PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

KOSEAKASO: La velocità è relativa

Questo nuovo lavoro aveva un impresa ardua e che credevo impossibile…

La loro prima fatica (Squaloparco 2018) é incastonata nel mio cervello da anni e temevo che questo nuovo nato avrebbe fatto assai fatica a conquistarsi uno spazio. Ma sono bastati un paio di ascolti per ricredermi. Ora è lì, anche lui, maledetto lui!

I koseakaso, con il sostegno di Duff records, ci propinano un ottimo hc melodico con cantato in italiano. Cosa che già da sola basta per raggiungere un voto altissimo…

“La velocità è relativa” sarebbe stato da recensire sgambettando con il mio long board per le strade brianzole. Ma purtroppo gli acciacchi dell età me lo hanno impedito. Maledetto me!

La composizione mantiene quell’approccio zarro da metallaro che gasa senza risultare stucchevole, neanche sugli assoli. L’attenzione rimane alta, con continui stop’n’go, cambi di ritmo e tutte quelle cose lì che fanno i musicisti fighi e con cui i guys riescono a tenermi incollato alle cuffie ben oltre i 2 minuti a pezzo a cui mi ha abituato il punkrock becero che ascolto.

Il cantato, alternato tra i tre kosi, rende tutto più piacevole, con la giusta punta di quello che gli chef in tv chiamerebbero cambio di consistenze (il lato morbido, quello cruncy, la base compatta).

Tra le canzoni menzione speciale per Blastbeat, che lamenta la fatica di riuscire a stare dietro, con la tua bicicletta, ad una società piena di gente che corre viaggiando seduta comoda in prima classe o sul ferrari con accanto una velina. Sappiamo già che la corsa ha come meta finale la deriva, ma ci affanniamo comunque. Stupidi umani.

Al momento tra le mie preferite troviamo anche “Niente di speciale” che parla di…Anzi NO! Non parla,aggredisce a testa bassa la noia del normale, il fastidio della quotidianità e ci vomita in faccia quei sentimenti che tutti noi eterni Peter Pan proviamo a sentir parlare di crescere, età adulta e mettere la testa a posto. La tematica torna anche in “Non ti è bastato”. Perché evidentemente non basta avere delle belle facce pulite come le loro per sentirsi parte della società; ma anche sentirsi parte della scena non sempre è facile e non sempre porta i frutti desiderati, come raccontato in “Macarena”.

Che dire.

Bravi, belli, andate ad ascoltarveli.

Non solo su youtube o spotify però, cazzo!

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