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Yokoano: l’ultimo album “Le Onde” un anno dopo.

Torniamo a parlare dell’ultimo lavoro degli Yokoano, ad un anno di distanza dalla release ufficiale. A raccontarcelo in questo articolo è il nostro Jack 😉

Dodici mesi, dodici, mi ci sono voluti per esserne certo e per crederci veramente, vivendo in questo irreale incubo chiusi in casa senza affetti, contatti, concerti, pensavo che anche un disco nuovo degli Yokoano fosse solo parte dei tanti illusori sogni e desideri infranti di questo lungo anno!

Ero ormai certo che i primi due lavori sarebbero rimasti unici, rimpiangevo la magia creata da “Yokoano” (2012) e “Ventre” (2013), i primi due album della band capitanata da Dani, per chi non lo sapesse ex Porno Riviste; invece, ecco la notizia, dopo 7 anni (un anno fa), il ritorno sulle scene con un nuovo disco dal titolo “Le Onde”.

Forse il live di presentazione, ormai datato 18/7 (2020) al Legend (anche se “con le sedie” semi cit.) avrebbe dovuto contribuire a rendere reale ai miei occhi il loro ritorno, ma non riuscivo a togliermi dalla testa l’idea che fosse solo un bel sogno nell’immenso incubo del lockdown!

Eppure oggi, sfogliando il calendario, ancora una volta con i brani di “Le Onde” che risuonano nelle mie cuffie, finalmente ho aperto gli occhi, gli Yokoano sono davvero tornati!

Ma parliamo del disco: “Le onde”, anticipato il 26 febbraio (2020) con il singolo “Io non esisto”, è uscito ufficialmente (e per davvero) il 27 marzo (2020) per Indiebox, in pieno lockdown (ahinoi il primo ed anche questo reale), scelta decisamente coraggiosa ma credo vincente, avevamo bisogno di loro a prescindere, in un anno come questo ancora di più!

Il disco è breve ed intenso (nemmeno mezz’ora di ascolto), composto da 9 pezzi che trascinano l’ascoltatore in riva ad un mare invernale, tormentato e decisamente agitato!

Credo quasi si possa definire un “concept album”, che pone come tema centrale la potenza del mare e delle onde che si infrangono sugli scogli e travolgono, come metafora (ma non solo, ascoltate bene le parole di “Sirene”) della vita e della società nelle quali dover sempre lottare per restare a galla (sempre che si voglia e possa farlo).

L’intro “Sirene” e l‘outro, in coda all’ultimo brano “Guardami”, sono gli unici momenti in cui il “mare” si mostra calmo, anche se un po’ increspato come prima e dopo una burrasca, creando una sorta di rito di apertura e di chiusura del disco. Per il resto non c’è tregua. Chitarre “grosse” e bei “riffoni”, accompagnati da basso e batteria mai banali, tanti cambi di ritmo e passaggi ben studiati ed eseguiti, testi profondi e ricercati, urlati da una grande voce.

È senz’altro un disco in continuità coi precedenti, ma che non li copia o ricalca; mantengono il loro sound aggressivo e urlato, andando a toccare, più che nei precedenti, ritmiche e sound del “punk” ma senza mai risultare “già sentiti”, alle quali si aggiunge un approccio alle melodie e al sound piuttosto moderno e che strizza l’occhio forse addirittura anche all’indie. Rimangono un gruppo difficile da paragonare ad altri o da categorizzare, mi limiterò quindi a concordare sulla definizione che danno a loro stessi, “Hybrid-rock”; ed è effettivamente, la fusione di molti generi (punk-alt-prog), la loro caratteristica più evidente e anche l’arma vincente che li rende, una delle realtà italiane più originali e valide in circolazione, per fortuna, ancora in circolazione!

E oggi suona ancora come se fosse appena uscito, non stanca mai, neanche dopo un anno intero di ascolto!

Quindi se ve lo siete persi, se come me non ci avete creduto veramente, se avete ascoltato solo “qualche pezzo”, recuperatelo. Subito. Sarà il vostro disco dell’anno, anche dopo un anno!

Tracklist:

1-Sirene

2-Le onde

3-Io non esisto

4-Il mio Stato

5-Credo

6-Aldilà

7-Non dire

8-Etere

9-Guardami

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