E’ fuori discussione che “Sandinista!” dei Clash sia stato un album fondamentale per la storia del punk rock e del rock in generale, ma è altrettanto fuori discussione che il suddetto triplo Lp abbia spaccato, spacchi e continuerà a spaccare la critica data la sua mole di musica proveniente da tutti gli angoli del mondo, senza distinzione di genere, quasi come a crearne uno nuovo formato dalla mescolanza eterogenea di stili musicali. Tutto questo viene affrontato da Antonio Bacciocchi nel suo compendio “Sandinista!”, uscito lo scorso Dicembre in edizione limitata a 100 copie numerate a mano per la neonata Cometa Rossa Edizioni, gestita proprio dal musicologo ed ex batterista piacentino.
Il libro ripercorre la storia del quarto album di Joe Strummer e soci nell’anno del suo quarantennale (12 Dicembre 1980). Dopo una meravigliosa prefazione di Marino Severini (The Gang), grazie alla quale venite risucchiati negli ultimi mesi del 1980 e, che vi piaccia o no l’album in questione, verrete affascinati dalla passione che il cantautore marchigiano mette in ogni singola parola, il testo, con un approccio analitico e schematico, passa in rassegna tutte le sfaccettature e tutti gli aneddoti di “Sandinista!”: da interviste d’epoca a Joe Strummer, Mick Jones, Paul Simonon e Topper Headon che ci raccontano come è nata l’idea di un triplo album (al prezzo di un doppio), fino alla spiegazione traccia per traccia dei 36 pezzi che formano questa colossale opera rock.
Bellissima poi l’intervista al frontman Joe Strummer datata 1980 a cura del giornalista musicale Paul Du Noyer, nella quale emergono moltissimi aneddoti come la guerra aperta tra i quattro punk rockers inglesi e la major che li ha messi sotto contratto, ovvero quella CBS che è stata croce e delizia per i Clash, ma anche il perché di un titolo così spudoratamente rivolto alla scena politica (Rivoluzione sandinista nel Nicaragua contro la dittatura di Anastasio Somoza Debayle foraggiata dall’appoggio U.S.A.: chi conosce il testo di Washington Bullets sa di cosa sto parlando) e tanto altro ancora.
Si continua poi con le recensioni d’epoca di “Sandinista!”, tra le quali emergono quelle positive di Federico Guglielmi per Mucchio Selvaggio e di Alberto Campo per Rockerilla (“Prima ancora che dal cervello, i Clash è difficile toglierseli dal cuore”) e quelle negative di, tra gli altri, Patrick Humphries per Melody Maker (“Per quanto mi riguarda “Sandinista!” mi sembra un lavoro sporadico e ingombrante. Una scomposta dichiarazione d’intenti che delude, specie se confrontata alla coerenza e all’eccellenza del precedente lavoro, un anno fa. Detto questo non vedo l’ora del prossimo album dei Clash”). L’ultimissima parte del testo è incentrata sui contributi e i pensieri sul controverso album dei Clash da parte di giornalisti e scrittori italiani come Davide Sapienza, Maurizio Pilotti, Alba Solaro, Federico Guglielmi e Luca Frazzi. Proprio di quest’ultimo voglio estrapolare un passaggio: “Mi ero fatto un’idea del punk, da ragazzo, ma “Sandinista!” da quarant’anni la mette in discussione. Qualcosa vorrà pur dire”. Con queste poche parole il giornalista di Rumore incorpora tutta la grandezza dell’album dei Clash, un album che divide e spacca la critica tra coloro che “il punk è un’altra cosa” e coloro i quali “non esiste manifestazione migliore del concetto di punk come quella espressa in “Sandinista!” (tra i quali è presente il sottoscritto), divisioni e spaccature che il compendio di Antonio Bacciocchi analizza attraverso la storia stessa dell’album dei Clash, The Only Band That Matters.
Spero che vi siate accaparrati “Sandinista!” perché è andato esaurito in poche ore e non sono previste ristampe: in caso contrario fatevelo prestare da qualcuno che lo ha preso perché questo breve ma completo testo non può mancare nella vostra libreria. Da leggere e rileggere tutto d’un fiato.
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