorsi, centinaia di concerti in mezza Europa, che cosa vi portate dentro in questi 10 anni di attività? E quanto ha influito questo lungo percorso nella stesura del nuovo disco?

In primis tanto mal di testa! Seriamente: tante serate con svariate realtà composte da ragazze e ragazzi stupendi, così diversi – nella propria quotidianità da affrontare, penso per esempio a chi sta in Euskadi o a chi deve fronteggiare una controparte particolarmente “pesante” – ma anche cosi uguali a te su altre cose (non solo la birra!). Stando insieme, i legami di amicizia e complicità aumentano. Aumenta anche la vera conoscenza che hai coi tuoi compari, e “cresci”. Questo è per tutti noi 4. Come risaputo, poi, i testi sono del Sig. Eugenio, che pensa e pensa, quindi stare in giro per lui immagino sarà stato fonte di ispirazione. Poi, ancora conosci nuove persone, come per esempio ABAN, incontrato sul palco della No Racism Cup nei pressi di Lecce un paio di anni fa, se non erro. E’scaturita addirittura una nuova canzone! Ecco cosa succede

-Torino: da quello che ho potuto vedere, anche nei diversi live che ho visto a Torino, la scena da voi è molto unita, tante collaborazioni tra i gruppi, un bel fermento insomma, perlomeno da fuori si vede così. Cosa ne dite?

scena unita…come posso rispondere in modo intelligente? Diciamo che ci sono le amicizie, le collaborazioni, le affinità. Alcune vanno oltre i limiti dettati dai compartimenti stagni che esistono a ‘livello politico’ cittadino (intendendo naturalmente solo la “galassia” delle occupazioni). Ogni spazio occupato – tendenzialmente – sia esso uno squat, un CS, o “ne l’uno, ne l’altro”, ha un suo giro. Prendi con le pinze, questo, eh…è una semplificazione, non è una regola! In alcune situazioni, poi, puoi trovare tutte le ‘aree’ insieme. Per esempio alla festa di Radio Blackout, “unica emittente libera e liberata dell’etere Taurinense” nonché unica radio italiana senza pubblicità al suo interno (indi per cui 100% autogestita, autofinanziata e davvero libera). Per giungere a una risposta finale, no, non credo che si possa dire che la scena è unita. Ci sono più scene. Magari non è un male! Ma ci sono pochi gruppi Oi!…è questo si che è un male!!!!!!!!

-so già che è impossibile rispondere, ma il vostro miglior concerto di sempre?

è una domanda bastarda, in effetti. Concerto migliore, non so. Forse gli ultimi 2 all’Askatasuna, o Firenze K-100, però è davvero difficile rispondere. I concerti anzi, le serate migliori, che ti restano per sempre, sono quelle dove il cuore è maggiormente in sintonia col posto in cui sei, quindi ti dico un “home is where the heart is“ e stattene.

-ora il tour promozionale, avete già pianificato qualche data oltre al release party di febbraio (se non ricordo male)?

Se ti avessi risposto per tempo, ma invece sono un cazzone, avrei fatto un lungo elenco (cmq consultabile sul sito www.bullbrigade.com, sempre in aggiornamento con news ed altro). Ormai, però, gran parte del lavoro è stato fatto, ma molto ne resta, e molto ancora verrà da settembre in poi, soprattutto. Colgo l’occasione per salutare l’amico Caciotta, mitico e più che degno sostituto del sottoscritto.

(Caro Fede, so benissimo che il tempo che ci resta nella giornata è quello che è. Non ti preoccupare che hai già fatto fin troppo. ndr)

-ovviamente vi aspetto a birre aperte dalle mie parti, vi saluto e vi ringrazio per la disponibilità e….ERA ORA (eheheh)!!

Grazie Matt, ti devo ottomila birre. Oi!

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Ringraziamo di cuore Fede ed i Bull Brigade, in bocca al lupo per tutto ragazzi! E magari ci si vede ad Amburgo, chi lo sa?

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