PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

ATARASSIA

…”Al lato della strada ci sono i manifesti elettorali. Li guardo. Sono tutti uguali, cambiano i colori. Come vorrei non dirlo. Ridono tutti e io mi chiedo che cazzo abbiano da ridere. Non stanno andando al campeggio estivo delle medie, stanno chiedendo di andare in Parlamento. La cosa li fa ridere. Cominciamo bene, penso io. Poi, alla sera, scopro di essere un coglione”…

Andando in giro mi Capita di scoprire dei mondi che hanno qualcosa di grande, ti chiedi come mai non li hai scoperti prima,  come hai potuto non far caso alle enormi pulsioni ed energie che trasmettevano… entri dentro quei mondi è scopri che si parla la tua stessa lingua, si vive la tua stessa passione, il tuo stesso amore per le piccole cose della vita, quelle che te la rendono grande, che ti fanno crescere quella rabbia buona che ti permette  di continuare a batterti affinché un giorno anche altri possano trovare un mondo migliore. Sul mio cammino mi sono imbattuto negli ATARASSIA GROP… Piu’ di una band…La mia Band ideale. Conoscerli per credere…

 

Devil: Ciao Filippo e ciao a tutti  gli Atarassia, in un momento cruciale per la nostra democrazia, quella vera, assistiamo a mille screzi televisivi e a mille dibattiti pressochè inutili e impregnati di argomenti che di costruttivo hanno ben poco, per non dire nulla. Questa è certamente una intervista anomala e fuori dagli schemi ma le emozioni sono molte e forti, voi andate oltre la musica, trasmettete emozioni difficili da spiegare a chi non vi conosce e cadrei nel banale nei confronti di chi invece vi conosce molto bene. Pertanto questa non sara’ una intervista ma un vostro concerto in parole, lascio correre le vostre emozioni…gli argomenti non mancano e non mi riferisco solo alla politica. Molte sono state le guerre, le dittature, i sopprusi, e guarda caso tutti subiti dalla povera gente, gente come noi che ogni mattina sa bene cosa deve fare in una societa’ che ti vuole incasellato, una societa’ dove c’è gente che si arroga il diritto di dirti cosa, come e quando puoi espletare, ti dicono persino cosa devi comprare e dove, cosa devi mangiare e bada bene, anche chi devi odiare per la sola legge del piu’ forte e sempre usando la stessa arma demagogica. Puo’ essere che a distanza di mille idiozie compiute dall’umanita’ siamo sempre allo stesso punto?

 

Filippo: Io credo che si possa accettare l’idea dei “corsi e ricorsi storici” solo se si accetta una sconcertante evidenza: e cioè che le guerre, le dittature e tutte le bruttezze che credevamo rinchiuse nelle fogne della Storia, non hanno cambiato l’uomo. Per cui, più che di corsi e ricorsi, parlerei di piattezza culturale, di totale mancanza di coscienza storica. Tra pochi giorni in Parlamento siederanno i nipoti degli assassini dei fratelli Cervi, avranno il viso truccato e la migliore cravatta, ma sono sempre loro. Una nostra nuova canzone dice “Dalle latrine della storia, vedo riemergere frammenti di vergogna, la gente che non ha memoria li guarda e tace mentre a me già manca l’aria!”. La gente guarda e tace, magari mugugnando qualcosa al bar,  tra una scopa d’assi e un campari … Sono molto disilluso e triste. Se vincono loro non lo faranno con un colpo di stato, lo faranno legittimamente, con i voti della maggioranza degli italiani. Allora mi chiedo: il problema è chi ci mette la faccia o chi ci mette il voto? 

 

Devil: Avete realizzato un CD davvero molto bello ed emozionante, raccontate cose semplici e dirette al cuore, la musica ne rende con forza l’energia che avete dentro e che volete esprimere in ogni singolo brano, attraversate tutto cio’ che è il versante delle problematiche comuni alla maggior parte dell’umanita’ che vive le periferie del mondo, senza differenza di razza, appartenenza, solo una questione di classe sociale. Questa è una intervista anomala ma in questo preciso momento, cruciale, in cui molti ragazzi che vivono di slogan e di falsa/scarsa vera informazione, mi piacerebbe che fossi tu e gli altri componenti della Band a dire come vivete la vostra vita in mezzo a mille problemi e quale è il vostro atteggiamento verso tutto quello che accade intorno, non solo politicamente ma anche scendendo nella vita spicciola di tutti i giorni e del vostro mondo in musica con il quale, personalmente credo, voi avete trovato il miglior veicolo di trasmissione delle vostre emozioni… puo’ sembrare banale ma in questo caso, e sopratutto con voi, mi piace uscire dai soliti schemi e far correre il sangue delle vostre vene sperando che qualcuno lo raccolga e possa aggiungersi alla carovana, ora tocca a voi, a ruota libera.

