NO FRONTIERS: Intervista alla punk-rock band milanese!

Per chi non lo sapesse, siete in circolazione dal 2000, un anno decisamente importante per la scena alternative, con nomi che nel giro di qualche anno sono riusciti a scrivere pagine di storia della scena internazionale. Cosa vi spinse a metter in piedi il progetto e chi fu il principale punto di riferimento artistico di quel periodo per i No Frontiers?

Siamo la classica band nata sui banchi del liceo, quando ancora Internet non aveva rivoluzionato il modo di ascoltare e fare musica, e ancora si spacciavano musicassette o compilation tra amici, per far conoscere o ascoltare questa o quell’altra band. Alcuni di noi già suonavano altri strumenti sin da piccoli, altri si sono avvicinati al proprio strumento folgorati da band come Nirvana o Green Day: fatto sta che Ricky, Ale e Dani si conoscono dal 1990, ed è emerso sin da subito che quell’ondata punk-hardcore (Green Day, Blink 182, Sum 41, Offspring, Ataris, Lit…) era un passione comune a tutti e tre gli elementi. Da lì, la scelta di strimpellare assieme le proprie canzoni preferite nella saletta più vicina a casa, bè, è stata un passo praticamente inevitabile!

Inizialmente eravate dediti a un punk-rock abbastanza tradizionale, mentre oggi con il vostro nuovo lavoro “Moving Forward” vi siete spinti più su territori alternative rock, pur avendo sempre un’influenza hardcore melodico nel vostro DNA. Come si è giunti a questo tipo di sonorità e quanto conta l’essere ormai persone mature nell’attuare un così deciso cambio stilistico?
Abbiamo ricevuto pareri contrastanti su “Moving Forward”: alcuni lo ritengono come un disco pienamente punk-rock, altri – come te – vedono un distaccamento dal genere con cui abbiamo iniziato tanti anni fa, e lo definiscono più come “alternative rock”. Noi ti possiamo dire che in 16 anni, sia come musicisti che come individui, abbiamo subito numerosissime e disparate influenze. La passione per il punk-rock è ciò che ci ha unito sin dagli esordi ed è il nostro punto di partenza, però siamo d’accordo con la tua valutazione: ognuna delle 9 tracce che compongono l’album strizzano l’occhio, in maniera più o meno velata o volontaria, ad altri generi musicali. Questa scelta racchiude lo spirito che si cela anche dietro al nome No Frontiers, ovvero sperimentare nuove strade per il semplice gusto di trovare un sound personale e che ci soddisfi, indipendentemente dal nome di genere che gli si voglia attribuire. La maturità, o meglio, il non essere più giovani ha influenzato parecchio l’approccio al songwriting: quando hai 16 anni e suoni in uno scantinato con gli amici, non vedi l’ora di andare a provare per dire “Ehi! Ho scritto un pezzo nuovo!”. E giù tutti a suonare e venirti dietro. Per “Moving Forward” è stato praticamente l’opposto: tutti e 9 i brani che lo compongono nascono da un accenno di riff portato e sviluppato in sala prove, o da un’improvvisazione iniziata senza troppe pretese. Quindi rispetto a 16 anni fa abbiamo più consapevolezza, riflessione e attenzione ai dettagli nella creazione di uno stile sempre più personale, senza per questo aver smorzato la freschezza e l’entusiasmo tipici del punk-rock dei nostri primi anni.

Con “Moving Forward” vi siete affidati a una label, una sorta di prima volta nonostante sedici anni di attività. Cosa vi ha spinto ad abbandonare il DIY a favore di una lavorazione più professionale del disco?
Abbiamo dedicato parecchio tempo, sforzi ed energie per produrre “Moving Forward”. Il risultato è stato un lavoro che ci è piaciuto sin dall’inizio, e ci ha convinto ascolto dopo ascolto: per questo motivo non abbiamo esitato un attimo e abbiamo percorso la strada DIY, senza però rinunciare alla ricerca di etichette interessate a collaborare con noi, sia per questo lavoro sia – ci auguriamo – per opere future. This Is Core è un nome che abbiamo sempre associato negli anni a band di cui abbiamo apprezzato sound, lavori in studio, concerti dal vivo. Ragion per cui, quando abbiamo ricevuto il loro interesse verso il nostro ultimo disco, non abbiamo esistato un secondo nell’accettare di collaborare con loro.

