WET FLOOR: LA CITTA’ ERA PIENA DI RUMORE

Riguardando la mia Classifica dei migliori dischi usciti tra il 2010 e il 2019 mi sono reso conto che, a differenza di praticamente tutta la redazione di Punkadeka, a me piace ascoltare gruppi (o artisti) in cui il punk è solo una parte del sound generale…meno gruppi più propriamente “solo punk” (nelle varie sfumature più aggressive o più melodiche) e più gruppi di vario genere, ma in cui il punk è solo una parte (d’altronde nella mia classifica ci sono Prodigy e Springsteen, non esattamente due band “da Punkadeka”). In quest’ottica sembra giusto che tocchi a me recensire l’ultimo disco dei brianzoli Wet Floor.
Lo metto quindi subito all’inizio della recensione, per comodità: se siete amanti di sonorità “punk e basta”, qui non c’è molto per voi, potete skippare, ma per me sbagliereste.
I Wet Floor sono attivi dal 2005, il loro percorso è quello classico di tante band, un po’ di dischi, un po’ di aperture importanti, un sacco di km macinati…questo “La città era piena di rumore” è il loro terzo disco, e se skippaste questa recensione sarebbe un peccato perchè comunque qui dentro di buona musica ce n’è.
Non punk propriamente detto quindi, questo è un disco rock, composto da un mix di alternative, garage, punk e elementi indie, il tutto cantato in italiano…per intenderci il loro sound mi ha ricordato gli episodi più rock degli Shandon (Il vuoto non basta) o le ultime cose dei Pay, sempre però mantenendo un’identità propria, senza sfociare nella triste copia.
Il pezzo che probabilmente potrebbe rientrare nei gusti dei nostri lettori credo sia “Lettere di Natale”, ma i pezzi migliori per me sono l’opener “Icaro”, con rullate e stop&go veramente efficaci e “Solstizio”.
Una cosa sul formato: questo è un disco intero, sono 10 tracce…ora, non so se ormai ho fatto l’abitudine a formati più contenuti (tipo EP da 7 tracce) o se anche a me si è ridotto il livello di attenzione medio, ma devo dire che ascoltando il disco per intero c’è una parte intermedia un po’ “paludosa”, in cui l’attenzione tende ad andarsene…pezzi un po’ più pop, che faticano a tenere viva la (mia) attenzione. Chiudono comunque alla grande la già citata “Lettere di Natale” e la più melodica “Dono di natura”.
Date loro una chance qui:
https://www.facebook.com/WetFloorGarage
www.instagram.com/wetfloor.garageband

Tracklist:

Intro
Icaro
Solstizio
Congiunzione astrale
L’ultima sigaretta
Tokyo
La città era piena di rumore
Rock Therapy
Lettere di Natale
Dono di natura

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