PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

MADBEAT: l’intervista alla band torinese in occasione dell’uscita del nuovo disco

Ho fatto qualche domanda ai Madbeat in occasione dell’uscita fresca fresca del nuovo disco “La Ballata dei Bicchieri Vuoti” nato dalla collaborazione tra Motorcity Produzioni, sul cui sito è preordinabile il vinile, e Ammonia Records
Anche questa volta a darmi una mano con le domande è intervenuto Alberto di Flamingo Records, che non ringrazio mai abbastanza per il prezioso aiuto che mi dà ogni volta.

Mi risponde Fix, voce e chitarra della band.

  • Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine virtuali di Punkadeka! Il vostro nuovo album, La Ballata dei Bicchieri Vuoti, si presenta come un lavoro più introspettivo e intimo, che un po’ si distingue dai precedenti che invece affrontano tematiche sociali più legate alla fabbrica e alla città. I brani raccontano di storie personali e riflessioni interiori, e si viene così a creare un perfetto connubio tra testi profondi e sonorità coinvolgenti. Questo approccio più emotivo permette a chi ascolta di entrare in contatto con la vostra sensibilità artistica, offrendo una prospettiva nuova ed empatica. Volete raccontarci la genesi del disco?

Ciao Punkadeka! È sempre un piacere incontrarci. Si il disco nuovo è molto personale anche se non è stato premeditato. Come nostro solito i testi sono arrivati in un secondo momento rispetto alla musica e la musica stessa caratterizza da sempre la scrittura delle parole. Ad un certo punto l’esigenza è stata quella di scrivere rapidamente alcune parti di testo e questo ha ristretto il cerchio su quelle che potevano essere le tematiche da affrontare, andando a descrivere immagini che avevamo vissuto in prima persona. Questo è stato un valore aggiunto perché dovevamo concentrarci su quanto di più vissuto possibile senza farci cadere nella retorica di argomenti che andrebbero trattati più a fondo prima di scriverne. Cosi nasce la ballata dei bicchieri vuoti la musica (come nostro solito molto malinconica) ci ha dato una mano a guardarci dentro.

  • Si è delineata e si sta delineando una nuova scena italiana di gruppi che, partendo da un background più oi/street, aggiungono melodie ed elementi di cantautorato spingendosi così verso suoni e contenuti più maturi. Vi sentite parte di questa ondata o avete intrapreso una strada solo vostra che si è incrociata con quella di altre band? Pensate sia una questione anagrafica e generazionale?

Ad un certo punto abbiamo scelto di non frenare tutte quelle che potevano essere le nostre influenze su altri generi. Data l’età delle band che ci hanno influenzato maggiormente non credo che siamo stati influenzati da qualche tipo di ondata, ma piuttosto ci siamo liberati di alcuni vincoli che prima decidevamo di tenere chiusi in un cassetto. L’età che abbiamo sicuramente ci da un  accesso più consapevole ad alcune band del passato e generi che “funzionano” solo nelle band che arrivano dal passato, quindi ne abbiamo usata la giusta quantità che ci appagasse

  • Mi ha colpito molto il testo di presentazione del vostro disco, in particolare l’ultima frase: “Ogni sforzo, ogni bicchiere vuoto ha un senso solo alla fine del racconto, quando passa dalla nostra penna alle vostre cuffie e quando alzate il volume per chiudere tutto il resto fuori”?Come detto, con questo nuovo progetto, avete scelto di esplorare territori più personali ed emozionali. La musica e le parole come cura: è così che avete inteso questo disco? È difficile mostrare questa “vulnerabilità”, se così possiamo chiamarla, a un pubblico sconosciuto?

Non è mai stato un problema mostrare la vulnerabilità a qualcuno, se mai volevamo avvicinarci a quelle persone che avevano vissuto la stessa cosa, o comunque che si trovavano nella stessa situazione. Alzare il volume e chiudere il mondo fuori è lo stesso processo che ci permette di scrivere i testi, e se una nostra canzone arrivasse ad una persona nel mondo e le permettesse di chiudere il mondo fuori per 3 minuti e sentirsi al sicuro allora avremo raggiunto il nostro scopo (semi Cit.)

  • Per un goal nel derby è uno dei singoli estratti dell’album. Parla veramente solo di calcio? Ascoltandolo mi ha dato la sensazione che ci sia dietro molto di più.

Per un goal nel derby parla di musica utilizzando i termini calcistici. Il calcio (giocato) e la musica sono in grado di produrre la stessa emozione seppur le dinamiche siano differenti. Uno si allena/fa le prove, oppure è in macchina per raggiungere il campo/raggiungere il concerto, gioca/suona, Fa goal/scrive un pezzo che lo emoziona…quando ho ricominciato a giocare a calcio (Fix) ho rivissuto le emozioni che vivevo da adolescente e mi ricordavano i primi concerti con i madbeat. L’idea del pezzo è arrivata quando, ascoltando la prima versione di “figli delle banlieue” con Michele lui mi disse: “sto pezzo è una bomba, è come segnare un goal nel derby”. Seguirono tutti i ragionamenti sopra citati e nacque per un goal nel derby

  • I vostri concerti sono infuocati, ci sono molti ragazzi che vi seguono e sembra che il vostro pubblico lo abbiate conquistato suonando dal vivo e non con la pubblicità sui social: preparate gli show con cura o siete animali da palco e vi riesce naturale coinvolgere le persone?

Il Live è sempre stato il nostro punto di forza, o comunque quello quello su cui vogliamo dare il 100% sempre. Lo prepariamo con cura e siamo meticolosi nel trovare i collegamenti tra le canzoni per coinvolgere il più possibile le persone, nella pratica invece attacchiamo gli strumenti e poi tutto si trasforma, la scaletta va da sola come se schiacciassimo play e l’adrenalina fa il resto.

  • A proposito di live, nel 2023 sono stati anche 10 anni di Madbeat. Oltre a La Ballata dei Bicchieri Vuoti, quest’anno avete fatto uscire anche il live suonato nella vostra città, al Blah Blah di Torino, proprio in occasione del decennale. La prossima data a Torino sarà allo Spazio 211, a fianco dei Melt, spazio che pochi mesi fa ha rischiato di abbassare definitivamente la saracinesca a causa dell’ennesima effrazione subìta. Cosa significa questo spazio per voi e per il quartiere stesso a livello sociale e culturale?

Sicuramente è una zona delicata di Torino dove più volte spazio ha avuto questi problemi. Nonostante ciò è sempre rimasto molto attivo in merito a concerti e serate di molti generi diversi. Non è un luogo usuale per il punk, a differenza del Blah Blah o dello Ziggy che sicuramente hanno un cartellone molto più ricco di band punk, punk-hc o punk rock, però è un posto che ha sempre fatto musica, e il fatto che siano riusciti a riaprire ci fa molto piacere.

  • Non potete scappare alla domanda finale che affligge i miei intervistati: aveste a disposizione la macchina del tempo, a quale concerto vorreste assistere? Ne parlavo non tanto tempo fa con mio fratello che mi rispose i Queen a Wembley nel 1986

FIX: The Clash allo Shea Stadium 1982 (anche se non chiudevano loro)

CHRISTIAN: Daft Punk Coachella 2006

ZO: Woodstock 1969

GIULIO: Metallica e Pantera Live Moscow 1991

Grazie per il vostro tempo e a presto!

Grazie a voi!!!!! A prestissimo

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