Parlateci del disco, come è nato, quando, qual è il suo concept principale… Tutto!
Abbiamo iniziato ad incidere la batteria di 5 pezzi verso la fine del 2014, all’inizio “Moving Forward” avrebbe dovuto essere un EP. Poi ci siamo accorti di come fossimo particolarmente ispirati in quel periodo, così abbiamo messo tutto in stand-by e deciso di sfruttare il periodo e allargarci per un LP. Dopo aver utilizzato la scorsa estate per pre-produzione e registrazione, nell’autunno 2015 ci siamo chiusi in studio e abbiamo completato il lavoro. Ci sono numerosi significati dietro al titolo “Moving Forward”, e dietro alla scelta di utilizzare quello scatto così “old-school” per la copertina. Negli ultimi tre anni, come persone e come musicisti, ci sono successi numerosi eventi, positivi e negativi. Avevamo bisogno di prenderne atto e voltare pagina, intraprendere altre strade: andare avanti appunto. Questo disco è servito a tutti e 4 i componenti in questo senso, ed è il motivo per cui ne siamo particolarmente soddisfatti e per il quale lo sentiamo molto vicino e personale. Le tematiche di “Moving Forward” ruotano attorno ad esperienze personali o ispirate ad avvenimenti e sentimenti comuni a tutti i membri della band. Si spazia da “Delay”, una sorta di breve biografia della band racchiusa in 3 minuti, fino a “Hiccups”, un urlo di sfogo verso chi tenta di limitare sogni e ambizioni; dal tributo a Steve Albini di “1059, W. Addison St.” sino a “Wake Up Call”, un augurio sincero di buona fortuna rivolto a chi ha intrapreso altre strade diverse dalle nostre. Il tutto corredato da un paio di inni generazionali sull’attuale situazione del lavoro (“Scream Your Name!”) e della musica emergente (“Hobo Soul”) nel nostro paese, oltre a brani più intimi e personali quali “Counting Down the Days”, “Semplice” e “Paradox”.

La copertina mi ricorda molto le uscite di fine anni ’90, specialmente il logo che mi riporta alla mente quello del brand d’abbigliamento alternative No Fear. Quanto vi sentite legati oggigiorno a quel periodo? Cosa pensate delle recenti reunion di volti noti come Blink e Good Charlotte?
Un periodo grezzo, spensierato, naif. Un mucchio di bei ricordi ed esperienze memorabili. Un passato che fa parte della nostra storia e che ci teniamo stretto come punto di partenza. Per questi motivi il nostro logo è esattamente identico al primo che abbiamo creato nel lontano 2001, ci piace l’idea che ogni nostra uscita, nel corso degli anni, abbiamo questo filo conduttore, per non farci dimenticare chi siamo e da dove veniamo. Tenersi strette le proprie radici ti permette di avere una bussola per guardarti indietro e vedere quanto di buono o migliorabile hai fatto, in modo da crescere passo dopo passo. Quanto alle reunion, beh, non siamo particolarmente favorevoli, anche se toccano corde emozionali legate a quasi due decenni fa che non ti lasciano di certo indifferente: se ci metti dentro pure i Police di qualche anno fa o i Guns ‘n Roses recenti, il rischio di sentire odore di minestra riscaldata è sempre pericolosamente in agguato..

Arrivate da Milano, città che da qualche tempo sembra essere rinata in fatto di scena alternative. Che ne pensate?
Hai ragione, la scena è piuttosto viva ed in fermento. Suonando negli anni siamo rimasti più o meno in contatto con varie band di vari generi musicali, nell’ultimo anno in molti hanno pubblicato lavori davvero interessanti. Tuttavia il più grande scoglio che troviamo, e sappiamo di non essere gli unici, è reperire luoghi che supportino l’attività live con costanza e passione. Non ti stiamo dicendo nulla di nuovo, ma facciamo parte del partito di coloro i quali sono fermamente convinti che il palco sia il vero modo per crescere e diventare una band degna di questo nome.

Quale brano rappresenta al meglio i No Frontiers odierni?
Se consideri “Moving Forward”, prendi “Delay”. Per il genere, per il testo: è la nostra storia, è il nostro punto di partenza odierno, racconto come siamo arrivati sin qui. Da lì cominciamo, da lì ricominciamo. Dove vogliamo andare? Allora prendi “1059 W. Addison St.”….

Cosa state ascoltando in questi giorni?
Di tutto, come sempre! E come sempre, appena uno di noi scopre artisti o dischi nuovi o del passato, corre subito dagli altri a farlo presente. Nelle ultime settimane: Arcane Roots, Biffy Clyro, Red Car Burns, Pierce the Veil, Architects, Brain Distillers Corporation…

A voi la chiusura!
Vi ringraziamo per lo spazio che ci avete concesso! Ricordiamo a tutti i vostri lettori che possono trovare “Moving Forward” su tutti le principali piattaforme digitali (iTunes, Amazon, Spotify…). In attesa del video di “Paradox”, potete gustarvi il video di “Delay”, il nostro primo singolo, sul nostro canale ufficiale Youtube, “NoFrontiersTv”. Infine stiamo preparando il calendario live per il prossimo autunno e vi consigliamo di piazzare un Like sulla nostra pagina Facebook (/nofrontiersband) per essere sempre aggiornati su ciò che facciamo! Alla prossima!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Rimani aggiornato con tutte le news direttamente nella tua inbox!

Iscriviti alla newsletter, inserisci la tua email:

Iscrivendoti accetti il trattamento dei dati (D.L.196/03) NO SPAM! Potrai disiscriverti in qualisasi momento.

Previous Article

Nuovo album per i CHIXDIGGIT!

Next Article

DISTRUGGI LA BASSA 2016: prima parte con ADOLESCENTS, T.S.O.L., RAW POWER e tanti altri

Spotify Playlist
Potrebbe interessarti..
Total
0
Share

Cosa aspetti?

Rimani aggiornato con tutte le news di Punkadeka.it direttamente nella tua inbox!

Inserisci la tua email


Iscrivendoti accetti il trattamento dei dati (D.L.196/03)
NO SPAM!
Potrai disiscriverti in qualisasi momento.