 

Filippo: Qualche settimana fa sono capitato in un piccolo bar della brianza, dove, davanti a due file di sei sedie sei ciascuna, i fratelli Severini (The Gang) declamavano quelle splendide poesie in musica che sono le loro canzoni. Ero con la mia ragazza, avevo un bicchiere di buon vino rosso in mano. L’impianto era appena sufficiente per dare volume alle corde vocali di Marino, che in quel posto buio e angusto sputavano parole che ti si attorcigliavano alle costole e ti fermavano il cuore. Io e Claudia stavamo lì seduti, in silenzio. Intorno a noi tutti erano ombre, come noi perse in sorrisi di malinconica dolcezza. Ecco, questa, per gli Atarassia Grop, è la vita. Questa vorrei fortemente che fosse la mia quotidianità. In realtà, i Gang finirono di suonare, ci salutammo ed il giorno dopo fui di nuovo davanti alla mia scrivania: sul giornale i soliti titoli acchiappaclienti. Rieccomi, mondo. Il telefono suona di continuo, in strada c’è un sacco di gente in macchina che parcheggia, riparte, gira… un casino. Al lato della strada ci sono i manifesti elettorali. Li guardo. Sono tutti uguali, cambiano i colori. Come vorrei non dirlo. Ridono tutti e io mi chiedo che cazzo abbiano da ridere. Non stanno andando al campeggio estivo delle medie,  stanno chiedendo di andare in Parlamento. La cosa li fa ridere. Cominciamo bene, penso io. Poi, alla sera, scopro di essere un coglione.

Me lo ha detto il signore degli anelli, per cui avrà senz’altro ragione. Dice che chi voterà a sinistra voterà contro i propri interessi, dimenticandosi che ognuno ha i suoi e che siamo tutti diversi. A me, ad esempio, interessano le poesie. Chiederò a Prodi  di non metterle fuori legge. Il materasso mi parla. Sembra che mi consigli di pensare, e penso. Lo faccio sempre prima di dormire. Ogni tanto, dicono, fa bene anche ai coglioni. E a quel punto mi ricordo la domanda di Devil: in mezzo a tutto questo, come ti poni? Come affronti la quotidianità? Mi chiamo Filippo, ho ormai trent’anni! e suono negli Atarassia Grop, il migliore gruppo – mi scuserete, non è presunzione, è passione – di cui avrei desiderato far parte. Così mi pongo, come sono. Tutto il resto è noia, come cantava uno. Quando suoniamo, quando cantiamo dell’Oltretorrente, del ragazzo palestinese che grida “il sole ci illumina lo stesso”, della resistenza comasca, di una squadra di rugby che odia il machismo…siamo sempre a quel concerto dei Gang, siamo sempre “banditi senza tempo”. Il nostro ultimo disco é nato così, da dentro, dalle emozioni vere. E’ quello che siamo noi. Ragazzi, finchè ognuno di voi avrà ben chiaro chi è, finchè la Storia non morirà nei libri ma vivrà nei vostri occhi, finchè insieme sogneremo giustizia e pace, nessuno – nessuno – “potrà fermare il vento”. Diceva un inglese: “il futuro non è ancora scritto”. Aggiungo: scriviamocelo da soli. Se volete, gli Atarassia Grop ci sono…

Devil (conclusione): questo è quanto. Ho cercato di lasciare campo libero alla band per esprimere quello che va oltre la musica, come alla fine di ogni concerto, ognuno di noi torna a casa con la sua impressione, io, leggendo le risposte ho trovato delle conferme di quello che gli ATARASSIA sono, oltre la Musica, che resta per noi un punto di riferimento  importante. Vi consiglio di ascoltare il loro ultimo CD che è stato pubblicato da poco su Kob Rec. Non mi resta che augurare agli ATARASSIA di poter continuare a lungo per la loro strada e a voi di poterli incontrare un giorno per non lasciarli mai piu’…come dice Marino “Ve lo meritate” Grazie agli Atarassia e a presto, come sempre, sulla strada.

 

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