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“Dental Plan” e tutto il resto: quattro chiacchiere con Enri dei MENAGRAMO

In occasione dell’uscita di “Dental Plan”, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Enri dei Menagramo, punk duo lombardo.

Ciao Enri, parlaci del vostro nuovo album “Dental Plan”.
Ciao e grazie per averci dato spazio ancora una volta! Dunque, “Dental Plan” è il secondo album ufficiale dei Menagramo uscito per Wild Honey Records a distanza di praticamente quattro anni dal precedente “Ribcage” (ristampato poi su vinile come S/T). Rispetto al disco precedente, che raccoglieva pezzi scritti in un arco di tempo piuttosto lungo, è stato scritto tutto insieme in un lasso di tempo relativamente breve. Per questo suona, o per lo meno questa è la nostra impressione, più completo e coeso. I pezzi sono collegati tra loro da un filo conduttore che è quello della crescita e del cambiamento in età adulta.
 Dopo “Il treno per Brescia” avete in mente di comporre altri pezzi in italiano? Alla luce del fatto che tutta la vostra discografia è in inglese, eccetto quel bel singolo. Voi lo avete preso il vostro treno per Brescia?

E’ una cosa che ci hanno chiesto diverse volte ultimamente. Probabilmente qualcuno si aspettava qualche pezzo in italiano sul disco nuovo. In realtà, parlo da persona che scrive la maggior parte dei testi, semplicemente mi viene più spontaneo scrivere in inglese. “Il treno per Brescia” è nato in un periodo dove ascoltavo parecchie band che cantavano in italiano e la cosa ha sicuramente contribuito, ma non credo ci saranno altre canzoni in italiano o per lo meno, niente di programmato per ora. E per quanto riguarda il nostro treno per Brescia, cerchiamo di non oltrepassare la linea gialla.

Il vostro format di band vi permette di essere, passatemi il termine, più spendibili: potete suonare in qualsiasi situazione: questo è un vantaggio al 100% oppure c’è anche il proverbiale rovescio della medaglia?
Sicuramente ci ha dato una mano durante tutti questi anni in cui abbiamo suonato praticamente ovunque. Dall’altro lato, purtroppo, questa cosa ci penalizza dal momento in cui è capitato diverse volte di doverci adattare a situazioni precarie, alle volte create appositamente per noi. Per quello, ultimamente, stiamo preferendo suonare in situazioni più classiche.

I vostri testi sono, allo stesso tempo, spensierati ed introspettivi: è importante per voi avere un songwriting che colpisca per queste due caratteristiche?
Grazie per averlo chiesto, sono sempre molto contento se qualcuno fa attenzione ai testi! In generale la componente spensierata in Dental Plan c’è meno di prima o comunque più limitata al discorso musicale. Ho lavorato più del solito sui testi in questo disco e sono molto contento del risultato finale e del mood cupo e rabbioso che credo di aver creato. In generale, per quanto mi riguarda, il songwriting può fare veramente la differenza e sono contento che nei Menagramo gli venga data una grande importanza.
Tornando alla vostra uscita discografica: quali sono secondo voi i libri di forza di “Dental Plan” e, se ci sono, quello più deboli?
Punti di forza te ne dico due su tutti: i testi, come già dicevo prima, e il lavoro sulle voci fatto dal mio amico e fratello Walter. Punti deboli, ma questo è gusto personale, il numero di pezzi (13). Io preferivo che il numero fosse pari.
 Dicono che la scena punk rock italiana sia ancora relegata alle band anni 90, quando invece credo che non manchino le alternative più giovani e altrettanto valide: come portabandiera dei quasi giovani, cosa ne pensate a riguardo?
La scena punk rock in senso stretto ha avuto poco ricambio generazionale. Ci sono ottime band ma iniziamo tutti ad essere più su d’età e mi piacerebbe vedere più ragazzini. In questo senso generi come lo screamo, l’indie (quello figo) e il post hardcore fanno scuola e mi piace sempre vedere scene cittadine (mi viene subito in mente Genova, una realtà che conosco meglio di altre) dove questa cosa è stata recepita e c’è stata un’apertura ad altri sottogeneri del punk rock più apprezzati da teenager e ventenni, il che ha portato a nuove idee e situazioni fighissime. Farne una questione di èlite è limitante e alla lunga porta la situazioni ad essere stagnanti e sì, purtroppo noiose. Il punk rock mi ha insegnato tantissime cose fondamentali per la mia vita e mi piacerebbe rivedere una comunità (non amo particolarmente il concetto di scena) realmente aperta, accogliente ed inclusiva, nei confronti soprattutto delle persone più giovani. Qualcuno dovrà pur seppellirci poi, no?
 Il vostro stile prende spunto da band come Escape From the Zoo, Days’N’Daze e We The Heatens: credete che il pubblico italiano sia in grado di saper apprezzare questa sfaccettatura del punk che all’estero viene già apprezzata tantissimo?
Dovrebbe sicuramente ascoltarle di più! Se non altro per la consapevolezza, anche nel 2024, di poter fare musica in maniera molto spontanea e diretta, senza però perdere in capacità tecniche e gusto. Ci sono tantissime band interessanti sul genere, oltre a quelle che hai citato tu ti butto lì anche i Suburbanists che mi piacciono molto.
Lobotomy Fest, Adescite, Radio Onda D’urto, Low’L. siete già stati protagonisti di questi bellissimi festival: quale è secondo voi la situazione festival nel nostro paese?
Ci sono tantissime realtà veramente valide, anche in città molto piccole. Dietro c’è sempre un lavoro mostruoso e lo rispettiamo tantissimo. Alcuni di questi festival rappresentano veramente un valore aggiunto per le città in cui sono organizzati.
 Quali sono i vostri progetti per l’imminente futuro?
Abbiamo presentato ufficialmente il disco nuovo con l’uscita in vinile il 18 maggio scorso al Bloom di Mezzago. Cercheremo poi di fare più date possibili fino all’autunno per promuoverlo il più possibile.
Grazie mille ancora per lo spazio che ci hai dato!A brevissimo una nostra recensione.

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