PUNK ROCK HOLIDAY 1.4 – Live Report

Da qualche anno a questa parte, in un paesino sperduto tra i boschi della Slovenia, si tiene un festival da paura: siamo a Tolmin e il festival in questione è il Punk Rock Holiday. L’edizione di quest’anno si è svolta dal 5 all’8 agosto e noi non aspettavamo altro che fiondarci in quel paradiso.

PRH 1.4

DAY #1

Dopo aver goduto delle bellezze del posto, del verde, dei fiumi Soca e Tolminka, alle 17 ci spostiamo verso il main stage dove sappiamo che i Counterpunch, band punkrock melodica originaria di Chicago, Illinois, avrebbero aperto le danze. Nonostante l’ora, la folla che si raduna sotto il palco è abbastanza numerosa e nell’aria si respira veramente la voglia di divertirsi.

Sempre sullo stesso stage si susseguono Night Birds, Gnarwolves, Bane e Implants: un inizio col botto! Il miscuglio di generi è evidente, si spazia dal punkrock all’hardcore puro, ma questo non sembra essere un problema per i vari partecipanti della festa.

IMPLANTS
Alle 21 tocca agli
Authority Zero (che annoverano tra i componenti Sean Sellers, batterista dei leggendari Good Riddance) e le persone accorrono numerose: la piazzola in fronte allo stage è già gremita.

La band originaria dell’Arizona e lo ska dei The Toasters scaldano la folla al punto giusto prima degli headliners della serata: Lagwagon e NOFX.
Per quanto mi riguarda, i primi erano il gruppo più atteso dell’intero festival e sono felice di poter dire che non hanno per niente tradito le aspettative. Sotto il palco i punkrockers si divertono con palloni e coccodrilli gonfiabili e si scatenano sulle note di pezzi classici come Island of shame, Alien 8, May 16th e Violins.

Dopo un’ora veramente emozionante, la band californiana conclude con Razor burn e lascia spazio ai NOFX.
Anche la band di Fat Mike è carica; la scaletta è simile a quella presentata due giorni prima al Carroponte di Sesto San Giovanni con qualche aggiunta come The quitter e We march to the beat of indifferent drum e  I’ts my job to keep punk rock elite . Rispetto allo show italiano però, l’atmosfera è completamente diversa e tra una pogata e l’altra mi perdo ad ammirare il clima unico che si crea in questo festival “vacanziero”.

La serata infine si conclude al beach stage (sì, c’è uno stage sulla spiaggia in riva al fiume) dove alle 2 di notte si fa festa coi Red Five Point Star.

NOFX

DAY #2

Il secondo giorno si inizia presto: dalle 13 alle 19 lo spettacolo è spostato al beach stage, in modo che tra un concerto e l’altro la gente possa rilassarsi e fare il bagno (sono comunque pochi i temerari che osano sfidare le gelide acque slovene).
Tra i gruppi che si esibiscono voglio aggiungere una nota particolare per gli Ants, band hardcore melodica austriaca dal sound simile a quello degli Astpai. In trenta minuti hanno dato il meglio di loro e si sono fatti apprezzare dai (purtroppo) pochi presenti.

Il main stage apre invece alle 19.15 col metalcore degli August Burns Red.

Seguono gli Adolescents, veri e propri pionieri dell’hardcore punk statunitense. Anche loro si erano esibiti poco prima in Italia, ma in questo caso la scaletta è completamente differente: molti pezzi dell’ultimo album e pochi classici (niente Amoeba, niente Kids of the black hole, niente Creatures). Sono parsi un po’ a tutti la vera delusione del festival anche per l’atteggiamento un po’ distaccato.

Mentre ci prepariamo a sentire Lars Frederiksen e i suoi Old Firm Casuals, veniamo a sapere che il batterista si è rotto il braccio, il che implica l’annullamento della loro esibizione.

Tocca quindi subito al folk punk dei Real McKenzies e alle loro cornamuse scoppiettanti che esaltano l’intera platea del festival.

THE REAL MCKENZIES

Arriva poi il momento degli H2O: l’hardcore band proveniente dal lower east side di NYC attacca subito con grandi pezzi: One life one chance, Guilty by association, Fairweather friend, per concludere con la classica invasione di palco durante What happened. Unica pecca: non hanno suonato molto, probabilmente poco più di mezz’ora anche se non ci è dato sapere la causa di questa decisione.

Gli headliner della serata sono nientepopodimeno che i Sick Of It All, veri e propri maestri dell’hardcore. Dopo averci deliziato con pezzi come Sanctuary, My life, Take the night off, invocano un wall of death durante Scratch the surface: è il delirio. I fratelli Koller non riescono a stare fermi un secondo sul palco e sotto di loro i fan fanno lo stesso.

