PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

SMALL THING: quattro chiacchiere con la band genovese in occasione dell’uscita del nuovo (video) album

Ho fatto qualche domanda ad Alberto, bassista degli Small Thing oltre che capoccia di Flamingo Records, in occasione dell’uscita del nuovo disco della band, 20 Jazz Punk Greats, in formato concept video: avete capito bene, oltre ad ascoltarlo, lo potete anche vedere! Uscito qualche giorno fa, l’album è stato concepito come una sorta di pastiche, un’opera unica che include più stili e linguaggi.

Guarda il video:

 

Ciao Albe, benvenuto su Punkadeka! Partiamo subito dall’idea del video-album, di cui vorrei mi approfondissi la genesi. Il video si accompagna in modo eccezionale ai vostri pezzi e si fonde perfettamente insieme a loro, persino agli interludi. Ogni brano ha il suo concept, alcuni più immediati come Don’t Be Sad-clowns, e Rat Attack-topi altri meno come Pray o Diet Coke. È davvero tutto ben fatto: lo vedrei bene proiettato, sia audio che video, a una mostra d’arte contemporanea in uno squat di Berlino, non so come spiegarlo.Come vi è venuta questa idea e come si è sviluppata? Avete mandato i pezzi a Stefania [Carbonara, autrice del concept video] che ci ha costruito il video intorno oppure è stato un brain storming collettivo?
L’idea di creare qualcosa di diverso mi frullava in testa da un po’, la musica l’avevamo già scritta e mi scervellavo sulla possibilità di superare il classico album fisico ma di non svilire il disco caricandolo semplicemente sulle piattaforme digitali.  Strano che parli di una mostra d’arte contemporanea perché l’idea mi è venuta ripensando ad  un’installazione che vidi al museo Reina Sofia di Madrid, c’era la musica di John Cage e delle proiezioni video, ricordo questo filmato 8mm di un albero, era molto strano perché essenzialmente l’albero era immobile e poteva sembrare una diapositiva ma era un filmato. Il fatto riprendere un “non movimento”, i suoni e le luci, era tutto spiazzante. Non voglio scomodare John Cage per paragonarlo a quattro minchioni che suonano punk rock, però nel nostro piccolo mi è sembrato interessante, forse anche  inedito nel punk italiano, creare un’opera multimediale. Ho letto da qualche parte che i CGB di Imperia nel 2006 girarono un video completo del loro EP Stanze che però non vide mai la luce. Nel nostro caso però non abbiamo girato un video, abbiamo aggiunto un aspetto visuale totalmente libero che è stato gestito come un quinto strumento, è un po’ come suonare una canzone e poi chiedere in un secondo momento a un sassofonista di suonare liberamente degli assoli, può uscirne una miscela omogenea oppure un suono sconnesso rispetto al resto della musica, è un rischio. Stefania Carbonara collabora spesso con Flamingo, però quando si gira il video di una band si deve sempre scendere a compromessi con le idee del gruppo, il che secondo me è frustrante per l’artista, quindi le abbiamo chiesto di lavorare liberamente e senza input particolari, il risultato credo sia molto bello, al di là di velleità artistiche che non abbiamo mai avuto.

I pezzi sono molto diversi tra di loro, vengono esplorati diversi generi in soli 26 minuti di album, penso anche solo ai primi 3 pezzi. È dovuto semplicemente ai vostri background differenti che si mischiano in fase di scrittura o è la voglia di continuare a sperimentare per trovare una quadra? O anche solo per sperimentare senza necessariamente mettersi un’etichetta.
Non siamo musicisti, quindi non è semplice per noi programmare il risultato. Ci siamo resi conto che 20 Jazz Punk Greats differiva molto dal disco precedente ed era abbastanza vario. Abbiamo inserito 3 intermezzi strumentali (Creati da Vulcan Boy, Random Cat Generator e La Furnasetta) che ci hanno permesso di dividere l’album in mini capitoli, specialmente dopo le prime tre canzoni abbiamo sentito l’esigenza di creare una spaccatura. Vero anche, come dici tu, che abbiamo background diversi ma non scriviamo i brani separatamente, portiamo in studio una grossolana idea di canzone e un testo, poi ognuno mette dentro quello che ha. Crediamo nell’immediatezza, quindi rimaneggiamo poco le canzoni, se una cosa è bella lo è sin da subito, le complicazioni non sono adatte alla musica punk, diciamo che siamo naif nell’approccio, bambini che disegnano  e non vogliono o non pensano di usare la gomma per cancellare eventuali errori anzi, pensiamo che non ci siano errori in questo genere di musica.

