Sono stato per più di un ora al telefono con Gimmy (a proposito, grazie per avermi tenuto compagnia), abbiamo parlato come sempre di cento cose, di come i Clash hanno stravolto tutto, della sua enorme passione per la musica e per i suoni britannici e per un quartetto che gli ha preso il cuore e non glie l’ha più ridato, di come sia importante cambiare pelle se si sente il bisogno di farlo, e dire quello che vuoi nel modo che ti sembra più giusto, e “personal” è anche tutto questo, è l’essenza di un amante instancabile della musica.
Le tracce, nonostante sia un genere lontano anni luce dai miei standard, ragion per cui non mi metterò a fare l’espertone di un genere che conosco poco o niente, scorrono piacevolmente e fin troppo veloci nonostante siano belle lunghe, i testi sono molto ben scritti, mettono malinconicamente a nudo l’anima del cantante che si racconta senza freni e senza limiti, quello che ha passato e quello che pensa di aver lasciato, oltre a quello che ha vissuto e che vive ogni giorno, la sua giovinezza tra calci ad un pallone e centrali che scoppiano, interventi chirurgici, manichini che uccidono innocenti ed i sogni di Dustin tra un mojito e l’altro, si crea un’atmosfera intima che pare di averlo in salotto che suona, probabilmente la registrazione casalinga è stata l’asso nella manica ed il sound, anzi i sound al plurale, sono il frutto di decenni ad ascoltare e studiare, a suonare mille volte e ad arrangiare dischi non etichettabili…e dei testi così ben scritti non potevano essere lasciati con degli arrangiamenti fatti tanto per fare qualcosa, conosco Gimmy da un po e credo di aver capito che è un perfezionista, qui trasuda tutta la sua estrema bravura e la ricerca del dettaglio, come detto non mi sto improvvisando esperto del genere, ma ho un buon orecchio e sento che gira tutto talmente bene da rasentare la perfezione, una ricerca asfissiante della perfezione, Gimmy dice la sua nona sinfonia è “un amore malato”, allora possiamo stare qui a disquisire ore su sto pezzo, ed alla fine gli darei anche ragione, ma ascoltate “la mia america”, o provate a non trovarvi in qualche cortile impolverato ascoltando “abbiamo perso con Pele'”, o a trattenere la pelle d’oca con “amico mio”, questo è un disco che colpisce duro le emozioni, e dopo aver colpito forte inizia a scavare, lasciatelo fare.
Prodotto da Casbah Records, registrato, mixato e masterizzato presso il “casa Pirro studio” da Gianmarco Pirro, tranne la seconda traccia registrata e mixata presso il PSR Studio di Peveragno (CN) da Giudo Guglielminetti, cover design e grafica di Giusy Amaro, foto di Francesco Morgana.
Tracklist:
01. la mia generazione
02. un occasione in più
03. Chernobyl 86
04. il cuore batte
05. Dustin
06. sognare per vivere, vivere per sognare
07. il manichino stupido
08. abbiamo perso con Pele’
09. una canzone
10. amico mio
11. la mia America
12. un amore malato
13. anche John gridava aiuto
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