Personalmente non ho mai avuto occasione di vederli dal vivo prima di questo festival e sono stato veramente colpito dalla carica che trasmettono al pubblico: WOAH!
Con qualche osso rotto e i timpani perforati torniamo verso il campeggio per riposarci in vista del giorno successivo.

DAY #3

Anche il terzo giorno si apre al beach stage ma siamo troppo devastati dal giorno prima per prestare attenzione alla musica. Decidiamo quindi di prenderci un mezzo day-off fino alle 20.

PRH 1.4

Ci presentiamo al main stage per assistere all’esibizione dei The Go Set, di cui abbiamo sentito parlare solo bene. Il sound è un misto di punkrock e folk. La band australiana, che annovero tra le belle sorprese del festival, chiude con una cover di It’s a long way to the top degli ACDC e lascia spazio ai Fakofbolan, band croata dalle sonorità streetpunk Oi! Sconosciuti ai più, sono invece molto popolari in Slovenia e durante il loro set si scatena veramente l’inferno. Non manca neppure la lezione di torciata degna dei migliori ultras della curva!

FAKOFBOLAN

Arrivate le 22 tocca quindi agli SNFU (Society’s No Fucking Use) di Mr. Chi Pig. Il leader del gruppo è il primo a presentarsi sul palco con la classica barba di 40 cm poco curata e un vestito da signora completo di brillantini, e dopo pochi minuti da il via allo show.

Una delle particolarità di questo festival è la presenza di una pedana poco più bassa del palco a separare gli artisti dal pubblico. Su questo “mini stage” la gente può salire tranquillamente e fare quello che vuole, e proprio col gruppo canadese questa opportunità è sfruttata al massimo sia dai fan che da Mr. Chi Pig che dimostra apprezzare l’idea. I ragazzi della security sono gentilissimi e non sono per niente di ostacolo al divertimento.
Dopo averci rallegrato con Drunk on a bike, Painful reminder e tanti altri pezzi, il frontman passa ai ringraziamenti e invita tutti al bar a prendere una birra con lui.

Seguono quindi i Raised Fist, uno dei primi nomi annunciati dall’organizzazione del PRH. Tempo di ascoltare un paio di pezzi degli svedesi e ci rendiamo conto ci aver bisogno di una pausa e molti drink.

Facciamo ritorno al main stage quando è il turno dello ska punk dei Reel Big Fish. E’ il momento spensieratezza i cui si lasciano i propri problemi alle spalle e si pensa solo a ballare. Sebbene Barrett e soci siano apparsi un po’ scarichi, a fine performance sentiamo comunque commenti positivi come “Hey! They put on a hell of a show!”.

REEL BIG FISH

DAY #4

E’ arrivato l’ultimo giorno e il pomeriggio decidiamo di passarlo in spiaggia in compagnia di due gruppi italiani: gli Andead da Milano e i torinesi Malemute Kid. Entrambi sembrano apprezzare la location e ce la mettono veramente tutta per farci divertire.

Per quanto riguarda il main stage si inizia alle 19 con il punkrock degli australiani Local Resident Failure (che a dirla tutta non sembrano gradire troppo la loro trasferta europea).

PRH 1.4

Il tempo di mangiare un panino e ci apprestiamo ad assistere ad un altro gruppo italiano: i Talco. Anche in questo caso l’atmosfera è molto rilassata e in mezzo alla folla si scorgono facilmente ragazzi e bambini che ballano e fanno stage diving.

Dopo di loro attaccano i Leftover Crack, gruppo che non ho mai avuto occasione di approfondire. E me ne pento dopo i primi tre minuti. Sono una bomba totale, la batteria sembra non fermarsi mai e il pubblico non sembra risparmiarsi per gli headliners della serata.

Alle 23.15 iniziano a suonare gli A Wilhelm Scream e, personalmente, questo segna la fine del mio festival: si passa da pezzi dell’ultimo album come The last laugh e Born a wise man a pezzi più classici come 5 to 9. Il pogo è molto intenso sotto il palco e alla fine dell’esibizione sembra siano finite le energie dell’intera estate.

Mi accascio in un angolo di fianco allo stage da cui posso solo sentire Zoli degli Ignite caricare gli instancabili del Punk Rock Holiday e concludere degnamente un festival che non dimenticherò facilmente.

IGNITE

A Tolmin non c’è niente di enorme, non ci sono tantissimi gruppi e non ci sono palchi giganteschi, ma il PRH è qualcosa di veramente unico, sia per l’atmosfera sia per la passione che si respirano. Non ci resta che aspettare l’edizione 1.5 e sperare che l’anno passi velocemente! See ya there

 

Scritto da: Maurizio Motta
Foto di: Amanda Milan

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