L’album uscirà solo in formato video o è prevista anche una stampa per chi desidera avere il feticcio tra le mani?
Siamo vecchie cariatidi che non riescono a staccarsi dall’idea di un oggetto fisico che contenga la musica, quindi sì, uscirà un cd per amici e parenti. Lo so, lo so, tutto il pippone new age sul superamento del formato fisico e John Cage di sto cazzo e poi facciamo il cd…lo sapevate già che sono un cazzaro.

Titolo e copertina si rifanno a 20 Jazz Funk Greats dei Throbbing Gristle, entrambi noti per l’ironia che li contraddistingue poiché niente è come sembra: dal titolo ci si aspetta di trovare un disco di grandi successi jazz funk e non è così e l’immagine che ispira spensieratezza in realtà è stata scattata nel luogo più famoso d’Inghilterra per i suicidi. Volevate dare la stessa tinta ironica del niente è come sembra oppure è solo un tributo a un disco che vi piaceva? Spiega
Adoro i giochi di parole e quindi il titolo mi è venuto cazzeggiando con i titoli dei dischi a casa. Volevamo assolutamente la parola punk sul disco perché nel primo album omonimo c’erano solo due dinosauri e molti mi dicevano che dalla copertina non si capiva che tipo di musica suonassimo. Allo stesso tempo odiamo i cliché, quindi abbiamo pensato di omaggiare anche la copertina dei Throbbing. Racconto divertente: ho chiesto agli altri se gli venisse in mente un dirupo per fare la foto, Monica ha detto che vicino a casa sua c’erano un “burrone e un prato”. Lei abita nel posto più scomodo del mondo ma siamo comunque andati insieme al fotografo in questo fantomatico prato. Il burrone era un buco di un metro e mezzo circondato da tre fili d’erba tra gli alberi, così abbiamo optato per una foto diversa da quella originale per un senso di avvilente decenza. Comunque mi piace molto il risultato, non avevamo mai fatto delle vere foto e mai avrei immaginato di metterci in copertina, ma Beppe (Photobep) è un grande appassionato di musica e ci ha messo a nostro agio.

Come sai, l’album mi è piaciuto molto e ho trovato bellissimo ascoltare i brani uno dopo l’altro e scoprire a cosa fossero stati associati, in particolare gli interludi, poiché privi di testo e quindi più difficili. Avete pensato a come portarli live?
Abbiamo fatto una prova in cui abbiamo suonato l’album in ordine, lanciando anche gli intermezzi registrati ma non siamo convinti che la cosa funzioni. Forse dal vivo si spezza un po’ troppo la tensione, quindi credo che mischieremo pezzi vecchi e nuovi in una scaletta che sia energica e mantenga la tensione, anche se l’idea di suonarlo completamente non è del tutto accantonata, sarebbe figo farlo con dietro le proiezioni ma bisognerebbe andare a tempo e non siamo così bravi.  Stefania Carbonara ha un progetto emo trap chiamato Le Astronavi che dal vivo usa le proiezioni, vi consiglio di cercare il video de La Casa perché è un capolavoro.

Tocca anche a te, non credere: 5 dischi che ti hanno sconvolto la vita e uno che avresti voluto non fosse mai uscito e perché.
Sono egocentrico ma non a sti punti, ti diciamo un disco per uno.Monica (voce) – La Polla Records – Salve
Roccia (batteria) – Green Day – Dookie
Albe (basso) – Choking Victim – No gods, No Managers
David (chitarra e registrazioni) – Slayer – Reign Blood
Stefania (visual) – John Frusciante – Niandra LaDes And Usually Just A T-ShirtNon credo che ci siano dischi che non sarebbero mai dovuti uscire, forse Cut The Crap dei Clash perché è troppo brutto per essere vero, ma se ci pensi ha chiuso una storia, quindi ha comunque una ragione di esistere. Poi chi mi conosce sa che la meno sui Pink Floyd (di cui il nostro chitarrista è anche fan) e i Litfiba, in realtà non me ne frega niente, ho persino dei dischi di entrambi ed è talmente ovvio il fatto che siano buone band da rendere noioso il semplice fatto di parlarne. Credo solo che, specialmente in Italia, alcuni periodi storici ci abbiano “incatenato” musicalmente al passato, non ne posso più di vecchiacci che mi spiegano qual è la buona musica. Sembra che sia obbligatorio fare un “percorso” musicale che attraversi il passato (remoto), io dico che il percorso di ognuno deve essere unico, il passato è bello ma il qui ed ora lo è di più, ascoltate i Sekuderna e buttate Renzulli dalla finestra.

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